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domenica 12 febbraio 2012

Così si Sogna, così si Scrive!



Questa volta parleremo di come si scrive Narrativa Fantastica o meglio, di come imparare a scrivere Narrativa Fantastica che sia Fantasy, Fantastico Puro, New Weird o Bizzarro Fiction. Avete capito bene, ho detto proprio imparare. Voi sapete che più di una volta abbiamo parlato della tecnica e del talento, due voci che considero imprescindibili quando usiamo la penna per scrivere delle storie che non siano solo una mera scopiazz ispirazione di quelle che vanno di moda. Storie di buona qualità, storie che in qualche modo possano servire da modello per far evolvere lo stile dell’Autore evitando di farlo arenare sulle scogliere del commerciale. Bene. Prima di continuare a leggere vi pregherei, se pensate di essere Artisti per i quali Cuore, Dolcezza e Amore sono la regola aurea, di girare i tacchi e andare da qualche altra parte. Già perché mi sono seccato di leggere libri e libercoli dove l’autore, non so se in buona fede o meno, descrive il suo romanzo sui vampiri o la sua storia “socialmente impegnata” come espulsa dalla propria anima delicata con contorno di notte buia e tempestosa. La farsesca convinzione che per scrivere bene si debba lovvare il mondo convincerebbe certamente la fidanzata, l’amico, il papi e l’amica del cuore, ma non un lettore onnivoro di Narrativa Fantastica per i quali “Twilight” e le cazzate della Troisi sono, appunto, sciocchezze. Semmai è il modo migliore per farlo arrabbiare per aver speso 20 inutili euro. Ma torniamo a noi: come si impara a scrivere? Alla scuola dello scrittorone famoso che per millemila euro ti insegnerà a distinguere un capoverso da un incrociatore Klingon, magari facendoti studiare, e comprare, i suoi fantasmagorici libretti? (No, non parlo di Baricco, ma confesso che tale descrizione lo ricorda) Affatto: parlo dei manuali, di quelli veri, scritti da gente professionista, preferibilmente anglosassone. Adesso non cominciamo a dire che l’Arte è Ispirazione, palpiti del Cuore e bla, bla, bla! L’arte autentica è prerogativa del Genio. Genio è colui che dimostra una spiccata capacità, il più delle volte innata, per una specifica materia che può essere la Matematica, la Narrativa, la Fisica Quantistica, il Dipingere, ecc. E soprattutto vorrei che rifletteste bene su questi esempi: Leonardo, Bernini, Tesla, Einstein, Bohr, Dick, Matheson, Moore, Lovecraft, Poe, i coniugi Curie, Joyce, Love e tanti altri nomi, famosi esponenti dell’umano genio nel campo della Fisica, Matematica, Narrativa, Illustrazione, secondo voi non studiavano? Leonardo trascorreva ore a sezionare corpi, a studiare capillari e vene, a leggere saggi di maestri a lui contemporanei che parlassero di grana della pelle, studiava i colori, sperimentava. Un matematico? Un ingegnere? Un genio? Certo, Leonardo era questo e anche di più: era un artista. Lo stesso vale per gli autentici artisti della penna. Oggi i media quando si tratta di libri parlano ai quattro venti presentando i libri di Tizio & Caio come capolavori, casi letterari, rivelazioni del secolo ecc. Beh, di solito, si tratta di vaccate. Non penserete davvero che al giorno d'oggi i gegni siano molto più numerosi di un tempo, vero? Del resto, non sarebbero geni se ne esistessero così tanti... Tornando alla realtà, per scrivere un romanzo efficace, per dipingere un viso di donna che sembri “vivo”, per capire come funziona l’universo servono due cose: un’eccellente fantasia e una perfetta esecuzione delle regole. Pensiamo a gente come Bach o Beethoven, adesso. Se fosse solo questione di Arte, perché mai si dovrebbe frequentare un conservatorio? In fondo tutti sanno battere le dita sui tasti di un pianoforte e imparare a suonare “Tu scendi dalle Stelle” alla pianola regalataci dal Papi per Natale. Se magari imparo a suonare anche una canzone dei Roxette perché non pensare che il Talento non sia sufficiente? Non ho mai capito perché qui da noi è di moda pensare, per i non addetti ai lavori, che per scrivere un romanzo Fantasy non serva alcuno studio. Ultimamente ho letto Twain (il buon vecchio Mark), Orson Scott Card, Ben Bova e altri. Non contento, ho letto un casino di autentici capolavori del genere per capire cosa NON dovessi fare per scrivere “Nexius”, il mio primo romanzo Heroic Fantasy nudo e crudo. Molto, molto, ma davvero molto nudo e crudo. E tutto questo dopo aver già pubblicato sei volte, dopo aver scritto altri romanzi, al momento inediti, per i quali ho studiato altrettanto. È stato molto utile, in primo luogo per l’evoluzione del mio stile. Per capire che non è perfetto e che forse non lo sarà mai, ma è soddisfacente sapere di essere migliorati, di essere riuscito ad andare avanti. Di sfidare me stesso tentando nuove regole e nuovi approcci alla Narrativa Fantastica. Questa è la vera, autentica differenza che passa dal battere a caso sul pianoforte per pura curiosità e saper suonare per godere della musica vera. Quella fa palpitare davvero il cuore, quella tocca le corde della tua anima e ti fa provare l’ebbrezza, magari per poco, di esserti allontanato dal mondo grigio che ti circonda. Scrivere, per me, è come suonare: i pensieri nascono da soli nella mia mente, i personaggi vivono, muoiono, evolvono, le storie si dipanano, le idee sorgono e quando finalmente le trascrivo su carta mi rendo conto che, anche se buone, necessitano di un linguaggio diverso dal solito e che le regole di questo linguaggio sono matematiche, proprio come la musica. Adesso qualcuno di voi potrebbe chiedersi perché mai io abbia letto solo manuali di scrittori stranieri o romanzi di anglosassoni. Perché a me piace la narrativa fantastica (fantasy e fantascienza) e in Italia quasi nessuno conosce l’argomento. Quei pochi scrittori davvero bravi che esistono, Zuddas in primis, non mi pare abbiano mai pubblicato niente del genere sennò sarei a rompere le balle davanti casa sua implorandolo di dirmi quel che sa dell’argomento. Ergo, dobbiamo rivolgerci fuori dal nostro orticello e scoprire il resto del mondo. E magari capire che sono decisamente più avanti quanto a tecnica e narrazione. Lo studio dei manuali e, in seguito, l’esame dei romanzi di qualità, fa scoprire al neofita che esistono regole ormai verificate da oltre duemila anni di retorica. Quali sono queste regole?



Scrivere richiede occhio!

1) Scrivere sempre in maniera semplice e chiara.

2) Scartare il superfluo senza eccezioni.

3) Mostrare molto, raccontare poco.

4) Uso parsimonioso di avverbi, aggettivi, descrizioni eccessive per scene secondarie.

5) Scegliere con attenzione il punto di vista a seconda del romanzo che vogliamo scrivere.

6) Progettare la storia con attenzione alle parole, ai personaggi, alle scene.


