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sabato 23 ottobre 2010

Il delicato lavoro dell'esordiente



Essere uno scrittore esordiente è un bel sogno ma per renderlo realtà dobbiamo cercare di essere più realisti possibile. Tanto per cominciare è bene non puntare subito il dito contro la pubblicazione sul web perché spesso è il solo modo a disposizione degli aspiranti scrittori per farsi notare. E non serve osservare come i libri “reali” siano cartacei in un’epoca dove gli e-book stanno incontrando quote di mercato sempre più favorevoli, fermo restando che anch’io considero “libri” solo gli oggetti che posso toccare e soprattutto sfogliare. Il panorama editoriale nostrano è complesso e variegato, non sempre logico. Voi sapete della sterminata messe di Case Editrici oggi esistenti che rispondono a un bisogno tipicamente italico che poi è quello di scrivere e farsi pubblicare. E’ un dato di fatto come lo è anche l’amara constatazione che esistono più scrittori (o aspiranti tali) che lettori. A volte qualcuno dice che i libri si vendono, e bene, ma dobbiamo anche guardare quali libri si vendono. I romanzi di qualità esistono ancora oggi (Dio sia lodato!) ma una quota significativa la fanno altri titoli; da quelli commerciali ma piacevoli a quelli molto, molto, molto… ma molto commerciali sui quali sorvolo per carità di Patria.  Chiunque sia animato da proposito “nobili”, ovvero scrivere e non solo pubblicare per farsi notare, deve comunque affrontare un percorso che quasi mai lo vedrà primeggiare per vendite e notorietà. Se il nostro neofita, che non ha mai pubblicato, scrivesse da una vita e volesse provare a pubblicare cosa potrebbe fare? Esistono diverse soluzioni, tutte più o meno valide, da scegliere con attenzione. Il web è sicuramente l’opzione più semplice ed economica, alla portata di chiunque disponga di una connessione alla Rete. Esistono tantissimi forum di esordienti\emergenti con cui confrontarsi e scambiarsi idee, opinioni, e di cui leggere e farsi leggere. E’ sicuramente un confronto costruttivo e non è detto che non possa portare a qualcosa di buono. Certamente consente al nostro amico di uscire dalla propria “solitudine scrittevole” e migliorare così il proprio stile. Un’alternativa è il Print on Demand (POD) che a costi estremamente limitati consente a chiunque di “costruirsi” da sé il proprio libro. Per saperne di più basta curiosare in rete e scopriremo una quantità di siti che propongono varie soluzioni a costi competitivi. Alcune di queste soluzioni prevedono anche il ricorso al codice ISBN che rende il libro del nostro amico un’autentica pubblicazione. Il lato oscuro di tale soluzione? I POD accontentano tutti  quindi oltre al nostro esordiente (diamo per scontato che sia una persona di talento) ci saranno altre persone convinte di essere promesse inascoltate dell’editoria mondiale. Sconsiglio invece il ricorso a una Casa Editrice a pagamento: se il tuo scritto vale e soprattutto se ci credi veramente dovrai armarti di santa pazienza e cercare quelle realtà editoriali che pubblicano senza chiedere soldi. Aggiungiamo poi una nota importantissima: il primo libro non sarà mai un successo (non consideriamo chi arriva al successo planetario in Italia col primo lavoro. In quel caso esistono dinamiche complesse che non staremo qui a discutere) e certo avrà poche possibilità di arrivare in libreria. Può piacere o meno ma questa è già una forma di selezione e quindi servono altri libri (dal secondo in poi sei classificato come un emergente) e molta passione. Ricordate poi che un cv degno di nota, per un editore serio, è anche pulito da realtà editoriali a pago. Questo vuol dire che farsi pubblicare pagando, per troppa fretta, non è sempre visto di buon occhio da un editore che invece non chiede nulla se non la qualità per pubblicare il tuo romanzo. Esistono poi Case Editrici a doppio binario, cioè che scelgono se chiedere contributi a seconda di criteri quali commerciabilità, genere e altri dettagli delle opere esaminate. In questi casi seguono una linea editoriale che le porta a vagliare le opere arrivate ma a giudicare di volta in volta se convenga investirci o meno. Non crediate, inoltre, che una Casa Editrice “debba” sempre trovare il romanzo “giusto” tra il macello di manoscritti che arrivano in redazione. Si tratta di esseri umani non di macchine. (Ricordate che in media anche una piccola realtà editoriale ogni giorno è bersagliata da quattro\sei manoscritti. Fate un po’ voi…) Esistono poi Case Editrici completamente free, realtà valide in un casino nucleare come quello italiano; sono Case Editrici piccole o medie (escludo le majors che, anche se son gratis, sono un mondo a parte) che sono animate da passione e spirito critico notevole e non crediate che l’essere piccole le “risparmi” dal dover esaminare autentici svarioni, che poi costituiscono la maggior parte del materiale che arriva in redazione. L’ascesa del nostro amico è difficile e irta di ostacoli. Solo la passione può aiutarlo a ignorare le allettanti offerte di visibilità da parte di chi vuole un assegno circolare. Quanto a me, ho inciampato diverse volte, come tutti, ma non ho mai voluto né pubblicare a pagamento né sul Web. Primo perché pubblicare a pagamento non mi darebbe l’impressione di pubblicare (ho scritto un libro e allora? Se paga lo scrive anche il cane del mio vicino!) e secondo perché mi piacciono i libri cartacei, ma non perché nutra avversione per la Rete. “Alfa e Omega” fu una pubblicazione casuale che andò abbastanza bene per essere il primo libro di un esordiente e per di più una raccolta di racconti. Un genere che nel Paese delle Carrube non è mai di moda (gente strana, siamo…). Non credo abbia mai venduto più di un trecento copie nel complesso ma fu un buon risultato. Caliamo invece un velo pietoso per “Ultima Thule”. Considero questo romanzo molto valido, genuinamente basato su una storia vera e con un tocco di Fantasy limitato al necessario. Chi lo ha letto, e son pochi perché praticamente non fu distribuito (altra cosa che capita all’esordiente) ha sempre considerato quel romanzo piacevole. Ma nonostante le qualità (e vi assicuro che chi lo ha letto, oltre voi, non erano amici!) quel libro restò vittima innocente di questioni logistiche che hanno dell’assurdo! Ed è proprio per questo che l’ho proposto a una valida Casa Editrice, molto competente e seria, ora che i diritti sono di nuovo miei. Non faccio nomi perché ancora non conosco l’esito della selezione ma vi assicuro che si tratta di un’ottima realtà e quindi so per certo che il mio manoscritto sarà letto da gente competente. Una precisazione: spesso si parla molto della selezione fatta da una Casa Editrice. Ebbene a volte, mi scuserete, si parla troppo di qualità intesa come Qualità Assoluta, intendendo con tale affermazione che un libro valido sarà sempre pubblicato. Non è sempre così e non voglio parlare delle ciofeche uscite dai reality o roba simile, ma di libri anche commerciali, ma piacevoli. Ricordate che una Casa Editrice è prima di tutto impresa e come tale deve sopravvivere.


