"C’era una volta una bella ragazza che si chiamava Ombra. Aveva perso entrambi i genitori ma aveva uno spiccato talento per la spada. Nonostante avesse gambe tornite, un florido seno e una fluente chioma rossa, il suo carattere era quello del maschiaccio e non avrebbe ceduto il passo a nulla e a nessuno senza combattere. A volte piangeva, ma quelle lacrime non la indebolivano, anzi! Era bella e coraggiosa e riuscì ad affermare la propria supremazia contro l’armata del Principe delle Tenebre..."
E poi… Ebbasta! Questa è la classica descrizione di un personaggio che, con poche varianti, avrete certamente letto o visto al cinema moltissime volte. Parliamo di uno stereotipo che, nella narrativa, spesso riflette l’alter ego dell’Autore, o dell’Autrice, la cui variante maschile è detta Gary S(t)ue. Le sue caratteristiche fisiche e psicologiche possono essere tante, ma per descriverla è sufficiente una sola parola: Mary Sue è una gnocca pazzesca.
Le Origini:
"A Trekkie's Tale", era un racconto scritto da Paula Smith nel 1973 e pubblicato sul numero 2 della fanzine Managerie. Protagonista della storia era, guarda caso, un luogotenente della flotta stellare dell’universo di Star Trek, serie che, allora come oggi, vantava tantissimi estimatori. Il racconto era una bonaria parodia dei personaggi tipici delle fan fiction, ovvero delle storie scritte da fan di un romanzo o film incentrate sullo stesso personaggio o su personaggi a esso corrispondenti. Spesso i personaggi di una fan fiction sono irrealistici e totalmente fuori dal contesto della normalità. Al’epoca di cui parlo, le Mary Sue di startrekkiana memoria erano adolescenti esteticamente graziose e abili in qualsiasi cosa (la stessa Smith descrive il luogotenente Mary Sue come il più giovane della flotta, neanche sedicenne!) che flirtavano con i personaggi adulti della vera serie, con improbabili storie d’amore. Col tempo, il concetto è uscito dai canoni delle parodie startrekkiane per adattarsi a ogni genere di narrativa o di realizzazione cinematografica, diventando la regina degli stereotipi.
Una possibile Mary Sue |
Connotazione:
Per essere una perfetta Mary Sue, la protagonista è spesso una versione idealizzata dell’Autore o dell’Autrice del romanzo. I suoi pregi saranno più importanti dei difetti, sarà abilissima in qualsiasi cosa e nonostante tante difficoltà non soccomberà ma, anzi, farà fuori tutti i nemici, magari all’ultimo momento utile. Si tratta, in pratica, di un personaggio senza una reale caratterizzazione, troppo perfetto per essere vero e che, detta in soldoni, non sta ne in cielo né in terra. Vediamo quali sono le sue caratteristiche generali:
a) Occhi e capelli di colori inesistenti o comunque esageratamente perfetti
b) Poteri magici acquisiti per nascita (predestinazione) o abilità fuori dal comune
c) Carattere ribelle e/o tenebroso
d) Eventuali compagni di viaggio non realistici perchè troppo incapaci se confrontati con lei o inetti
e) Un passato tragico o comunque tale da attrarre le simpatie di chiunque incontri
Proprio la caratterizzazione piatta del personaggio stride con il successo che riscuote nella storia. Mary Sue è tratteggiata come una ragazza timida e impacciata ma che subito, incredibilmente, riscuote l’ammirazione di tutti. Nei romanzi Fantasy non è difficile riconoscerla: le va tutto bene anche se frigna in continuazione. Non ha mai freddo, anche se il suo solo vestito è uno straccio di pelle sui seni o intorno alla vita. Nonostante sia un’abile guerriera NON la vediamo quasi mai in un combattimento realisticamente descritto, ma in compenso vince sempre. Il suo carattere è fiero ma sensibile (caratteristiche del tutto antitetiche tra loro) e nonostante le già citate abilità guerriere è bellissima, ha capelli fluenti, un viso angelico e occhi magnetici. Una Nihal perfetta, se ci fate caso.
Nihal |
Forse la Mary Sue per eccellenza, negli ultimi tempi, è Bella Swan, il cui cognome non a caso significa "cigno": un personaggio che fa della propria timidezza e buffa goffaggine la ragazza perfetta per essere l'eroina della saga di Stephenie Meyer. Nei romanzi d’amore, Mary Sue è la ragazza di umili origini che riesce a sposare il bellone della storia o la sofisticata donna dell’alta società alla quale uomini, gioielli, ville con piscina e roba varia cadono immancabilmente ai suoi piedi. Sull’altro versante, quello maschile, Gary S(t)ue è sempre:
a) Bello e tenebroso
b) Coraggioso o, al contrario, un perfetto nerd ma con una fortuna incredibile
c) Sensibile oppure scontroso, ma in fondo tenero
d) E' spesso erede di una fantastica rivelazione, di un patrimonio da re o, se povero in canna, riesce abilmente a diventare economicamente rispettabile.
e) Predestinato e abile guerriero. In battaglia non riceve mai colpi potenzialmente mortali e all'ultimo momento la tal tecnica da guerra gli riesce bene per ogni azione
f) E' ovviamente al centro delle attenzioni femminili
A parte la già citata Nihal che frigna dalla mattina alla sera e si veste come una mignotta di un club di bondage, troverete sue colleghe praticamente ovunque. Unika, eroina dell’omonima trilogia il cui primo volume abbiamo recensito proprio su queste pagine, ne è forse l’esempio più evidente. Ma di Mary Sue/Gary S(t)ue abbonda il mondo, basti guardare a tantissimi protagonisti di film e romanzi pubblicati nel corso degli anni. Chi non ha mai visto "Kill Bill", di Tarantino? Vi pare possibile che una persona per quanto brava, riesca a fregarsene delle pallottole solo facendo roteare una spada e senza uno straccio di protezione?