Seguire queste regole che sono fondamentali e altre un po’ più fumose non limita la libertà di azione e anzi amplia gli orizzonti del possibile, narrativamente parlando, è chiaro. Per esempio, se comincio una storia con: “Marcello mi rivelò come scriveva le sue canzoni!” Capisco che è un raccontare, non un mostrare, quindi sto sbagliando e posso correggermi. E così via. Infine tali regole sono seguite dagli editori. Quelli anglosassoni, almeno, ma anche da qualcuno qui da noi nonostante i criteri adottati nel Bel Paese sembrino a volte aleatori. Nel corso del tempo ho trovato molti Editori attratti davvero non solo dal guadagno, ma anche dalla qualità di quanto pubblicano. Alcuni, purtroppo, non trattano i miei generi, altri sì e infatti ho contattato un paio di questi ultimi, scartando per principio svariate majors. E vi assicuro che ne ho studiate tante prima di decidermi a inviare qualcosa, parlo di almeno un centinaio. Poca cosa, se paragonata alle migliaia esistenti in Italia, ma io sono solo, mica una squadra di calcio! C’è una cosa che però, parlando di mercati, non si può fare a meno di notare: gli scrittori anglosassoni vendono milioni di copie anche da noi, gli scrittori italiani, in alcuni casi, vendono molto ai loro compatrioti, poco all’estero. Un po’ come il Cinema italiano, se vogliamo. Mi sto riferendo agli ultimi anni, ormai tramontate le co-produzioni faraoniche tra Cinecittà e Hollywood, e ormai finiti i tempi, in cui gente come il già citato Zuddas pubblicava i propri splendidi romanzi. Ma il termine di riferimento anglosassone, nonostante le tonnellate di sterco fumante prodotto anche all'estero, resta la stella polare dove dovrebbe tendere un aspirante scrittore. Quindi, tanto per intenderci: la narrativa di genere fantastico è esemplificata da regole obbiettive, forgiate da esperienza secolare. Secondo fatto: gli editori che conoscono il loro mestiere si attengono a quelle stesse regole per scegliere chi e cosa pubblicare. Almeno teoricamente. So benissimo che per quanto riguarda i criteri di scelta editoriale potremmo discutere fino alla fine dei tempi, ma ho detto “teoricamente”. Ah, e se state pensando che tanto qui da noi si pubblicano Dogs and Pigs, (Cani & Porci) senza uno straccio di competenza, ciò non deve interessare chi vuole scrivere bene qualcosa di qualità. Chi non vuole apparire per mostrare cosce e tette in tv perché fa figo, ma vuole scrivere perché ne ha il bisogno. Pubblicare certi romanzetti spacciati per casi editoriali è una disgrazia quindi perché farlo anche noi? Una cosa: ovviamente non bastano i manuali, bisogna leggere, sempre e comunque, bisogna essere capaci di una fantasia di prima qualità che sia indifferente per principio alle sciocchezze di moda (Talento Genetico?) e sia attratta dagli eccentrici voli dell’inconscio. Attività piuttosto piacevole, ve l’assicuro, specie se spegneremo i cicalecci della televisione per sdraiarci sul divano, cuscino sotto la testa, bibita fresca, libri sparsi sul pavimento in vari stadi di usura. Così si fantastica e, se il talento vero alberga davvero nei nostri cuori, così si sogna e si scrive.
 

Massimo Valentini

85 commenti:

  1. Cosa dire se non che adoro ogni cosa che scrivi e come scrivi? Wow!


    Sonia

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    1. Sarai anche un amante delle regole ma il tuo stile è comunque poetico, Val. E' un complimento, ovviamente!

      Monica

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  2. Che bello, Val, mi piace un casino quanto dici. Ed è bello davvero, specie quando dici come leggi e come scrivi. Poetico...

    Marica

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  3. A volte penso che devi essere una specie di mago... Come fai a farmi fantasticare sempre con quel che scrivi?

    Elena

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  4. Vero quel che dici. Sulle prime quando si pensa allo scrivere uno immagina che il talento non richieda regole e regolette, mai poi leggo quel che dici e le cose mi appaiono diverse. Certo hai ragione e non avevo pensato ai dettagli che esprimi. sai cosa? Mi piacerebbe leggere un manoscritto di uno qualsiasi dei tuoi nuovi romanzi.

    Angela

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    1. Beh, piacerebbe a tutte noi, credo! Ma magari prima o poi farai qualcosa tipo il manoscritto di "Il Cigno"... Idea!!!!! Quello di "Primus" una volta pubblicato? Sarebbe stupendo, ragazzi!

      Lea

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    2. ah ah ah bellissima la frase "dogs and pigs"!!!!! Diciamo che mi fa pensare a taaaaaaaaaaaaaati libretti scrittoroni famosi alla Moccia! Ah ah ah ah

      Vincenzo

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    3. E a chi non piacerebbe, Angela? Magari con dedica!

      Eliana

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    4. Non ho mai pubblicato nè scritto nulla anche se penso di essere una buona lettrice. Diciamo che leggere il tuo blog mi aiuta molto a scegliere i miei acquisti letterari... Detto questo ti chiedo: perchè mai qui da noi si pubblica spesso marciume? Anche fuori lo si fa, anche se il mercato è ben più vasto. una cosa che non cpaisco, per esempio, sono le recensioni. Seguendo il tup esempio ho bazzicato per vari siti esteri di scrittori o comunque di critici e vedo che si tagliano legambe a vicenda insultandosi anche ferocemente e lo fanno con esempi, spezzoni di libri, regole e manuali. Proprio come fai tu (anzi, tu non usi quasi mai certe parole) anche se lì si offendono gli autori e non non si distruggono solo i libri. Alla fine, però vengono fuori discussioni con tanto di tabelle, informazioni, fan ecc che secondo me sono indicativi di un certo rispietto per il lettore. Qui da noi o le recensioni son positive o si è accusati di invidia. Forse solo i blog indipendenti come il tuo e pèochi altri sono una voce fuori dal coro, almeno degli addetti ai lavori, dico, facendo a meno di quelli comuni.

      Viviana

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    5. Bel post, Val!!! Da applauso ;-)

      Eleonora

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    6. Solo bello? Val forever!!!!!!!!


      Ornella

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  5. Ciaoooooooo! Grazie mille per aver pubblicato la mia poesiola!!!!

    Silvietta

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    1. A me piace molto, è armoniosa e intensa. Brava!

      Ivan

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    2. Grazie Ivan!

      Silvietta

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  6. Da vecchia, relativamente eh? seguace di questo blog ho notato un deciso cambiamento del tuo pensiero, o almeno da quello che si capisce leggendo i tuoi post con una certa frequenza. Se non erro una volta, parlo di almeno tre anni fa quando "Gabbiani delle Stelle" era giovane, il tuo pensiero era più orientato alla poetica che alle regole. Ora, invece, sembra orientato alle regole. E' vero che quando qualcuno mi dice: "pensa a studiare" immagino qualcosa di noioso di NON artistico che invece dovrebbe essere ispirazione pura, ma è anche vero che i tuoi ragionamenti sono molto logici. Anche qui, però, son confusa: la logica e l'arte coesistono? Parli di Leonardo e di altri geni, tra i quali Einstein e li paragoni tutti ad artisti. Sembra quasi un paradosso (uno che dipinge e uno che studia la meccanica quantistica? Ma non sono un artista e uno scienziato?) Ma poi si capisce che, almeno per te, "genio" significa solo una cosa: un individuo diverso dagli altri, che capisce quel che gran parte dei suoi contemporanei non capiscono e non perchè sono deficienti ma perchè non possiedono certe sue qualità. Insomma, quel che vorrei dire è: se l'Arte è tecnica e ispirazione, come si capisce dai tuoi ultimi post, per quale razza di motivo il nostro paese, che ha prodotto il Rinascimento e ha la nomea mondiale di Arte in tutte le sue forme (pensiamo a Manzoni!) oggi è combinata in modo talmente pietoso da pubblicare porcate letterarie? Non tutte le opere, ovviamente lo sono, ma quando leggo certe tue recensioni come quella su "Unika" capisco ciò che intendi anche perchè ho imparato grazie a te e ad altri, a distinguere la, scusate il termine, caòòca dalla buona narrativa. Però sono perplessa e mi chiedo se questa novella barbarie che di letterario ha poco un giorno diventi qualcosa di meglio, più artistico o logico non importa, ma di meglio.

    Mariella

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    1. Ehm, scusate gli errori ma scrivo da un I-Pad II e non son pratica con la tastiera... sorry!

