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venerdì 29 luglio 2011

Il Cigno e il Fantasy italico



Buongiorno a tutti!

Cominciamo subito con le novità. La prima è che questo non è l'ultimo post prima della pausa estiva. Ne è previsto un altro col quale vi darò anche gli auguri di buone vacanze. Passando alla notizia cignesca, il nostro giwe away ha riscosso un certo successo e, vista la buona volontà da voi dimostrata nel seguirmi, è giusto premiare a questo punto due vincitrici e non una sola. In effetti a voler spaccare il capello le vincitrici sono più di un paio. Una è  Il Fan Club pisano del sottoscritto, capitanato dalla prof Margherita e formato da una decina di fedelissime che non mancano mai di argomentare i vari post (bontà loro) e l'altra è la neo arrivata Silvietta, credo una delle mie più giovani lettrici, con i suoi tredici (dico bene?) anni. A loro le mie congratulazioni! Se la prossima settimana spedirete una mail coi vostri dati salienti all’indirizzo valentini.nde@libero.it sarà mia cura spedirvi il manoscritto de “Il Cigno”. Grazie e… continuate a seguirmi!



E passiamo al nostro post che sintetizza bene il Valentini-Pensiero sul mondo editoriale italico Fantasy, almeno per quanto riguarda le possibilità di pubblicazione di uno scrittore sia egli esordiente, emergente o moderatamente affermato e capace. Una precisazione: certamente si tratta di un MIO pensiero e non di una Verità Universale, ma è un pensiero piuttosto ponderato, frutto di una ventina di anni da gost writer, scrittore esordiente e ora emergente. Un pensiero che vi spiegherà anche perché il Fantasy italiota, almeno quello che ho letto finora (ed è tantissimo...) non mi piace affatto. Intendiamoci, non è che non mi piaccia il genere, ma una cosa è il Fantasy Serio, alla Yeats, Le Guin, Bradley, Baum o lo Science Fantasy di Swanwick e Gentle per intenderci, altra cosa è quello italico. Inoltre, mirabile dictu, non mi piace Tolkien. So che per certi individui pseudo intellettuali tutti frizzi & lazzi affermare di NON apprezzare Tolkien suonerebbe come un anatema ma tant’è: mi piace la sua tecnica, NON i suoi argomenti. Tornando al fantasy tricolore ho esaminato con occhio disilluso moltissimi titoli pubblicati sia da Major che da C.E. medie o piccole e sulla via di Damasco ho conosciuto la Luce: qui da noi la QUALITA’ NON CONTA NULLA. E la cosa non è valida solo per il Fantasy perché non intendo accennare né al Weird (Fantastico) né alla SF, generi che incredibilmente in Italia sono spesso confusi col Fantasy e il Cyberpunk. E tanto per confermare l'andazzo generale del nostro Paese ecco i requisiti necessari & sufficienti per pubblicare qui da noi:


1) Notorietà mediatica

2) Fattore C(ulo)

3) Moda

4) Parolina


A differenza di quanto spesso si legge in giro, compresi i forum di aspiranti scrittori che recitano come pubblicare con una piccola/media/grande Casa Editrice che ti seleziona sarebbe di per sé SEMPRE sinonimo di qualità del tuo scritto, devo dire che tale idea è esatta quanto il credere che gli asini volano. Per far capire bene il mio punto di vista immaginiamo un paio di titoli realmente validi: Ubik, ossia uno dei capolavori distopici di Dick (SF) e una raccolta di racconti di R. E. Howard (Heroic Fantasy). Vediamo...


Il Fattore C


Una qualsiasi Casa Editrice deve esaminare migliaia di manoscritti all’anno e questo consente alla stessa di riferire sempre la solita scusa: il tempo è tiranno. Questo vuol dire che l'editor leggerà poco di ogni manoscritto che arriva sulla sua scrivania, sempre SE lo leggerà. Si tratta di una regola valida soprattutto per le major: aspiranti scrittori sconosciuti non hanno diritto alla terra promessa e quindi difficilmente saranno non dico letti, ma proprio sfogliati! Devo però spezzare una lancia a favore degli editori perché tanti aspiranti scrittori sono una massa di gente persuasa che l'aver scritto una storiella che parla di vampiri, eroine tutte ossa e tette ed elfi gnokki sia stata baciata dalla gratia artis. Io ho lavorato per una C.E. e leggevo appunto il materiale che arrivava: ragazzi, quanta porcheria! Gente che si mangiava i congiuntivi, con la fantasia di un babbuino ammaestrato, i sogni di un Napoleone e le capacità tecniche di un cerebroleso. E NON esagero! C'erano i superbi che scrivevano sul testo:

"Invio il mio romanzo. Pubblicatelo!"

E c'erano gli ottimisti:

"Il mio libro è scritto col cuore e il sentimento che solo una ragazza come me è in grado di provare. Vi farà fare tanti soldi ma io mi accontento di una buona notorietà."

Ma anche, dulcis in fundo, i commedianti:

"Gentilissimi, vi invio come d'accordo il romanzo intitolato XXXX che tratta di un povero ragazzo che incontra una donna più grande di lui e finiscono a letto insieme. Non penso di essere un Leopardi ma sono giovane, so scrivere, lo dico senza falsa modestia, e penso di avere tutti i numeri per ben figurare come vostro autore. E magari, se proprio sarete così gentili da pubblicarmi, una birra ci scappa, dai!"