Una buona Casa Editrice valuta i manoscritti dal punto di vista qualitativo assoluto e da quello commerciale. Ricordiamo anche il fattore “gusto” perché un Picasso è un Picasso, ma se a me non piace posso non pubblicarlo. Tanti editori evitano di pubblicare un libro magari valido ma NON commerciale. E’ un ragionamento sensato. Altri potranno invece pubblicarlo, ma sanno già che non possono aspettarsi molte copie se non è un nome noto, e quindi pubblicheranno anche libri piacevoli ma assai più commerciali perché consentono, con le vendite, di contribuire a mandare avanti la baracca. Per esempio, diverso tempo fa lessi la mail di una Casa Editrice che rifiutò “Quattro Ombre Azzurre” non per la qualità intrinseca del materiale, ma perché si trattava di racconti e i racconti NON sono vendibilissimi da noi. L’amarezza c’è stata ma ho inghiottito il rospo soprattutto perché il responso era più che buono! Però so per certo che quella Casa Editrice ha letto il manoscritto e lo ha valutato di conseguenza. Il suo è stato un discorso commercialmente valido, ha speso del tempo per valutare la mia roba e ne ha apprezzato i punti salienti. Non posso quindi recriminare su una scelta del genere, a parte inveire contro il mercato, s’intende. Ma il mercato è un’entità strana che dipende da troppi fattori. Il discorso su “Primus” è giocoforza diverso. Si tratta di un romanzo complesso, assolutamente inedito, Fantastico, e decisamente sofisticato, almeno per le mie umili possibilità. Un romanzo che richiede un lettore attento perché costruito con un’attenzione al dettaglio maniacale. E’ ovvio quindi che il mercato per un romanzo del genere, se sarà ritenuto valido, è quello tipico dei lettori che esigono romanzi che facciano riflettere e che siano allo stesso tempo divertenti da leggere. “Primus” è in pratica “dedicato” a quel pubblico amante dei libri di un certo tipo, di quelli che ti fanno sognare ma anche pensare, e magari da rileggere e rileggere perché ti appassionano. (almeno, io spero che questo romanzo susciti tale attrazione!) E’ stato proposto a una Casa Editrice molto valida, molto seria,  molto esigente. E’ una Media, con una buon rosa di opere dello stesso livello (sono immodesto eh?) e che pubblica anche Fantastico. Attualmente è in valutazione e ne saprò l’esito tra dicembre e gennaio. Quanto a pubblicarne uno stralcio non è proprio possibile. Il romanzo deve essere assolutamente inedito fin nei minimi dettagli. Ma quando conoscerò l’esito sarete prontamente informati. Tornando al nostro amico,  se il suo romanzo è valido, potrebbe già considerarsi fortunatissimo ad averlo proposto a una realtà magari piccola ma onesta: il libro sarà letto ed esaminato comunque. Certo, se però  dopo tre anni il tuo libro è stato scartato da decine di editori forse sarebbe il caso di migliorarlo…  E un discorso del genere, mio buon amico, dovrai farlo anche tu. Se ti va di pubblicare sul Web fallo pure. Non è una scelta sbagliata ma, appunto, una scelta.



Ultimo appunto: è vero che alcune Case Editrici non pubblicano roba già apparsa on-line. Ed è questo il fattore che ho considerato quando scartai a priori la pubblicazione di storie indite sul web. Ma ciò non vuol dire che scrivere lo stesso piccoli racconti per confrontarsi con persone diverse non sia una scelta valida. A te la scelta, caro scrittore in erba e, soprattutto, in bocca al lupo!



Massimo Valentini