      Mariella

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    2. Come... Scrisse qualcuno, "L'artista vero è un fine egoista, Gabriel..."
      Citazione del mio scrittore preferito

      Marzia

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  7. Io ho letto gli ultimi tuoi tre libri e cioè quello di fantascienza, "Quattro ombre azzurre", e "Sulle ali di Althaira" (Fantasy?) e "Gabbiani delle Stelle". Adesso, io non sono una scrittrice e neanche un'esperta, non ho la tua esperienza nè le tue capacità credo, ma come tanti mi diletto a scribacchiare storielle. Ok, son storielle a base di vampiri perchè, anche se so benissimo che i libri della Meyer sono scritti in modo, diciamo, "povero", mi appassiona la storia tra Bella e Edward. Ti dirò: ho cominciato a odiarti fin da quando hai fatto la recensione di "Twilight" che all'epoca era il mio romanzo preferito. Poi ho capito che alla fine è un romanzetto neanche tanto "nuovo" ma il fatto è che a me piace la storia, non come è scritta. Tu parli da scrittore, da addetto ai lavori quindi, e capisco che per te la forma sia importante almeno quanto la trama. E sinceramente, ti dirò, non avrei dato un soldo a "Sulle ali di Althaira", tranne che al primo racconto, "Althaira", moooolto bello ed evocativo mentre ho adorato, e per me che non apprezzo la Fantascienza è tutto dire, "Quattro Ombre Azzurre" ("Soffio Vitale", il più bello secondo me, ma anche gli altri!!!) "Gabbiani delle Stelle" penso sia il tuo libro migliore cfatto da racconti splendidi (complimenti!) Non ho letto i primi due che non trovo da nessuna parte e forse sono esauiti. Scusa la solfa, ma volevo solo dire che non sono una che parla a vanvera dato che adesso sono tua lettrice da bel po' e come gli altri aspetto di leggere i tuoi nuovi romanzi. Ed ecco la mia domanda: perchè non rispondi quasi mai alle domande dei tuoi fans? O meglio, rispondi con i post e lasci tantissima libertà di espressione sul blog (cosa da apprezzare...) e questo mi rende curiosa perchè ti ho visto una sola volta dal vivo, a Rende, (La giornata Mondiale del libro dove il tuo "Alfa e Omega", che NON COMPRAI perché non ti conoscevo come scrittore era il vincitore con un altro libro di un giornalista della Gazzetta che non ricordo.) e l'impressione fu che sei una persona di grandissima umanità e talento, quindi non sei uno con la puzza sotto il naso. Ecco questa è la domanda: da come scrivi qui, e da come scrivi sulla carta stampata sembri uno diverso dal coro. Forse, però, davvero tanto diverso e mi chiedo se questa sia l'essenza degli scrittori veri. Ed ecco l'idea: perchè non scrivi un post su una tua giornata-tipo in libreria, ad esempio? Tanto per vedere cosa fa uno scrittore davanti al suo "ambiente d'elezione"? Sono curiosa. Grazie

    Lorella, Rende

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    1. Ciao Lorella e benvenuta... guarda, questo non è un blog come gli altri ed è vero che Val non interviene sui nostri discorsi. Se da una parte ciò può dire il piacere di parlare con il nostro scrittore preferito dall'altro lui risponde attraverso i nuovi post ed è sempre attento ai nostri suggerimenti. la tua idea di chiedergli la descrizione di una sua giornata tipo in libreria sembra molto carina. Sulla puzza sotto il naso tranquilla Val non ne ha x niente anzi è molto disponibile. non posso e non voglio dire nulla sul fatto dei tuoi gusti riguardo al
      "Sulle ali di Althaira" che invece a me è piaciuto tanto ma si tratta di gusti perchè lo stile non credo si possa discutere. continua a seguirci e vedrai che sarai soddisfatta


      Laura

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    2. Ciao! Beh Stephenie Meyer è sempre meglio di fabio volo!!!

      Vicky

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    3. Ciao Lorella. senti , vorrei tranquillizzarti sul comportamento di Val... eccome se ci ascolta e anzi è molto paziente. e poi sono tante le volte che scrive post grazie a nostri desideri

      Roberta

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    4. ehi ciao! Guarda io ricordo ancora la prima volta che lo vidi... presentava il suo primo libro con Antonella. Che dire? Non è certo uno che si monta la testa anzi è molto disponibile e soprattutto molto bravo

      Maria

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    5. Ciao e grazie a tutti per i saluti!

      Lorella

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  8. Beh, ultimamente parli di tecnica però vedo che l'arte è sempre la n° 1, eh? Parlo dell'ultima frase del post, splendida!!

    Erica

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  9. Mi piace immaginare il mio scrittore preferito mentre legge. Fa tanto "umano": che dire, anche gli artisti leggono bevendo un drink!! :-)

    Simona

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  10. Ottimo post, come al solito! Stai cominciando ad annoiarmi, Val: come fai ad essere sempre così... perfetto? Un saluto dalla finalmente libera-dalla-neve Siena

    Maria Pia

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  11. Ehi, ho spedito una poesia anch'io!!!!! Val pubblicala, ok? L'ho detto alle mie amiche!!!

    Franca

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    1. Se è per questo ho spedito pure io un pensiero...


      Angela

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  12. "Ah, e se state pensando che tanto qui da noi si pubblicano Dogs and Pigs, (Cani & Porci) senza uno straccio di competenza, ciò non deve interessare chi vuole scrivere bene qualcosa di qualità. Chi non vuole apparire per mostrare cosce e tette in tv perché fa figo, ma vuole scrivere perché ne ha il bisogno. Pubblicare certi romanzetti spacciati per casi editoriali è una disgrazia quindi perché farlo anche noi? Una cosa: ovviamente non bastano i manuali, bisogna leggere, sempre e comunque, bisogna essere capaci di una fantasia di prima qualità che sia indifferente per principio alle sciocchezze di moda (Talento Genetico?) e sia attratta dagli eccentrici voli dell’inconscio. Attività piuttosto piacevole, ve l’assicuro, specie se spegneremo i cicalecci della televisione per sdraiarci sul divano, cuscino sotto la testa, bibita fresca, libri sparsi sul pavimento in vari stadi di usura. Così si fantastica e, se il talento vero alberga davvero nei nostri cuori, così si sogna e si scrive."

    Quanto ti adoro quando scrivi queste così! ;-)

    Ivane

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    1. E perchè io no?


      Sandra

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    2. A me fanno ridere queste cose! Ehi,Val, un post di quelli "bastardi"?

      Gaia

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  13. Scusa Val, ma perchè non lo scrivi tu un manuale? Secondo me potresti farlo tranquillamente. Credo sarebbe un aiuto perc hi volesse imparare a scrivere, no? E poi sarebbe divertente leggerlo

    Lorenzo

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    1. Bella idea . Io lo comprerei

      Anna

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    2. Eeeeeh, figurati! Non credo lo scriverà... a volte Val mi pare un po' troppo cauto. Se sta sperimentando coi nuovi romanzi non credo si consideri un'autorità anche se a me piacerebbe che scrivesse un manuale.

      Samantha

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    3. Io lo leggerei il suo manuale, ma che scherzi? ;-)

      Lucia

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    4. Non so altri ma io apprezzo molto una persona che osservi criticamente il proprio lavoro senza montarsi la testa e cercando di migliorare.


      Serena

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  14. Vedo che ti incazzi con stile, amico mio!

    E. Stefanin

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    1. Così si fa. Soprattutto si devono ignorare i trolls, Dolce Nera e Spirito Libero, magari eh eh eh eh!!!

      Franco

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    2. Esatto Ivan!

      Tanto è il marketing che fa la differenza tra un successo editoriale e un libro che vende poco, anche se il mercato non sempre è definibile dalle regole dei geniacci del marketing! Ma poi scusa, ti pare che se davvero chi comanda volesse far leggere libri di qualità non ne avrebbe a disposizione? Diciamo che, se sono scrittori yankee, costerebbero troppo in termini di royalties ed ecco perchè si preferisce pubblicare mezze seghe italiche, magari sconosciute, e quindi più economiche. Poi, come dice Val, le buone case editrici esistono e non dobbiamo generalizzare ma per quanto riguarda quelle super-note che ne diresti? Da chi è pubblicato quello straccio di "Unika"? E i libretti mocciosi? Senza parlare di certe cagatine fantasy italiche? Almeno la Fanucci ripubblica Dick e la Nord altri signori romanzi!!!!