Le frasi che avete letto sono REALI, non inventate. E pensate che a me arrivava una piccola parte della roba da leggere... ARRGH!!!!! A essere precisi, però, arrivava anche roba buona, dannatamente buona. E infatti li ho segnalati per la pubblicazione. Un'altra categoria di roba che arrivava, ancorché NON pubblicabile a causa di evidenti pecche che oscillavano tra il grave e l'inaccettabile, erano i testi di persone che però credevano in quel che facevano. Erano questi i "clienti" più difficili perché, da una parte la loro insicurezza mi faceva simpatia ma dall'altra non potevo scendere a patti con me stesso. Così inventavo una balla con il capo e dicevo: "Guarda secondo me non è pubblicabile. Però non la spedisco io la risposta: tizia mi sembra speranzosa e anche se non ha talento pare animata da buone intenzioni. Rispondile tu!" Dobbiamo anche dire che un qualsiasi editor, anche di una major, è un essere umano e può anche andare per simpatie e antipatie, oltre che per gusti suoi propri. NON fate mai l’errore di considerare gli editor/editori come pozzi di scienza ed erudizione letteraria. Non sono più i tempi di una volta, con pochissime Case Editrici dove scrivevano in pochi e tra di essi non c'erano  bimbominkia, veline, paparazzi, calciatori, cabarettisti, mignotte o perfetti idioti usciti da un reality. Oggi le C.E. italiche sono circa 4.500. Quattromilacinquecento! Mica bruscolini. Di queste, gran parte sono a pagamento (e quindi da evitare) il resto no. Tra queste ultime esistono, è vero, quelle ottime, composte da gente appassionata (sono soprattutto le medio/grandi e le piccole) ma anche qui c’è gente che NON capisce un’acca di libri. Limitandoci a quelle appassionate, va da sé che il Fattore C conti, ecco come. Poniamo che Dick e Howard  siano troppo coscienti delle rispettive capacità e questo li porta a scrivere lettere di accompagnamento un tantinello eccessive. L'editor lo nota e si scoccia: perché uno che legge centinaia di robaccia al giorno, stanco, incazzato nero perché magari la moglie non gliela dà, dovrebbe leggere i loro manoscritti dopo aver letto un’autopresentazione che farebbe invidia a Botticelli? Questa è una regola che condivido: mai presentarsi come un novello Dante Alighieri, ma assumere sempre un'aria distaccata e dignitosa. La cosa cambia se i nostri autori facessero i lecchini (ma non c’è prova che lo fossero). E’ però incredibile quanta gente oggi lecchi, dimenticando dignità e capacità artistica nel cassetto. Senza il Fattore C e leccate a parte, i manoscritti dei nostri amici  possono perdersi nei meandri della posta elettronica, in quelli cartacei della C.E. (che spesso non sa che farsene di quelle tonnellate di carte buone solo per il macero) o essere semplicemente sfortunati e andare dispersi. Il Fattore C serve anche per la scelta dell'argomento. Se ho scritto Ubik e lo spedisco una C.E. che pubblica SF potrei non essere accettato lo stesso, a parità di bellezza del mio col manoscritto di un altro autore, perché magari la distopia qui da noi è una bella sconosciuta e di conseguenza NON è apprezzata. So di agenti letterarie che non hanno mai letto nulla di Dick. Dico: PHILIP K. DICK, non Massimo Valentini. Come far loro capire che Ubik è genio diluito su carta? Quanto ai racconti beh, è un'altra storia. Qui da noi non vanno bene, non piacciono.



Esempio di Heroic Fantasy serio 





Esempio di... boh?


Io stesso mi sono stupito di come i miei libri abbiano venduto e vendano, limitatamente ai numeri, è ovvio. Ma prima di approdare alla mia Casa Editrice molte non mi hanno neanche consentito di spedir loro i testi proprio perché i racconti non sono di moda. E non importa quanto validi: non sono di moda, punto! Neanche la SF lo è. Questione di gusti, direte voi. Va bene, rispondo io, ma è anche questione di scarsa attenzione alla roba di qualità. Perché un romanzo scritto coi gomiti dovrebbe essere migliore di un racconto mirabilmente evocativo? E perché la SF dovrebbe essere meno del Fantasy quando invece lo guarda, diciamolo!, come Golia guarderebbe David? La conseguenza di tutto questo è che la gente, e quindi gli editor, vogliono spesso solo romanzi fantasy da millemila pagine! Ma Dick e Howard hanno scritto rispettivamente un romanzo distopico e racconti heroic fantasy bellissimi; Ubik, inoltre, è davvero particolare, però il suo incipit non è dei migliori. La frase iniziale conta moltissimo e decide spesso la possibilità che l'editor continui a leggere quel romanzo invece di un altro. Ma un editor ha tanto materiale da leggere e non perderà altro tempo a esaminare un romanzo che inizia in un modo a lui non confacente. Badate bene: non sto parlando di libri mediocri che iniziano con frasi mediocri. Parlo di libri OTTIMI che iniziano con frasi OTTIME ma sibilline. Molte C.E. poi, scelgono in base alla sinossi. E' questo il caso della Penna Blu Edizioni, ad esempio. E' un metodo per scremare i manoscritti che posso capire (il tempo è quello che è) ma diciamo che non va a vantaggio degli autori. Perché la sinossi di un Ubik sembra folle o perché quella dei racconti howardiani becera, e via così. E si buttano alla melma due tra le massime opere della narrativa fantastica di tutti i tempi.