Per quanto ci provi, lui non può far nulla contro le pallottole... |
Lei, invece... |
O che Niu Riivs di "Matrix" in quattro e quattr’otto da predesti-morto diventi predesti-nato e sgomini il cattivo superprogramma senziente Smith? O che il riflessivo e sagace Sherlock Holmes diventi una sorta di supereroe Marvel nell’omonimo, recentissimo film? E gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Mary Sue o, per meglio dire, Gary S(t)ue, sono anche tanti esempi di serial killer che in tantissimi film ollyvvudyany escogitano complessi trucchi per far fuori o comunque fare a pezzi le proprie vittime. Se state pensando all’Enigmista avrete presente il tipo.
Il Marketing:
Anche gli spot pubblicitari hanno le loro Mary Sue. Sempre più spesso, vediamo supergnocche stellari alte, eleganti, con due/tre figli, impeccabili, cucinare piatti deliziosi in meno di cinque minuti, allo stesso tempo restando mogli perfette. Lo stesso vale per gli uomini: se avete presente quell’obbrobbrio chiamato Cento Vetrine, capirete subito di cosa parlo.
Bene. Io sono convintissimo che i miei personaggi della Prima Generazione e quelli della Seconda non siano affatto rispondenti a questi canoni, ma ovviamente da buon essere umano il mio parere non è sempre perfetto. Cerco però di documentarmi al meglio e di non cadere mai nella fossa degli stereotipi. Ma come può uno scrittore alle prime armi fare in modo che il suo/la sua protagonista non risponda a questi canoni? Intanto, cercare di farsi una certa erudizione delle cose che vuole tratteggiare. Avete mai notato come, in molti romanzi fantasy odierni, i viaggi siano sempre molto lunghi ma alla fine semplici da descrivere mentre così non è per i combattimenti? Tanto è vero che solitamente si risolvono in modo raccontato e non mostrato. Si tratta di un indizio evidente che l'autore non si è documentato sulle tattiche militari. Di scarsa documentazione non sono immuni solo certi scribacchini odierni, ma anche diversi Grandi. Per esempio, nel suo racconto "Il Tempio", Lovecraft descrive un sottomarino tedesco, l'U-29, dotato di oblò per l'osservazione, ma nessun U-boote è mai stato caratterizzato da oblò che in realtà sono pericolosi punti deboli in caso di azione bellica. Neanche il suo romanzo "Le Montagne della Follia" è esente da errori del genere. La storia è ambientata in Antartide, eppure i protagonisti non indossano mai pellicce molto coprenti così come è raro, anche se non impossibile, che un professore universitario sappia pilotare un aereo, soprattutto in condizioni ostili come quelle descritte. E tuttavia Lovecraft non solo si documentava tantissimo, ma era anche sorprendentemente umile nei confronti delle sue (ottime) storie. La sola via di uscita dal pericolo dello stereotipo è proprio quello della documentazione e dell’esame dei romanzi più validi. Se ci fate caso, il Frodo tolkeniano non è un Gary S(t)ue perché è una persona con i suoi dubbi e relative esitazioni. Sono proprio i suoi difetti a renderlo umano e, quindi, credibile. Anche Conan il cimmero, il rude personaggio inventato da Robert E. Howard, benché agile guerriero e dal corpo “ipervitaminizzato”, nonché evidente alter ego dell’Autore (che era alto e amante dello sport) aveva non pochi difetti. Per quanto mi riguarda, il personaggio di Howard che preferisco è lo spadaccino puritano Solomon Kane, la cui caratterizzazione è allo stesso tempo precisa dal punto di vista storico e affatto portata allo stereotipo. Per esempio non ha mai una liason con nessuna e al contrario del celeberrimo 007, alias James Bond, non è particolarmente attraente, si muove in un contesto storico ben preciso anche se l’Africa howardiana era una versione un tantino esagerata della vera Africa.
Morale della favola:
Ovviamente è più semplice descrivere personaggi perfetti, sia esteticamente che per varie abilità, ma il farlo non comporta mai un deciso passa avanti se il nostro fine è scrivere narrativa di qualità. E la moda di oggi, che vede spesso adolescenti predestinati o capaci di incredibili qualità, suona stridula. Pensate alla saga dei Transformers... Perchè mai esseri robotici "buoni" di tale potenza e dimensioni dovrebbero fregarsene di ragazzini americani o degli eserciti terrestri, dal momento che dispongono di una potenza di fuoco e interessi in contrasto con quello della nostra specie? Con quanto detto non intendo scatenare una privata caccia agli stereotipi perchè anch'essi, se ben dosati, possono concorrere a fare di una storia una buona storia. Semplicemente, ciò che lo scrittore deve fare è di cercare sempre un punto di vista oggettivo senza ricorrere a iperboliche descrizioni tanto eccessive quanto evidenti. Cosa è meglio? La supermodella della quale senza photoshop risultano evidenti le rughe d'espressione o la ragazza "solo" carina, ma più vera, che possiamo incontrare ogni giorno? Anche un bravo scrittore dovrebbe fare così, vale a dire scrivere un romanzo con il fine di separare sempre la plastica dalla vita vera, la sola in grado di regalare sapore all'esistenza.
Massimo Valentini