      Monia

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    3. Dici bene Monia, ma anche Fanucci e Nord sbattono molte porte in faccia agli autori italiani, e magari ci avrà provato anche il Nostro. Se solo volessero potrebbero dare spazio a molte altre proposte! La Mondadori ha buttato sul mercato la Troisi che seppur scrittrice decente vale forse un decimo del successo che ha, e allora perché non provarci anche con altri autori, magari altri sottogeneri, un bel new weird ci starebbe bene, ma niente. Cosa ti sfornano invece? Il prossimo libro della D'Urso o chissà quale altro "vip", e pure in hardcover! Mi chiedo quante di quelle cagate siano in realtà dei flop pazzeschi, ma nessuno lo dice.

      Ivan

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    4. Cara Monia, concordo con te specie sulla Fanucci e la Nord peccato che, almeno per la prima, che sceglie le copertine per i libri di Dick che sono davvero orrende!

      Riccardo

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    5. Ivan, hai ragione ma io non stavo parlando delle possibilità che le case editrici di un certo livello offrono ai giovani autori/esordienti ma solo a livello di pubblicazione di belle opere. A me non piace tantissimo Dick ma ne apprezzo alcuni titoli che sono molto belli mentre altri ma appiono un tantino "mosci". Vabbè, per un excursus è più indicato Val, ovvio! ;-) tornando al tuo punto di vista, non ne ho idea. Non mi pare che Val ne abbia mai parlato anche se è probabile che possa aver tentato, almeno con la Fanucci visto il genere che scrive. COn la Troisi, con me, sfondi una porta già aperta: a me non piace, anche se da molti è definita la regina del Fantasy all'italiana. Però non l'ho mai letta e diffido delle recensioni che compaiono sui siti legati in qualche modo alle case editrici. Non è per sfiducia verso la Mondadori ma è ovvio che non vado a chiedere allaq Fiat come va una Punto (faccio per esempio) che vuoi che mi dica? Lo chiedo invece a un meccanico del quale conosco l'affidabilità e finora non ho trovato "meccanici" ai quali piaccia
      la Troisi anche se so che vanta tanti, ma proprio tanti fan!

      Monia

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    6. Ivan a me piace abbastanza Licia Troisi anche se concordo con quanti, e son parecchi, criticano la scarsa precisione dei suoi libri. I suoi son però libri d'evasione e non per gente adulta, basti guardare le copertine: sono consigliati a lettori dai 14 anni. Non so come si chiama questo genere (Young Fantasy, mi sembra) ma ecco, non credo proprio che il primo romanzo Fantasy di Val, "Nexius" sarà molto Young per cosa ha detto spesso;
      credo che sarà un Fantasy per nulla commerciale. Forse potrebbe spedire "Nexius" alla Fanucci o alla stessa Mondadori!

      Katia

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    7. Mio caro Ivan, di caçççççe quante ne vogliamo. Tra le tante librerie che bazzico ho trovato:

      Francesco Facchinetti
      Jovanotti
      Le varie cavolate di Amici
      i libri di "vita" delle baracconate tipo "Grande Fratello"
      La vita di Allevi (per carità, simpatico ma...)
      il libro di Morgan: "In (p)arte Morgan"
      già il titolo... bleargh!
      Fabio Volo: un tizio che si atteggia a scrittore e che dovrebbe fare solo il d.j.
      le puttanate di libri sui vampiri
      le cazzate sulla vita di cantanti vari e la lista è infinita. E vendono!!!!! La gente li compra e magari si vanta pure di leggere libri che sono poco meno che articoli di gossip alla Novella 3000...

      Carmen

      Elimina
    8. Ivan tu dici "perchè non provarci con altri autori"... bella domanda. Guarda io non so la Troisi, che a me non piace, e del resto non possiamo neanche sapere perchè la Troisi sia stata pubblicata ma non compare da nessuna parte che sia stata favorita per qualche motivo. Credo abbia spedito il manoscritto alla Mondadori al momento giusto. Non dimentichiamo che all'epoca, se non sbaglio, ci fu la moda di "Eragon" per cui evidentemente il reparto marketing dell'editore scelse il suo libro, tra i tanti, per cavalcare l'onda. Infatti lei stessa, la Troisi dico, ha sempre parlato di "fortuna" quando gli chiedevano come avesse fatto a pubblicare con la Regina delle Case Editrici Italiane (E a chi non piacerebbe????) Che poi i suoi libri grondino arte o sterco non posso sapere perchè non ne ho mai sfogliato neanche uno. So solo che esistono,c ome per tante altre cose, varie campane. Chi dice che scrive benissimo chi dice che fa pietà. Del resto de gustibus, no? Tornando alla tua domanda credo che qui da noi le cose vadano avanti per moda. Sennò come spieghi la valanga di robetta sui vampiri? E a proposito della Meyer che citi: evidentemente anche all'estero la moda letteraria vanta consensi perchè qui lo dico, ho letto a suo tempo il primo libro della saga "Twilight" e quasi non credevo a ciò che leggevo: un libro più brutto credo di nona verlo mai e poi mai letto! (Forse i libretti di Moccia possono essere più scadenti!!!!!) Come ha fatto la Meyer a pubblicare? Boh! Fortuna, moda, o gusti del mercato?

      Rosa

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  15. Il cinema italiano è morto da tempo! Almeno i libri buoni ancora esistono, anche se il trash è ovunque...

    Azzurra

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    1. più che di cinema dovremmo parlare di fiction... Bah!

      Cristina

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    2. Trovo sia stupenda la passione che effondi alle parole quando scrivi di queste cose... Si vede subito che per te scrivere è il senso della vita. Un senzo che fa palpitare il cuore, fan o semplice lettrice


      Chiara

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    3. Letto e riletto questo post... ma quanto e' bello?

      Sara

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    4. Sei un genio per me... Ho letto tutti i tuoi libri!!!!

      Jessica

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    5. Coppia Costanzo-De Filippi docet!!!!!

      Monica

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  16. Bravissimo! Non ci resta che conservare la speranza che un giorno selezionatori e dirigenti delle grandi CE italiane ricomincino a cercare i veri talenti e non soltanto a rovinare la letteratura italiana in nome di moda e marketing. Anche perché se un libro è ben pubblicizzato e distribuito guadagna comunque, quindi non è questione di leggi di mercato, ma di semplice idiozia di chi sta in alto e prende le decisioni.

    Ivan

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    1. Caro Ivan come non concordare con te? E' semplicemente incredibile che oggi si pubblicano spesso cretinerie anche se e dobbiamo dirlo, anche fuori dai nostri confini spesso si pubblica merda! non come qui da noi, pero'.

      Paolo

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    2. Verissimo, basti pensare alla Meyer o a Paolini, per restare sulla letteratura di genere. Sembra incredibile come riescano a scegliere autori tra i meno talentuosi e a giocare proprio sul loro marketing fino a farli sembrare dei capolavori. Bah

      Ivan

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    3. Fantastico questo post!

      Sono tua fan da una vitaaaaaaa!

      Alessandra

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  17. Caro Ivan se dove pensare a Paolini preferisco pensare a "Star Wars" ;-)

    Gabriella

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  18. Gabriella, a essere sincero... io vado matto per Star Wars! :-)

    Cmq, non vorrei dire un’eresia, ma io non leggerei nessun manuale di scrittura, nemmeno se lo scrivesse Val (e spero che non lo faccia, preferisco che impieghi il suo tempo scrivendo romanzi!). Senza offesa né intenti provocatori, beninteso, ma discordo dal parallelo tra scrittura e matematica o scienza. C’è un solo modo di risolvere un calcolo aritmetico, mentre per scrivere ci sono tanti modi. Se un autore ha talento, sforna qualcosa di buono anche senza seguire le regole, anzi forse il vero artista è proprio colui/colei che non le segue. Lo so sembra un discorso da lettore-di-moccia ma non è così. Infatti i romanzi che qui critichiamo sono proprio quelli che seguono le regole, editati e stra-revisionati da una generazione di editors che hanno sempre più ristrettezza di vedute e non tollerano stili alternativi... alternativi come quello della Prima Generazione valentiniana, per esempio.