Moda & notorietà

Altro criterio per assicurare una pubblicazione è la moda & notorietà, ovviamente mediatica. Intendiamoci: non è cosa solo italica, come del resto testimoniano autentiche boiate che poco o nulla hanno a che vedere con i generi di cui tanto si vantano di appartenere. Basti pensare ai vampiri… E a proposito di vampiri, continuiamo col nostro esempio. I soliti Dick & Howard, superate le vicissitudini della sfiga (il famoso fattore C) diciamo che riescono ad arrivare agli occhi dell’editor. E diciamo anche (come sono crudele, eh?) che devono vedersela con nemici che a prima vista non sono un granché come rivali. Ed ecco che il nostro editor si trova a leggere una storia che vede gente in un mondo dominato da vari individui dotati di poteri paranormali, che si trovano a vivere in una realtà alternativa popolata da cadaveri ambulanti. Attraverso sofisticate tecnologie questi personaggi possono comunicare coi vivi per mandare avanti il business del loro capo. Il tutto condito da uno stile volutamente beffardo nei confronti dei media e della società occidentale. Poi legge una storia breve, un racconto, in cui un uomo d’altri tempi, un Puritano, deve vedersela con ogni sorta di mostri e demoni con l’autore che usa uno stile vivace e pittoresco forse, ma certamente crudo, davvero tanto crudo. Uh, che paura! Come faranno le delicate menti moderne a leggere di sbudellamenti e affini? La prima storia è SF nuda e cruda, potente, incazzata, viva. La seconda è Heroic Fantasy di prima qualità, ma ancora più cruda, quasi un manifesto alla potenza ancestrale di una società di guerrieri. Adesso voi potreste immaginare che gli avversari degni di cotanto storie sarebbero chissà quali personaggi e invece… e invece il nostro editor legge la patetica storia di una cretina adolescente capace di andare in brodo di giuggiole per il suo compagno di banco, il quale le rivela di essere un vampirello risplendente di glitter. Tizia e tizio si amano, ma poi appaiono il cattivaccio lupo mannaro e altri vampirelli che vorrebbero bere il sangue di lei. Alla fine l'amore trionfa e lui giura a lei amore eterno al ballo della scuola, il tutto narrato con uno stile imbarazzante anche per un'autrice da Harmony. Confrontare un Solomon Kane di howardiana memoria con l’Edward della Meyer sarebbe come confrontare Rambo con Fantozzi. E chi credete che la spunterebbe? Fantozzi! Perché le bimbominkia che hanno letto e apprezzato Twilight sono le stesse che potrebbero leggere, e quindi comprare, un’altra storiella simile, perché non conta il talento e neanche l’innovazione: conta quel che la massa, abituata dal marketing a leggere robaccia, richiede altra robaccia e il mercato è quella cosa che governa il gioco. Certo, Solomon Kane e Joe Chip (cioè Howard e Dick) sono più belli, scritti bene, esibiscono uno stile da urlo, sono ECCELLENTI, mentre l’altra è una storiella patetica scritta da una deficiente che magari si firma anche Dolce Dolce ’84. Ma vince costei! Ricordate che tra il rischio e la certezza vince la certezza. E se siete incazzati perché voi scrivete roba migliore sappiate che questo è il marketing, bellezze! Ed ecco che le Case Editrici, sì, anche quelle NON a pagamento, sceglieranno sempre la certezza costituita dai generi che certe Major hanno lanciato prima di loro sul mercato. Come una sorta di perversa catena di S. Antonio, la gente leggerà e vedrà sempre più film tratti dai libri di serie Z come questi e non da roba potente, scritte col cuore e il talento. E non  dimentichiamo il Fantasy d’accatto, ovviamente copiato ispirato da Tolkien      da una schiera di scribacchini costruiti a tavolino dalle major. Il risultato di tutto questo si legge su tantissimi forum popolati da aspiranti scrittori che parlano di come è bello scrivere di mondi emersi, eroine magrissime che frignano sempre, di come è intelligente il drago e di come sono gnokki i vampirelli. E quando poi alle presentazioni o su you tube si vedono gli editor parlare delle varie Troisi, Strazzulla, Paolini ecc li si vede presentati come autentiche nuove vette del Fantasy! Capito il concetto?


Moda 2: la vendetta dell'assurdo
 
Sempre parlando della moda editoriale, voglio evidenziare qui i pericoli di questa tendenza tutta italica. Non sono a priori contro le mode, però. Per esempio, oggi è di moda pubblicare gli autori scandinavi. Io stesso ne ho acquistati diversi romanzi (Larsson in primis) ma non li ho mai recensiti su questo spazio perchè, nonostante appaiano scritti bene, dopo un po’ mi annoiano. Questione di gusti, ovviamente. Voglio dire che da questo andazzo un lettore medio potrebbe anche scovare un libro di suo interesse, magari scritto da un autore che non si sarebbe mai sognato di leggere. Ciò che non ha senso è la moda dei minorenni alla penna, meglio se con qualche magagna esistenziale. La tendenza cominciata, se non erro, con Eragon, mi è cordialmente antipatica. Molti editor se ne escono attualmente con la perla radical-chic secondo la quale un ragazzo/ragazza di sedici anni, ma anche meno, avrebbe una fantasia freschissima e ancora “vergine”, terra di conquista se si vuol scrivere un Fantasy coi fiocchi. Guardate, non sto colpevolizzando né i ragazzini che hanno il sogno di scrivere né il Fantasy. No! Colpevolizzo gli avvoltoi mediatici delle Case Editrici che sparano cavolate a raffica con la certezza di passarla liscia. Basta guardare alla storia per rendersi conto di quanto sbagliate siano queste frasi. Come tanti autori che solo in seguito sarebbero stati riconosciuti per quei grandi maestri che erano, Lovecraft cominciò a scrivere in tenera età. E infatti si vede: basta leggere i primissimi racconti come L’alchimista per sapere che NON erano pubblicabili. Non basta avere fantasia da sedicenne o tredicenne (e perché non da dodicenne?) serve anche l’esperienza. Pensiamo a Machen, a Dunsany allo stesso Tolkien. Ma ciò che davvero mi fa uscire dai gangheri e l’ultima trovata degli editor riassumibile così: “sbatti il caso umano sulla copertina e fai il botto!” Becero seguace dello sciacallaggio mediatico, con tanto di dame dalla pseudo lacrimuccia facile televisive, che a quanto pare ha fatto scuola. E si sa, se i programmi della D'Urso sono seguitissimi, se i vari Vespa pontificano di povere ragazze morte, se fior di orride interviste ad assassini o presunti tali si moltiplicano perchè seguitissimi da un pubblico attratto dal morboso, perché non fare la stessa cosa nei libri? Presente il ricordo del libro della Franzoni? Ecco, appunto. Questa e altre perle degli editor nostrani sono tranquillamente elencabili tra le sciocchezze propinate a destra e a manca. Su tali idiozie, descritte in toni un po' pittoreschi, hanno anche scritto saggi (come potrete leggere su questo sito).


Copertina a caso del prossimo Fantasy italian style

La conseguenza di tutto questo è che mentre c’è gente che pensa, come il sottoscritto, che la gavetta conti, dall’altra c’è chi questo stato di cose lo ha saltato a piè pari. Pensiamo ai romanzi della Panariello. (Di lei si parla ovunque ma penso che qui sia descritto molto bene il panorama della situazione). La morale è una sola: se vuoi pubblicare qui da noi con grandi realtà allora ti servono i quattro fattori di cui sopra. E il talento? Beh, quello è come l'arte di cui Wilde, anche se per ben altri motivi ci ha regalato una splendida e profetica definizione: "Tutta l'arte non serve assolutamente a nulla"! E infatti, almeno tra la maggioranza dei titoli italici, non c'è! 