    Ivan

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    Risposte
    1. Non ho detto che detesto la trologia di Lucas, la prima, almeno, chè la seconda fa schifo secondo me, ma solo che Paolini ha scritto un fantasy alla Star Wars ed è opinione comune. Per il resto, quello che tu dici sui "veri artisti" convince anche me ma il fatto è che la mia fiducia su quel che fa Val è sconfinata e sono certa che i nuovi libri, regole o non regole, non potranno che essere perfetti anche rispetto alla già eccellente Prima Generazione. :-)

      Gabriella

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    2. Scusa, Ivan, ma dove vedi l'arida tecnica matematica? Anche le note sono quelle, così come l'alfabeto, la scala musicale e i colori. dovremmo quindi pensare che non sia più possibile scrivere nuove canzoni, nuovi libri, dipingere nuovi quadri? E poi, scusa: Mark Twain già lo insegnava lo show don't tell, lo predicavano i maestri giapponesi per il teatro, lo diceva Poe, ne parlava un fesso come Leonardo da Vinci (riferendosi all'arte dei colori) ne parlavano Harlan Ellison, Zelazny ecc. Anzi, se vai a scartabellare proprio i manuali scritti dai veri maestri della SF americana, proprio questo dicono: "mostra non raccontare! Segui le regole!" Non ricordo quando e in quale post ma una volta anche Val scrisse che solo gli autentici maestri dell'arte possono scrivere nuove regole, ma di solito PARTONO DAL SEGUIRLE E SOLO DOPO NE SCRIVONO DI NUOVE!. Michelangelo secondo te, non seguiva le regole imparate alla botteghe? Eppure di talento non difettava, mi pare. Questi maestri hanno POI sperimentato, spesso con successo. E cosa sta facendo Val per suo stesso dire? Con la nuova generazione sta facendo sperimentazione. Spesso ha detto che la Prima Generazione era un po' l'equivalente dei primi passi da Scrittore che firmava a proprio nome i racconti, mentre in precedenza faceva il Nigra. Mi sembra ovvio che ora desideri evolvere e infatti ha detto spesso che suo nuovo romanzo sarà diverso dall'altro! Che debba o meno scrivere un manuale non lo so: forse sarebbe meglio di no, ma non perchè dovrebbe scrivere solo romanzi, ma perchè mi pare troppo giovane e quindi con relativamente poca esperienza per poterlo fare. Ma non c'è dubbio che sappia come si scriva una storia di qualità. Anzi, io lo ammiro per questo coraggio perchè qualsiasi scrittore degno di questo nome dovrebbe essere un feroce critico di se stesso, altrimenti come farebbe a migliorare il proprio stile o, se vuoi, la propria TECNICA? Il talento serve per differenziare quell'artista da uno scribacchino, ma tecnica e talento vanno d'accordo. Anzi, proprio per questo, oggi sappiamo che Dalì prediligeva un certo tipo di tecnica per stendere il colore e che Leonardo quando dipinse "L'ultima Cena" sperimentò un metodo rapido per asciugare il dipinto con "incendi controllati" a base di carbone e diluì i colori con la propria urina! Non confondiamo la tecnica con la meccanica, per favore! E proprio perchè Val non mi pare proprio l'ultimo degli scemi che impara a memoria le tabelline e poi conta da bravo fino a 10, credo proprio che sappia quello che fa: arte. Hai notato quanta passione cola dalla frase che ho evidenziato? Poi, scusa, ma credo tu abbia equivocato: i romanzi che spesso "critichiamo" sono quelli che NON seguono le regole. Moccia, Meyer, Volo, Troisi NON le seguono! Come potrebbero, dato quel che scrivono? Val parla di verosimiglianza: ora dimmi come e quando sarebbe fornito di tale caratteristica un qualsiasi libro di Licia Troisi. O di Stephenie Meyer. O di Fabio Volo. O di Chiara Strazzulla. "Unyka" ti pare un libro che segue le regole? Dopo la recensione di Val l'ho comprato giusto per "verificare". beh Val aveva ragione: parla di Mio Mini Pony non di angeli e demoni! Quali regole seguirebbe? Un'ultima cosa: al di là di certe divertenti estrnazioni che possiamo fare, chi più chi meno, sui libri di volta in volta recensiti su "Gabbiani delle Stelle", non penso proprio che quelle di Val servirebbero a criticare i romanzi che non gli piacciono ma, anzi, giudica in base a REGOLE obiettive di Narrativa. Infatti non esita a parlare molto bene anche di Bizarro Fiction o di libri non propriamente popolari. Non intendere il mio sfogo come una freccita polemica ma come una spiegazione. Poi è ovvio che il solo che può spiegare come sono le cose è proprio Val. Speriamo di poter leggere i nuovi capolavori al più presto, ti pare?

      Margherita

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    3. Eheheh lo sapevo che mi linciavate :-) Intanto sia chiaro che rispetto assolutamente il tuo parere, Margherita, come quello di tutti e di Val. Resto però del mio. Scrivere non è dipingere, e non è comporre musica. Io le vedo come cose diverse. Il tuo esempio delle note e delle lettere dell’alfabeto si discosta un pochino dalla questione della tecnica, se me lo permetti, direi che c’entra piuttosto con la gamma di singole unità di cui disponi per costruire l’insieme, e a quel punto, per iniziare, ti serve probabilmente una tecnica, ma non necessariamente basata su regole preesistenti. Forse, tra l’altro, mi sono spiegato male: parlando del Nostro non intendevo dire che faccia male ad evolvere e a sperimentare nuove tecniche, ma forse sbaglierebbe qualora decidesse di ingabbiarsi in troppe regole. Io le percepisco come due cose distinte: la tecnica può essere elastica, le regole no. Non per entarre nella filosofia o nella semantica, ma la tecnica a volte serve proprio ad abbattere le regole. Giusti i tuoi esempi di Leonardo e Dalì. Nuove tecniche. Ma le sperimentarono perché volevano, ti cito, “partire dal seguire le regole e solo dopo scriverne di nuove” o perché si erano accorti che quelle regole non funzionavano e seguendole l’Ultima Cena non si sarebbe asciugata in fretta? In ultimo, lasciami ribattere amichevolmente sui libri che “critichiamo” (anche qui mi sono spiegato male, intendevo “noi commentatori” anche se lo stesso Val, mi pare, non abbia avuto peli sulla lingua in passato...) ebbene secondo me l’allegra brigata di Meyer Moccia Troisi Paolini & C le seguono eccome le regole, almeno a mio parere. Le seguono nella scelta delle trame, (triangolo amoroso fantasy-noir, bella mezzelfa buona e spadaccina, maghi in groppa ai draghi, storielle d’amore metropolitane) e le seguono nello stile, che schiere di editors provvedono a sottoporre a... ferree regole, appunto. Val le segue? Finora no credo, o almeno non le stesse regole. Spero che in futuro continui così. Ma come giustamente dici, speriamo di leggerlo di nuovo e al più presto, così ne sapremo di più!

      Ivan

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    4. Allora,Ivan, tranquillo, qui nessuno lincia nessuno, specie se espone le proprie opinioni, discordanti o meno, su un determinato argomento. Siamo in democrazia!

      PS: rispondo a puntate...



      Detto questo ti rispondo:

      Dici che, cito le tue parole, "scrivere non è dipingere e non è comporre musica. Io le vedo come cose diverse. Il tuo esempio delle note e delle lettere dell’alfabeto si discosta un pochino dalla questione della tecnica"


      Scrivere, Comporre, Sceneggiare, Dirigere (regia cinematografica) Scolpire, Dipingere, alcuni tipi di lavorazione dei materiali (Ebanistica), ecc sono tutte forme artistiche. L'arte, infatti, non riguarda una categoria, ma ogni cosa e non lo dico io ma alcuni tra i massimi esperti del MOMA di N.Y. come Stephenson o Diefrech, tanto per citarne due. Ovviamento qui non considero scrivere storielle da quattro soldi o realizzare il ritratto della nonna, sia chiaro!

      Il tuo discorso continua dicendo: "per iniziare, ti serve probabilmente una tecnica, ma non necessariamente basata su regole preesistenti."


      Perdonami, ma se io comincio a scrivere inventando l'acqua calda, potrò dire di essere originale? Quindi se, per assurdo, io fossi una tizia di talento però digiuna di vampiri e parlassi di un tizio che ama mordere il collo di verginelle dovrei incazzarmi come una iena se qualcuno mi dice: "dov'eri negli ultimi 50 anni?" Mi sembra ovvio che per scrivere, come per fare qualsiasi cosa, serva una tecnica ma questa non può prescindere dalla conoscenza della materia. O meglio può eccome, ma poi non dovremmo far rogne se magari qualcuno ci dice che abbiamo sbagliato i verbi. Sono esempi estremi, ma credo tu capisca cosa voglio dire.

      Margherita

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    5. Seconda puntata:

      Continuando a leggere il tuo discorso dici anche:

      "la tecnica può essere elastica, le regole no... la tecnica a volte serve proprio ad abbattere le regole."

      Perdonami, ma credo che Val non sia stato chiaro, ma chiarissimo: se è vero che la tecnica serve per abbattere nuove regole, e quindi per scriverne di nuove, dette regole non possono essere ignorate perchè è così e basta, altrimenti facciamo il solito giochetto deficiente dei fautori del Fantasy all'itagliana: no, non spieghiamo perchè un dannato drago vola, vola perchè è Fantasy e quindi non devo spiegarlo! Peccato che, da Tolkien in poi (Lord Dunsany, in effetti, fu PRIMA di lui però lasciamo perdere) il Mostrare sia sempre stato preferito al RACCONTARE.

      Poi dici:

      "lasciami ribattere amichevolmente sui libri che “critichiamo” (anche qui mi sono spiegato male, intendevo “noi commentatori” anche se lo stesso Val, mi pare, non abbia avuto peli sulla lingua in passato..."

      qui credo di non essermi spiegata io, allora! Avevo capito il tuo punto di vista, la mia era solo una precisazione. Certo che Val non ha peli sulla lingua e, per come la vedo io, non DEVE neanche averne, essendo questo il blog di uno scrittore indipendente da certi meccanismi. Però scrivere una recensione affidabile non è semplice: in primis devi leggere davvero il libro e non limitarti a sbirciare le alette di copertina (e ti assicuro che molti "recensori" dei miei stivali questo fanno) e poi devi argomentare perchè e percome questa scena o quella frase non vanno. Questo Val fa e lo fa bene! Proprio, indovina un po', affidandosi alle REGOLE della Narrativa. Altrimenti chiunque di noi può scrivere una cavolata e dire: non è una regola, è la mia tecnica. Comodo...

      altro tuo punto:

      "ebbene secondo me l’allegra brigata di Meyer Moccia Troisi Paolini & C le seguono eccome le regole, almeno a mio parere. Le seguono nella scelta delle trame, (triangolo amoroso fantasy-noir, bella mezzelfa buona e spadaccina, maghi in groppa ai draghi, storielle d’amore metropolitane) e le seguono nello stile, che schiere di editors provvedono a sottoporre a... ferree regole, appunto."

      Guarda che nessuno degli autori da te citati segue la benché minima regola e infatti SI VEDE! Quelle che tu chiami "regole" sono in realtà mode che tutto sono TRANNE che regole! Parlare di triangoli amorosi o di vampiri al college sarebbero regole???? Sono convenzioni, mode, cavalcare l'onda ma NON REGOLE! Anzi... Se Moccia seguisse le regole scriverebbe senz'altro meglio e lo stesso si può dire per Meyer, Troisi, Dimitri ecc!


      "Val le segue? Finora no credo, o almeno non le stesse regole. Spero che in futuro continui così. Ma come giustamente dici, speriamo di leggerlo di nuovo e al più presto, così ne sapremo di più!"


      Infatti Val NON segue le consuetudini e per questo i suoi libri non hanno il gusto del già letto come invece capita per altri e molto più noti autori! Ciò detto non credo proprio che uno come Val, capace di re-inventare alcuni elementi Fantasy (vedi praticaimente tutti i suoi racconti precedenti) migliorandone questo o quell'aspetto, voglia rinunciare alla propria creatività solo in nome delle regole. Semmai vuole migliorare studiando bene le regole e capire dove e come migliorare. Lo stesso, guarda caso, che hanno fatto fessacchiotti tipo Loveman, Poe, Heinlein, Twain, Dickens, Woolf, Merrit, Gerrold e tanti altri mostri sacri della narrativa. Poi, è ovvio, l'ultima parola spetta al padrone di casa!

      Non so se traspare dal mio ragionamento ma nessuna acredine da parte mia, solo un confronto civile. Un saluto,

      Margherita

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    6. Concordo con lei, prof, anche se penso che il solo che potrbbe dire la verità assoluta sulle intenzioni di Val sia proprio Val... Forse un nuovo post su questi aspetti potrebbe far luce? (domanda leziosa, hi hi!)

      Jessica

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    7. Margherita, ho letto con interesse la tua educata risposta e in generale apprezzo alcuni tuoi punti di vista. Mi sembra una disquisizione di ampio respiro in cui sarebbe forse impegnativo inoltrarsi, e poi, circa la seconda parte del tuo discorso, non è facile definire cosa sia da concepire come regole, cosa come tecniche e cosa come mode, e magari qualche volta i tre concetti si fondono. Tuttavia su questo punto Val ci presenta qui una ben precisa lista di regole che, seppur valide, personalmente non prenderei per inestimabili. Il famoso “show don’t tell” (nel post al punto 3)... figurati che mi era più o meno sconosciuto, e proprio Val me ne ha parlato recentemente (chi ride è un maleducato, ok? :-)). Me ne sono interessato e mi pare di capire che di recente si moltiplichino i sostenitori del “mostrare”. Ma dov’è il vero confine tra raccontare (se ben scritto, ovvio) e mostrare? E per un vero talento come quello del Nostro è davvero importante stabilire tale confine? Leggo poi la raccomandazione alla parsimonia nelle descrizioni e negli aggettivi e l’attenzione nel tagliare il superfluo (punti 2 e 4); eppure esistono testi che risultano carini proprio grazie a descrizioni minuziose, e non dimentichiamo che HPL, ad esempio, non risparmiava certo sugli aggettivi.

      Comunque è ovvio che il nostro è un corretto e amichevole scambio di pareri, anzi mi piacerebbe conoscere il tuo: da parte tua come accoglieresti un’evoluzione di Val verso un più rigido rispetto delle regole? La raffinatezza emotiva e la sintassi con periodi lunghi e scarni di virgole che caratterizzano il Valentini del passato si potrebbero mai adattare alla lista che compare nel post?

      Ultima cosa, se ti va: non ho mai letto il Francesco Dimitri che citi tra gli altri; tu cosa ne pensi? Domanda estesa anche a Val per i futuri post!

      Ivan

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    8. pure io sarei curiosa di conoscere dalle labbra di Val quale sia il suo punto di vista sulla questione . d'altro canto credo anche che alla fine potrebbe anche annoiarsi perchè ha parlato spesso della faccenda delle regole sulla narrativa. secondo me dovremmo attendere anche perchè alla fine tende spesso a spiegare le cose


      Marzia

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    9. certo il nostro Val sarebbe l'unico in grado di spiegare il mistero...
      Che faccio lo chiedo io? Vaaaal? :-)


      Elisa

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    10. Caro Ivan, mi fa piacere che accogli questo scambio di opinioni per quello che è: un confronto. Le regole del "mostrare" non sono certo un'invenzione recente e l'andavano predicando in varie forme fin dagli albori non solo della Narrativa Fantastica ma della 'esplicazione pubblica dell'emotività' in voga nel 1.200 in Giappone (il "mostrare" è la filosofia base dell'arte teatrale giapponese). Per questo termine, oggi, si usa l'etimologia cinematografica che recita, appunto, che qualcosa di narrato vada 'mostrato' come se si fosse al cinema, cioè davanti a una pellicola fatta di immagini e suoni. Diversamente una storia è 'raccontata'. Il mostrare in pratica serve per far visualizzare meglio le scene di un combattimento, di un bacio o di qualsiasi altra cosa a chi legge in modo tale che possa ricordare quel romanzo invece di confondersi. In termini letterari questa regola era molto in voga nella SF degli anni '50, ovviamente americana, ma quella della qualità migliore. Non è quindi nulla di nuovo: solo una regola più che valida. Tra l'altro hai perfettamente ragione quando dici che H.P.L. non mostrava e anzi esibiva una babele di aggettivi e periodi complessi, spesso anche ripetizioni quando non vere e proprie frasi abbastanza ingenue. Dal punto di vista della Tecnica, Lovecraft scriveva in modo mediocre e tuttavia i suoi racconti sono storie di atmosfera e molto suggestive. Ha inventato un genere, quello per il quale, ai suoi tempi, era invece criticato. Non so se lo sai ma curiosamente, più miglioravano più le sue storie erano costantemente rifiutate dagli editori delle riviste con le quali collaborava. allora come oggi il talento non era riconosciuto!