Massimo Valentini 





 







 


venerdì 22 luglio 2011

Le mie parodie: Vita, morte e miracoli di Lovecraft



Sono finalmente con voi miei cari e mie care. Oggi voglio parlarvi di uno dei più sconosciuti autori fantastici di tutti i tempi ma voglio farlo in chiave goliardica. Ma prima di cominciare con il post vero e proprio eccovi i risultati dell'annuncio dei finalisti del nostro give away cignesco.  The winner is... beh i winners sono two: Silvietta e il Fan Club guidato dalla prof. Margherita! Per loro un grande in bocca al lupo e a tutti gli altri un ringraziamento per la partecipazione e l'affetto.  Ecco allora le ultime quattro domande che decreteranno il vincitore della copia autografata de "Il Cigno".  Ricordo alle finaliste che la loro votazione sarà pubblicata solo venerdì, cioè poco prima di pubblicare i risultati, in modo da non influenzarsi a vicenda. Ma bando alle ciance ed eccovi le domande:

1. Chi è il protagonista dell'unico mio racconto di Fantascienza, "Il predatore perfetto", pubblicato sul sito True Fantasy Italia?

a. Krug
b. Yverya
c. Leyla
d. Emilio Fede


2. Tra i personaggi femminili di "Primus", romanzo di cui vi ho accennato in passato, qual è il nome di colei che aiuta il protagonista nelle sue scorribande?

a. Xoavia
b. Althaira
c. Lei
d. Gughina


3. Qual è il titolo della poesia che compare nel racconto "Il mare della memoria"?

a. Althaira
b. Lentamente muore
c. Amanti
d. Gabbiani delle Stelle


4. Cos'è "Gabbiani delle Stelle"?

a. Un blog
b. Una poesia
c. Un libro
d. Tutto questo e oltre


Adesso aprite bene occhi e orecchie (soprattutto le orecchie!) perché il nome del tizio di cui vi parlerò è noto a pochissimi adepti. (Tutti gli altri conoscono solo Stephen King, quello della notissima catena di fast food Burger King, per intenderci, o Tolkien, il celebre mastro orafo specializzato in fedi & fedine). Ok ve la faccio breve, oggi vi parlo di Howard Phillips Lovecraft che in italians sarebbe sinonimo di Hosvaldo Filippo Amore & qualcosa, un nome, un programma. Ma chi era costui? Esso (anche noto come Grande Antico) fu un celebre scrittore ammerigano (anche se tentò per tutta la vita di spacciarsi per un inglese). Specializzato in narrativa Weird con una leccata di S.F. Pochissime persone conoscono il lato politico della sua esistenza. Fu infatti capo del Gabinetto della contea di R’lyeh(uno dei tanti nomi che, insieme a Cippa Lippa City, Nueva Iorche e Nuova Iorca identificherebbe la città di New York) il cui sindaco fu un certo Cthulhu, un immigrato di origini albanesi da parte di madre e aliene da parte di padre (il nome di quest’ultimo era Berl-Lush-Koni, famigerato dittatore del pianeta Ar-Kho-Reh e noto per la sua preferenza verso la Topa) Insieme a E A Poe, Federico Moccia, Roberto Saviano, Melissa P,  Alessandro Baricco e praticamente tutta la combriccola italiota dedita al fantasy d'accatto alla Licia Troisi di oggi, fu uno dei più grandi autori horror di tutti i tempi.


Vita, morte & miracoli:

Nacque a Provvidenza, piccola cittadina del Paese dei bigotti, ma nella vita fu abbastanza sfigato. Il padre era dedito ad alcol e mignotte, la madre mezza demente. Come molti grandi della narrativa, fu un bambino precoce (a dieci anni cominciò a imparare a memoria le tabelline del sei e del nove!) Superò i traumi scatenati dalla morte del padre e dall'alito al profumo di cipolla della madre adottando una tecnica molto simile a quella di Giangiacomo Leopardi: lesse dalla mattina alla sera attingendo alla grande libreria casalinga. La sua prima frase fu:


"Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn!"


Che non significa un'emerita cippa, ma a Lovvy piaceva come suonava e così la usò praticamente per tutti i suoi racconti. Il nostro amico non frequentò tantissimo la scuola per via di una non meglio precisata malattia che non gli consentiva di vivere una vita normale (enuresi notturna…). Ora, dato che a starsene a letto non c’era molto da fare per uno che conosceva a memoria tutti i libri di casa, compresi la schedina del totocalcio del nonno, Lovvy si dedicò a esprimere fantasie a sfondo porno/horror/soft, in questo precorrendo le menate di Giovanni Muciaccia e Fausto Bertinotti. Tra i suoi hobby preferiti la Chimica (cercò di ottenere la pietra filosofale fondendo la catenina d'oro di una zia quando era alle elementari) e l’Astronomia. Tentò anche di comprare un telescopio per vedere le stelle come metodo alternativo alle scoppole che la madre gli dava quando scopriva le tracce delle sue polluzioni notturne. Comunque era un genio (l’ho già detto?) e infatti scoprì tre nuovi pianeti: Plutone, Bruno Vespa e il gigante gassoso Giuliano Ferrara



Il pianeta gassoso Ferrara, la più grassa scoperta del Nostro



Non andò mai all’università ma aveva di meglio: la sua penna. Nel 1917 scrisse La Tomba, la storia di un allegro nerd che desidera scherzosamente giacere tra le scherzose lapidi della scherzosa tomba di famiglia. Poi fu la volta di Dagon, storia di un merluzzo di abnormi dimensioni subito ucciso dalla Findus, che tenta di sfuggire al suo triste destino. Come sapete, spesso in Ammeriga anche le riviste di un certo tipo pubblicano racconti fantastici. Lovvy, però, non trovò occasioni con Play Boy, Le Ore della Zietta, Ore Liete Con Tua Sorella e Ore D’ammore tranne Weird Tales, che però lo pagò per tutta la vita a fagioli & lenticchie. La madre, tuttavia, nota rompiballe diplomata, criticava la sua opera vedendo in lui un Poeta e non uno scrittore. E infatti Fungi From Yuggot, le sue composizioni poetiche più note, sono usualmente usate come carta del cesso da tutti i critici letterari odierni mentre i suoi racconti, beh, quelli sono un’altra cosa. Per sopperire all'assenza di relazioni sociali tra una pippa e l’altra, Lovvy conobbe su Face-bbok molti scrittori del tempo; con loro condivise una prolifica corrispondenza. Sul piano sentimentale la vita del Nostro si colorò di rosa quando nel 1921 partecipò a una convention di giornalisti dilettanti e incontrò Sonia Greene, donna più grande di lui, ebrea, sufficientemente bona da piacergli (cosa non difficile) che subito cominciò a fargli la ola per portarlo con l’inganno all’altare. Lovvy abboccò all’esca e biografi come Yo-So-Tutt sussurrano che il motivo del suo convincimento fu la visione di uno dei più grandi misteri dell’universo: la gnocca.



Lovvy mostra a una fun la sua arte letteraria

Sonia era di New York e quindi trascinò il neomaritino con sé usando la sua dolcezza, la gnocca di cui sopra e opportune scudisciate sui testicoli con un gatto a nove code. Nella nuova città Lovvy, allergico al lavoro, non trovò di meglio che bighellonare come un pirla di notte, per i vicoli più desolati, fregandosene altamente della possibile presenza di loschi figuri che potevano frequentare quegli stessi vicoletti di merda che lui tanto apprezzava. E dato che era di mentalità molto aperta (famosa la sua frase: “l’unico sporco negro ebreo italiano buono è uno sporco negro ebreo italiano morto!”) decise di mandare al diavolo la giovane sposa e tornare a Provvidenza. Dal canto suo, Soniuccia non fu molto dispiaciuta della cosa. In primis perché, prima di andarsene, lo scrittore le aveva rinfacciato di odiare la sua cucina e in secundis perché Lovecraft aveva scambiato le protesi posticce che la donna si era fatta prestare da Cristina dal Basso per palloncini colorati da usare a beach volley.  Di carattere pratico, Sonia lo sostituì con un bel mandingone di colore con cui si sollazzò piacevolmente fino alla fine dei suoi giorni. Come se non bastasse, al suo ritorno a casuccia Lovvy fu accolto a braccia aperte dalle ziette, che appena lo videro dissero: “Ah, sei arrivato! Fila a lavare i panni, razza di deficiente!” Secondo il critico letterario Io Son Io E Voi Non Siete Un Cazzo, Lovvy non fu una persona molto felice ed era spesso di cattivo umore. Per questo si dedicò sempre di più alle sue fantasie oniriche. Famosa quella con la quale immaginò un rapporto sessuale con Francesca Cipriani, da cui trasse spunto per il celebre “Le due montagne della follia”. Si spense per un tumore all’intestino all’età di 46 anni (più o meno e non siate pignoli!). Sulla sua tomba, i fun lasciarono questa famosissima incisione:

“Non è morto ciò che in eterno può attendere e col trascorrere di strani eoni anche la morte può morire. Però stò cimitero è troppo affollato! Ma comunque io sono Providence, teste di cazzo!”


Un romanzo non accreditato: "Il caso di Charles Dexter Ward"

Trama: un giovane bimbominkia ricco di famiglia, decide di fregarsene della scuola e di andare a rovistare tra li mortacci della sua illustre discendenza. Scoperto un ritratto di un suo antenato, Giuseppe Curwen Andreotti, lo resuscita. La trama è tipica della sua vena artistica. Tratta infatti dei soliti casini cosmici ammantati da magia evocatoria, streghe, pippe genealogiche e un protagonista nerd con la faccia di Renzo Bossi. Lovvy tentò di farlo pubblicare la prima volta da Casalingua con Piacere, una famosa  rivista letteraria dell’epoca, ma era fuori delle sue possibilità. Così lo inviò ad altre riviste ma nessuna lo accettò. Queste furono le motivazioni:

Playboy: "Spiacenti, ma Curwen Andreotti è troppo decrepito e rende un pessimo servizio alla Coniglietta del mese."

Famiglia Cristiana: "Si penta, essere indegno! Kome osa parlare kosì di nostro Papa pelissimo, Joseph Ratzinger, ja?"

Panorama: "Questo Curwen era di sinistra, vero?"

Il Manifesto: "Se sostituisce Curwen con Berlusconi l’affare è fatto."


 Racconti

1) Lo strano caso di Alice e del Coniglio
2) Colui che sussurrava di nascosto ai cavalli
3) Le due montagne della follia
4) Il Carroccio della follia
5) From Beyoncé a Platinette
6) L'Ombra del principe Adalberto Maria Rambaldi vien Dal Mare
7) La Casa del Grande Fratello
8) Il segugio morde
9) La musica di quel coglione che scopa in tutti i laghi
10) I topi di Tremonti
11) Il colore verde del Bossi spaziale
12) Pirlatoteph, il deficiente egizio 
13) Il caso di Charles Dexter Ward, di professione pirla.
14) Il diario di Alonzo Lynotyper
15)  Alla ricerca della Ford Kagath 
16)  La sogliola che sussurrava alle alici
17) Chi è che rompe alle quattro di mattina?
18)  Il richiamo del padrone: Fede sull’attenti 
19) Cieco, sordo, muto e pure sciancato, orco boia!
20) San Remo & Romolo Festival
21) Ceneri, e Sonia ha pulito adesso il caminetto, cazzo!
22) Dagon vs Capitan Findus
23) L'innominabile Mario de filippi
24) Arcore, il tempio della figa