      Scusa, passo alla seconda puntata altrimenti sto schifo di programma non mi fa postare il papello...

      Margherita

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    11. puntata seconda:

      Le regole citate dal nostro Val sono quelle basiche del "mostrare". Sono tecnicamente ineccepibili ma nondimeno hanno un limite: di primo acchito, almeno secondo me, tendono a far confondere leggermente le acque al talento che vuol crescere. Val si dimostra, a livello di post, molto attento alla questione... Io insegno Psicologia, e forse proprio per questo sono pazza :-), ma a me sembra di ravvisare una forma di latente, curiosa timidezza su quel che fa. Questo potresti saperlo tu che hai la fortuna di conoscerlo e scambiare lettere con lui, da quel che dici (e dice!). Nonostante ciò dimostra una considerevole sicurezza sulla materia e anche una notevole passione. Non mi stupirei che considerasse (tiro a indovinare?) Althaira come una cosa "vera", un po' come certi artisti in estasi davanti alla contemplazione della propria idea. Perché dico questo? Hai notato come parla della passione che gli regala finire un romanzo? E' buffo, ma sapere che lui domani o forse anche adesso, leggerà queste note mi fa sorridere: magari ci manda allegramente a... :-) Tornando a bomba, Val considera queste regole molto seriamente e dato che ha detto che vuol sperimentare credo proprio che stia studiando parecchio. Ecco perché qualche poct fa ho scritto che non vorrei neanch'io che scrivesse un manuale: deve prima perfezionare lo stile che sta certamente sperimentando adesso. Comunque non credo che il suo talento possa in qualche modo essere danneggiato dall'osservazione delle regole ma penso sia più probabile che scenderà a patti. E non penso neanche che i suoi romanzi, ad onta dei suoi tentativi, saranno mai a punto come vorrebbe lui, perché mi sembra un perfezionista. Hai riletto, di recente, 'Il Canto della Solitudine'? Io l'ho fatto questa mattina. Un gioiello in quattro pagine, tutto 'raccontato'. Sembra uno spaccato di vita, conosco mie studentesse che ci hanno pianto sopra (sospetto perchè 'innamorate' del personaggio) eppure è una storia 'secondaria' rispetto, che so, a 'La donna che sussurra nel vento' o a quel vero e proprio capolavoro che è 'Ultima Thule'. Raccontare non è una cosa negativa ma va usata in equilibrio col mostrare. E credo sia proprio questo che Val stia cercando di fare. Puoi trarne conferma?

      Fine seconda parte

      Margherita

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    12. terza parte:

      Le desrizioni minuziose di cui parli sono anche tipiche di Val... il già citato romanzo breve te le mostra le montagne dell'Antartide, mica te le racconta. Fosse stato pubblicato da una casa editrice degna di tal nome avrebbe sbancato molto più dei romanzetti della Meyer! Eppure la tecnica usata non è quella del mostrare cosa che, peraltro, non fa neanche la Meyer... Curioso, vero? D'altra parte dipende, qui son d'accordo, dal talento: se scrivi usando un casino di aggettivi scriverai con ogni probabilità una schifezza. Se invece hai il talento gli stessi aggettivi li usi meglio. Morale della favola: il talento e le regole vanno a braccetto ma un talento senza le regole sembra come una Ferrari senza le ruote, capisci che intendo? Se invece il talento non lo hai allora... hai una macchina tedesca. Bellina, costruita bene, ma con una plancia da suicidio che alla fine annoia. Non so sinceramente come lui abbia risolto la questione del raffinare le sue frasi scarne di virgole, come dici anche tu, con le regole del 'cancellare il superfluo'. Anche per questo sta impiegando un bel po' di tempo. Basti vedere con che frequenza scrive sui post. Ma poi scusa, visto che ti ci raccapezzi, perchè non lo chiedi a lui e gli... chiedi se ne parla anche a noi? Vaaaaal, che ne dici???? :-)

      Francesco Dimistri è un autore di manuali sulla magia e di qualche romanzo Fantasy come 'Pan' o il recente 'Alice nel paese della vaporità' liberamente tratto dal classico 'Alice nel paese delle meraviglie'. Val certamente lo consoce visto che è un tantino Bizzarro Fiction, ma evidentemente non gli piace altrimenti, credo, ne avrebbe almeno detto qualche parola. Adesso rispondi, Ivan! ;-)

      Margherita

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    13. Cara Margherita, premetto intanto che, almeno da quando Val me ne ha parlato, ho inteso bene che la questione del mostrare/raccontare è vecchia come il cucco, ma ciononostante sono un “nostalgico” dei testi raccontati. Ogni tanto fanno piacere quelle buone vecchie pagine soporifere e garbate che ti aiutano a prender sonno =) Inoltre, Lovecraft docet, il “raccontato” può talvolta presentarsi così tanto ricco d’atmosfera da aver poco da invidiare al “mostrato”... e Val ne è un altro esempio! E qui vengo a risponderti. Io ho idea che lui abbia già superato la fase del Mostrare In Equilibrio Col Raccontare, ovvero la Seconda Generazione, e che stia già pensando a una “Tardo Seconda” se non proprio Terza Generazione, tutta da “mostrare”. Lo giudico alquanto entusiasta per “Nexius”. Ma d’altro canto me lo ricordo eccitato anche ai tempi di 4Ombre, giustamente fiero della sua prima vera SF. Dico eccitato artisticamente, beninteso! Val non è certo uno che scrive tralasciando l’imponente lavoro di documentazione prima e revisione dopo la stesura (e nelle stesure successive, ovvio); in questo è uno “del mestiere” nel vero senso del termine, un Artista che sa dosare emozione e tecnica non solo col lettore ma... probabilmente con se stesso prima di tutto. Scrivere è il suo karma. Perciò sono d’accordo con te: quando inizierà a “mostrare”, mostrerà come solo i Maestri fanno. (Ma speriamo sempre fuori dalle regole!) Riguardo alle “questione virgole” faccio una mia personale riflessione: vorrei vedere qualunque pivello di autore delle grandi CE a scrivere con la scorrevolezza del Nostro facendo però, come Val appunto, un uso minimo della punteggiatura oggi “di moda”. Forse in questo però intenderà evolversi, ma credo che sarà una cosa graduale. Difficile invece risponderti circa il “superfluo” che in futuro potrebbe decidere di eliminare, giacché, almeno personalmente, penso lui sia un autore molto bravo anche con i superflui (aggettivi copiosi alla HPL, descrizioni) per cui applicare tale regola modificherà ulteriormente il suo stile. Aspettiamo fiduciosi! E un grazie a te, Margherita, per la piacevole chiacchierata.