Stile

Lo stile di Lovecraft è molto scorrevole, semplice, affatto complicato. Eccetto quando comincia a blaterare delle sue entità aliene. Si pensa che quelle mostruose bestie, calate dagli spazi cosmici, sarebbero le versioni letterarie delle paure dell'autore, ovviamente tutte di origine sessuale. La morale della sua narrativa, sempre secondo il critico della rivista "Arte si, no, boh?" Yo So Tutt, è che Lovvy arrivò vergine al matrimonio. E morì così. Tornando alla sua tematica possiamo certamente dire che era piuttosto moderna: esseri alieni, magie, casini spazio temporali, governi di sinistra che vanno a trans, di destra che vanno a mignotte, allucinogeni (eroina, LSD, metanfetamine, ecc), protagonisti gay. Questo per quanto riguarda il Weird. Sul lato fantascientifico Lovvy, forse facendosi prestare una generosa dose di LSD da Philip K. Dick, scriveva molto di improbabili società che però certi critici letterari asseriscono essere decisamente simboliche e per nulla veritiere. Esempi di queste sono le sue visioni sui treni delle FS che arrivano puntuali alle stazioni, politici italiani che non cambiano schieramento a seconda del vento, Flavia Vento, Mara Carfagna, Nicole Minetti e Sara Varone vincitrici del premio nobel per la Fisica, il figlio di Bossi che ottieme il massimo dei voti all'esame di Terza Elementare, un qualsiasi film italiano di oggi non fatto coi piedi e Berlusconi con i capelli. Se questa non è Fantascienza utopica. Oggi l’eredità di Lovvy è stata raccolta, qui da noi, da due oscuri figuri dediti a pratiche orripilanti e di cui conosciamo solo i titoli accademici: Lord Maximus Magnus Innominandum e Lord Ivan Il Terribile 32°. Chi saranno? Nun se sa...


Alcune Frasi celebri:

“Il sentimento più antico e potente dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto. E adesso, Sonia, che vuol dire che devo darti la cosa più grande che possiedo dove tu fai la pipì?”

Lovecraft e la sua prima notte di nozze


“Ma come diavolo devo dirvi che non sono razzista? Io gli sporchi negri li amo, capito? E adesso, caro Klar-Kash-Ton, che ne diresti di arrostire una ventina di congolesi a fuoco lento? Ho un certo appetito.”

Lovecraft e un certo Gran Sacerdote Klar-Kash-Ton di cui era compagno di sbronze.



“E finalmente lo vidi: era grande come un orrendo dirigibile rosa, aveva un ghigno osceno da cui colava una putrida bava, l’alito fognato, le orrende braccia pelose simili a quelle di un gigantesco gorilla.”

Da “Dagon”, la scena in cui Platinette esce dalle acque dopo una nuotata

 

 
Massimo Valentini

sabato 9 luglio 2011

"Bryan di Boscoquieto nella terra dei mezzidemoni", recensione





Ciao a tutti, amici e amiche! Siamo arrivati alla seconda puntata del nostro give-away dedicato al Cigno. Eccovi i nomi dei vincitori della prima fase:


Serena, Lea, Linda, Vanessa, Diana, Gaia, Grazia, Sara, Mara, Maria, Stefania, il Fan Club delle Furbacchione (ossia delle ragazze che si sono “coalizzate” per seguire Margherita) e quindi: Sofia, Chiara, Monia, Jessica, Gabriella, Samantha, Loredana, Giada, Isabella, Anna, Eleonora, Carmen, Sandra, Franca, Lara oltre, ovviamente, alla stessa MargheritaA tutti gli altri, altre grazie per aver partecipato e delle vostre risposte. La seconda tranche delle domande, riservate SOLO a questi nomi, la trovate in coda. E passiamo al post che stavolta è la recensione di:




Bryan di Boscoquieto nella terra dei mezzidemoni


Come vi ho già detto, non leggerò mai più libretti insulsi di Fantasy  e dato che questo romanzo, a parere di chi scrive, non ha senso, giudicate questa come l'ultima recensione del genere. Insieme a un altro paio di titoli (davvero orribili) questo è il  tipo di libro che più di ogni altro mi farebbe senz’altro preferire la visione di un documentario sui carciofi. E vi spiego anche il perché. Più che un fantasy Bryan di Boscoquieto nella terra dei mezzidemoni di Federico Ghirardi e un perfetto esempio di come non scrivere un Fantasy. Poche idee, trama arrangiata, innovazione pari a 0, sesso a go-go che serve solo per imbrattare del nero dell'inchiostro le pagine. E il bello è che questo  è il primo libro di una trilogia. (E non leggerò gli altri!) Unica nota positiva: l’assenza dei soliti elfi, come invece capita di vedere nei libri della Troisi. Lo stile di Ghirardi, benché semplice come fare 3 + 3 uguale 6, appare scorrevole nonostante refusi e refusetti che farebbero impallidire persino Franti, il cattivo del libro Cuore.

Trama: Bryan è un quattordicenne che va a trascorrere l’estate dai nonni, nel paesino di Boscoquieto. Qui, a fronte del risvegliarsi di uno Spirito cattivello, scopre di essere in grado di sparare raggi di energia dalle mani e di creare campi di energia Modello Donna Invisibile dei Fantastici Quattro. Ovviamente i demoni sono comuni quanto le mosche su una carogna ed ecco che il buon Bryan si fa aiutare da un Mezzo Demone di nome Morpheus (stà storia dei Mezzi & co; Mezzi demoni, elfi, orchi e via dicendo la trovo piuttosto noiosa…) riesce OVVIAMENTE a distruggere il Cattivo e a riportare la pace a Boscoquieto. Trama intelligente, no? Fine della storia. Ah, già dimenticavo: poiché un tizio di soli 14 anni diventa un combattente di prim’ordine in quattro e quattr’otto, il caro Morpheus (Matrix, docet? Boh!) gli offre la possibilità di far parte della “Baia”, organizzazione segreta che combatte i cattivi del mondo, comandati da un idiota vestito di verde che si fa chiamare l’Insorta. Per farvi rendere conto dell'abominevole livello di questo romanzo eccovi in pasto alcune chicche. Ecco il commento di Bryan alla proposta di far parte della potentissima organizzazione dedita allo sterminio dei cattivi: 
 
“Se diventerò un discepolo potrò aiutare gli altri e proteggere la gente comune dai demoni e da tutti i mostri del cazzo”.

Brillante. Ma che dico brillante? Geniale! Ghirardi dà al protagonista uno stile degno di un guappetto di periferia. Potrebbe anche essere un'idea valida, peccato si scopra che per il resto del romanzo Bryan faccia la parte di un perfetto idiota.
Qual è l’elemento nuovo del romanzo? La figa. Sissignore: evidentemente qualcuno ha pensato bene che il binomio sesso a volontà e giovane età dell'autore sarebbero la ricetta vincente per un romanzo di successo. Che poi sarebbe come dire che un tocco di gnocca fa il successo assicurato. Prima che qualcuno mi rompa le balle dicendo che la mia sarebbe solo una recensione bigotta, preciso che considero il buon vecchio Bukowsky e le poesie della Nin come pietre miliari dell'arte mondiale.



Cosplayers d'eccezione: Paris Hilton vestita da Marta con un nerd qualsiasi vestito da Bryan. Pare che la Hilton, sebbene sia una Marta perfetta, abbia deciso di ricorrere a due bocce di plastica per simulare la procacità della donzella di Bryan.  


Ma già, quella è arte. Questa del Ghirardi è fuffa per solleticare il lato vouyeristico dei lettori. Quello che proprio non c’azzecca nulla è la scusa di usare il sesso come modo per nascondere l’inutilità mostruosa della trama. La fanciulla preferita da Bryan è tale Marta, amichetta nonché tardona del libro. Tardona perché, rispetto a Bryan è più grandicella: 18 anni. Ovviamente, parlando di un libro innovativo come una locomotiva a vapore nel XXIII secolo, Marta è bionda, i suoi occhi sono blu, è maggiorata e ha un bel fondoschiena. E proprio come una consumata pornostar riesce sempre a finire nuda. Si vede che deve soffrire di una copiosa sudorazione, povera cocca. Sempre per restare in tema di cose mai viste da nessuna parte, ogni volta che il buon Bryan posa gli occhi sulle grazie di Marta perde la bava per strada. E qui si vede la magnanimità dell'autore: tutti, ma proprio tutti si fanno Marta. E Bryan? Naaa, lui è un nerd! E dato che a essere arrapati non si perde nulla il caro autore ci dimostra di apprezzare lo spanking, ovvero lo sculacciare sederi femminili per trarne piacere sessuale. Ecco un passo:

"Gabriele… (un cattivone ) la girò sottosopra con un unico brusco movimento. Marta gemette per il pietrisco che le pungeva pancia e seni. Strillò quando una mano si abbatté con cattiveria sul suo posteriore e ricominciò a piangere, per l’umiliazione più che per il dolore. Poi una seconda sculacciata, una terza e una quarta."

E poi:

“Ti stai arrossando”, osservò compiaciuto Gabriele, abbassando per la quinta volta la mano. Questa volta colpì così forte che lo schiocco che seguì rimbombò in tutto il locale di roccia. “Spero che ti basti la lezione”.
“S-sì”, bofonchiò la ragazza, asciugandosi le lacrime con il dorso di una mano.
“Non ti agitare”, la ammonì. Le passò dietro e le cinse il ventre con le braccia. La sollevò con brutalità e le ordinò di rimanere sulle ginocchia. “Sei pronta?”, gracchiò.

 

E non è finita qui. Perché a questo punto il cornuto l’eroe Bryan arriva, anche lui nudo come un verme (deve fare parecchio caldo, mi sa) sconfigge Gabriele con un raggio laser salvando Marta che gli si butta al collo tutta contenta ma NON lo bacia. Sapete com’è, c’è ancora lo spirito cattivissimissimo da sconfiggere. A proposito ma perché Bryan è nudo? Qui il Ghirardi dà un assaggio del suo Genio Assoluto inventando una delle più esilaranti scuse mai utilizzate per giustificare un po’ di carne in bella vista. Roba che neanche un coatto del Grande Fratello in astinenza da sei mesi saprebbe inventare: essendo il Prescelto, il Divino, l’Eroe ecc, ecc, ecc ha un super potere extra, ovvero è in grado di diventare immateriale quando qualcuno lo sta per ammazzare.

 
Pertanto ha usato questa sua facoltà per scappare dai suoi nemici e raggiungere Marta, ma senza vestiti. E, notate la finezza, Bryan non può nascondere la sua eccitazione nel vedere Marta così  discinta. Tanto è vero che poi lei gli dice di nascondere l'erezione perché altrimenti non avrebbe potuto continuare a combattere! Roba da pazzi... Dopo la battaglia Bryan e Marta vivono un periodo di felicità assieme, ma come detto, lei lo considera solo un amico. Vi ho già detto che Marta fa praticamente la parte della prostituta del romanzo, no? Ebbene, eccovi un altro assaggio delle sue prodezze con la fanciulla vittima di un altro cattivone. Notate la squisita capacità del Ghirardi di scrivere dialoghi che definire insulsi sarebbe un complimento: 

 

"Gionata si fermò appena raggiunte le ombre che sembravano immobili e cristallizzate. Marta aveva gli occhi velati dal terrore e invocava Bryan. Giò le strappò di dosso la gonna e la gettò a terra, dove affondò in un basso strato di nebbia."
“Non farlo!”, gridò Bryan, continuando a sforzarsi di raggiungerli. Ormai la sua parte razionale si era accorta che non avrebbe potuto arrivare, ma lui la zittiva e non smetteva di tentare.
Gionata le strappò anche la camicia, facendo saltare via tutti i bottoni, e la buttò sul pavimento.
“Non ti azzardare!”.
Gionata lo guardò divertito e fece scivolare le mani dietro le coppe del reggiseno, sugli abbondanti globi carnosi. Marta strillò.
“Lasciala andare, figlio di puttana!”.
L’ombra del suo amico fece scendere la mano sinistra sotto il tanga rosso della ragazza. Il ragazzo vedeva le sue dita che si agitavano sotto la stoffa e notò lo sguardo acquoso di Marta, che subito dopo cominciò a gemere. Gionata inclinò la testa e le lasciò il segno arrossato di un succhiotto sul collo. La fece voltare con forza verso di lui e le insinuò in bocca la sua lingua demoniaca.


Non sapevo esistessero anche le “lingue demoniache” comunque questo è quanto.  Ma ecco un altro passo:


“Questo è per te, Bryan”, disse Gionata, penetrando senza alcun indugio la ragazza curva, per metà avvolta nella nebbia. Marta strillò e spalancò gli occhi e la bocca. Bryan gridò, gridò e gridò ancora fino a consumare tutto l’ossigeno dei polmoni; intanto continuava a cercare di raggiungerli, ma non riusciva nemmeno a capire se fossero i suoi piedi a essere ancorati, oppure il suolo gli scorreva via. Marta singhiozzava e ansimava, mentre Gionata si muoveva dietro di lei, mantenendo un’espressione di dura e impassibile follia."

 


La copertina alternativa del romanzo, poi scartata a favore di quella definitiva. Forse è stato un clamoroso errore. Almeno la vista è migliore della faccia di quello scemo di Bryan!

Che meraviglia, eh? Il sesso, benché veda la procace Marta la numero uno in quanto a violenze/prodezze/fellatio ecc, sembra essere proprio l’anima del libro. Ecco per esempio, la scena ultima che vede Bryan vedersela con quattro cinture nere della locale palestra di Kung Fu e quattro donne ninja. Questa scena è il massimo del minimo. Voglio dire: d'accordo, Bryan oltre ad essere uno sfigato stellare ha solo 14 anni ma dato che è il prescelto, l'eroe e bla, bla, bla, uno immagina chissà quali ardite tecniche da combattimento. E invece ecco a voi: 

 
"Gli altri otto lottatori erano tutti in piedi e pronti ad attaccarlo. Bryan corse incontro all’uomo che gli era più vicino, gli artigliò i pantaloni dalle tasche e lì tirò giù. L’uomo rimase interdetto e non seppe come reagire quando il ragazzo gli abbassò anche le mutande. Bryan, chinato, si accorse che gli altri lo avevano circondato. Si rialzò e rapidissimo denudò le parti basse degli altri uomini, sfruttando la loro perplessità.”
 
Ovviamente fa la stessa cosa con le guerriere. riesce solo a scatenare un'orgetta. Adesso, considerato l'andazzo, come può finire una situazione del genere? Ma è semplice, cribbio. Col Bunga Bunga. Ehm, scusate… con un’orgia. E ovviamente lui non vi partecipa:

"Il ragazzo riaprì cautamente gli occhi e si accorse che gli aggressori guardavano altrove e non lo degnavano più d’alcuna attenzione. Ne approfittò per sgusciare via, si alzò e capì cosa li aveva interessati. La donna era appoggiata a terra sulle ginocchia e l’uomo si muoveva ritmicamente dietro di lei, tenendo le mani premute contro le sue natiche. I loro versi, da ringhi divennero bestiali gemiti di piacere. I loro compagni distolsero quel che rimaneva dell’attenzione dal ragazzo e si dedicarono alle donne. In breve la banda di aggressori divenne un groviglio di membra e una fornace di lamenti."


Ora, se questo fosse stato un libro alla Scary Movie mi avrebbe anche fatto ridere. Il problema però è che l’intento di Ghirardi è assolutamente serioso. E ovviamente questo libro non brilla affatto né per Weird, elemento all'autore evidentemente sconosciuto, né per verosimiglianza. Per esempio si possono leggere autentiche perle che vedono un mercante denunciare un tizio all’Inquisizione perché vuole dirigere la tortura di persona, ma quando il suo divertimento sta per iniziare se ne va a mangiare. Le quattro donne ninja diventano cinque e alla via così. E per salvare tale ciofeca non si può neanche invocare il fatto che sia un libro per ragazzi. D’accordo che ormai Moccia ci ha abituati a pedofili quarantenni che scopano minorenni bimbominkia, ma qui si parla di sesso esplicito, sbagliatissime lezioni di aritmetica, splatter e via dicendo. Insomma, tutti gli ingredienti per un libro trash di prima categoria. Ah, dimenticavo: essendo edito dalla Newton Comprton, mica bruscolini, uno potrebbe aspettarsi che l’editing sia stato eseguito da autentici geni del ripara & modifica ma non ne ho riscontrato traccia. Almeno, considerato l’assoluta noia mortale, refusi, errori e verosimiglianza pari a zero (leggere la scena di Bryan e Marta che percorrono la grotta per capire il concetto). Questo fa pensare come ormai per tante case editrici e relativi editors l’attenzione ai lettori sembra essere l’ultima delle preoccupazioni. Proprio questo è l'aspetto che più mi fa incazzare del modo di scegliere libri da pubblicare oggi. E non parlo della Sperling & Kupfer o della Mondadori o di qualsiasi altra CE, piccola o grande che sia. Parlo della tendenza generale del modo di pubblicare, dello scarsissimo editing svolto ANCHE dalle majors e del modo di NON selezionare i manoscritti usando come punto di riferimento la qualità.


E la logica usata da molti fruitori di libri, che cioè leggere fa sempre bene NON è affatto la risposta migliore. Leggere merda non fa bene, al massimo fa credere a chiunque che Talento, Capacità, Abnegazione, Umiltà e il tentare di trovare uno straccio di trama che sia il più possibile Nuova sia una effettiva perdita di tempo. Ottimi romanzi ne pubblicano ancora e soprattutto se ne scrivono ancora. La maggior parte di questi non sarà mai pubblicata o sarà pubblicata a pagamento, o sarà solo conservata tra i sogni degli autori. Ma tanto, che importa? La qualità non esiste, il metallo non esiste, adesso che fanno della plastica colorata d'argento le spade dei Fantasy moderni, invece dell'acciaio e del sangue necessari a fare di un libretto un romanzo memorabile. Libri del genere tolgono spazio a romanzi ben migliori, non necessariamente artistici ma molto, molto, molto meglio!  E poi mi chiedono perché detesto il Fantasy italico... Mistero!  

Massimo Valentini



P.S: eccovi la seconda fase del test per vincere una bellissimissima copia de: “Il Cigno"


Quanti sono i racconti del libro “Sulle ali di Althaira”?

A: 1

B: 3

C: 6

D: 14



Come si chiama lo strumento che Donovan Steel usa per evocare la donna amata dalle ombre ne: “La melodia del cuore”?

1) Piano Tetradimensionale

2) Sistema di Comunicazione Quadrico

3) L.O.R. (Logic Operation Robot)

4) Un Medium


Che lavoro fa Althaira nel racconto omonimo?


1) Pittrice

2) Commessa

3) Estetista

4) Cantante

A quale di questi racconti appartiene il distico: “Ogni luogo ha il suo genio” di Servio?



1) Il canto della solitudine

2) Althaira

3) La linea del tempo

4) Leyla

In bocca al lupo!



Massimo  Valentini