      Ivan

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    14. Piace anche a noi la nostra piacevole chiacchierata. Dico "noi" perchè con me ho le signorinelle del club che se ne stanno buone buone a "leggiucchiare a sbafo" come le apostrofo io. Okay, scherzi a parte, trovo intrigante ciò che hai detto a proposito del lavoro di Val sulla Seconda. Se non sono indiscreta, potrei chiederti cosa sai di "Nexius" e della presunta Terza Generazione? Parliamoci chiaro: non intendo annoiarti con la mia curiosità se non vuoi/non puoi dirlo, eh! :-) Io un'idea sul lavorio del cervellino valentiniano me la sono fatta, leggendo e rileggendo certi vecchi post. Cosa sappiamo di questi romanzi? Che sono o saranno quattro, che il primo non è mai stato svelato a noialtri ma che almeno il comitato, e quindi anche tu, ne aveva letto qualcosina, forse come assaggio. Il secondo, e cioè "Primus" è in corsa presso qualche editore. Perchè proprio il secondo e non rispettare un ordine temporale? Che il terzo ("Sensum") è in stasi perchè si è accorto che la trama è molto complessa e quindi ha cominciato "Nexius" che però sarà un Heroic Fantasy come dice lui, "nudo e crudo". Ricapitolando le tue considerazioni tu diresti che sbglierei a parlare di "prima generazione e mezzo" riferendomi al primo romanzo e cioè ISDN? Una sorta di "aulificazione" dei precedenti concetti probabilmente portati all'eccellenza e l'uso di nuovi? Se così fosse si spiegherebbe perchè usare "Primus" da apripista: è il secondo in ordine temporale ma il primo come Seconda Generazione "nuda e cruda" (speculazione mia, eh!) Continuando il ragionamento, se "Nexius" è Seconda Generazione cosa sarebbe "Sensum" che disporrebbe di una trama persino più sofisticata? Quella che chiami Tarda Seconda Generazione o perfino Terza?


      Margherita

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  19. Bè non so che rispondere Ivan su certi editori che secondo te sbattono le porte in faccia alle nuove voci. Io non lo so non ne ho idea perchè non scrivo ma sono solo una lettrice. Credo però che si tratti di seguire la moda di un determinato periodo. Tu citi Paolini. Non era lui lo scrittore che fece grande successo e che per "bilanciare le cose convinse " la Mondadori a scendere in campo lanciando Licia Troisi? Moda, credo sia solo moda. Non ho letto Licia perché dalle rece di Val e altri siti liberi ne esce fuori uno stile poco "preciso". Tu invece hai letto qualcosa di lei?

    Michela

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  20. No Ivan, Stephenie Meyer noooooooooo! Ho sfogliato, solo sfogliato, giuro!!!!!!!!!, qualche pagina di "New Moon" e mi ha disgustata leggere un dialogo talmente scemo da sembrare uno scherzo. E ha fatto successo!!!! Allora non è solo il mercato italico ma il resto del mondo!!!

    Mara

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    1. Beh, che la Meyer scriva in modo "artificioso" mi pare non sia un mistero per nessuno. Il mistero è come faccia a piacere la saga dei vampirelli...

      Sandra

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  21. Caro Val apprezzo sempre il tuo stile e la tua verve. Attraente la tua decisa virata da una narrativa "intimista" a una che sembra, almeno dalle tue descrizioni, più votata alle regole ma senza dimenticare il talento. Mi piace, inoltre, la passione che mostri quando descrivi i nuovi romanzi.


    Margherita

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  22. Il tuo ragionamento è perfetto ma un pensiero vorrei dirlo: quando parli di fantasy nudo e crudo, mi riferisco al nuovo "Nexius" mi sembra che stai dicendo tra le righe che sarà davvero differente non solo dalla tua vecchia produzione ma anche dal panorama di oggi. Io ho versato calde lacrime leggendo le tue storie è per questo mi sono divertita tanto. Non credo che tu stia scrivendo trattati di matematica ma vorrei leggere le stesse cose emozionanti alle quali mi hai abituata. Perciò attendo con fervore i tuoi nuovi romanzi. Sai, mi piacerebbe che il nuovo "Nexius" fosse anche "poetico" alla Val, anche se sarà diverso rispetto ad altri libri.

    Serena

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    1. E perchè i nuovi libri della Seconda Generazione dovrebbero essere emotivamente meno eccitanti, cara Serena? Secondo me non dovremmo confondere tra tecnica e meccanicità dello scrivere. A me pare chiaro il ragionamento di Val: lui parla di Tecnica E talento, mica solo di tecnica. Non dimentichiamo per esempio che già quando parlò de "I Segugi di Newton", cooè del primo romanzo della Seconda Generazione, descrisse la protagonista femmiile come la migliore uscita dalla sua produzione, persino superiore a quella di Angelykaa del suo romanzo breve "Ultima..." E direic he quel libro fa piangere parecchio per come è struggente, no? Anzi, secondo me, i nuovi libri saranno mooooolto più emotivi dei "vecchi". Ci credo tanto e infatti non vedo l'ora di leggerli!

      Isabella

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  23. Io la vedo così: c’era una volta la collana di genere, i mitici Urania per esempio, o le storiche collane della Nord; ed ecco che usciva un Dick, poi l’uscita successiva Zuddas (magari ancora emergente), poi un altro big, poi un signor/signora nessuno... in breve veniva data una possbilità a tutti, grandi e sconosciuti alla pari. Una sorta di “par condicio letteraria”. Questo 20-30 anni fa. Oggi gli editori cosa fanno? Prendono un autore, montano il caso editoriale dell’an(n)o a tavolino, lo iperpubblicizzano et voilà ecco i “grandi romanzi” (dei miei scarponi). E quel che è peggio è che – ne sono convinto – scelgono a casaccio! Troisi? Buona scrittrice, ma non certo una regina del Fantasy. Meyer? Massì il triangolo amoroso funziona fin dal medioevo, poteva starci anche lei però ammettiamolo il successo che ha è di gran lunga esagerato. Eragon? E ti credo che vende, fai leggere a un ragazzino di uno che vola sui draghi e il giovin lettore si gasa, ma tanto valeva farci un videogioco, da un romanzo pretenderesti qualcos’altro. Ecco secondo me è questo che non va, la torta va divisa in parti...uguali? No vabbè sarebbe utopia, ma almeno più omogenee. Lo so che Marina Berlusconi (ops l’ho detto) si comprerebbe una Ferrari in meno, ma cappero un editore deve essere anche un po’ mecenate.

    PS: grande Carmen, concordo in pieno sulla tua lista!!!

    Ivan

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    1. Beh un tempo, leggi 30 e passa anni fa, prima di tutto, non c'erano tutti gli scribacchini che ci sono adesso. I libri, anche quelli che erano pagati con i soldi degli stessi autori, circolavano, nessuno montava casi letterari spudorati come quelli di oggi e di norma anche le "confezioni" dei libri stessi erano più curate... Oggi è normale trovare un libro di un Editore importante e leggere refusi, periodi errati, inchiostro di scarsa qualità e via dicendo. Non solo: è normale trovare gli scaffali delle librerie "abitati" da pessimi libretti che sembrano storie da telenovelas. Tu parli di casi letterari... sono falsi, ovviamente, ma alla gente piace leggere dei casi altrui ;-), piace sparlare, curiosare e la società imperante si lascia tranquillamente comandare dal marketing. Niente di nuovo: lo fanno da una vita. Sulla Troisi: in rete ho letto moltissimo pro e contro. A me non piace come scrive, anzi la trovo abbastanza poco preparata ma ho letto solo "La ragazza drago" e "Il sogno di Talitha" che non ho finito e passato a mia sorella che invece l'adora.

      Sofia

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  24. Seguo da un po' di tempo questo blog anche se finora non ho mai scritto le mie impressioni a proposito degli argomenti esposti. Penso comunque di poter dire la mia poichè ho letto sia "Quattro Ombre Azzurre" sia l'omonimo "Gabbiani delle Stelle". Ora, poichè anch'io mi diletto a scrivere - sono editor presso una piccola casa editrice di cui non farò il nome perché non ci serve pubblicità travestita da opinione per i blog - dirò quanto segue:

    a) A giudicare dalle opere da me esaminate il signor Valentini non ha quasi mai seguito le regole delle quali parla negli ultimi tempi. I suoi racconti sono molto "raccontati" anche se non mancano scene molto ben "mostrate".

    b) Ciò non inficia la qualità delle trame che per quanto mi riguarda considero buone con punte di eccellenza per i generi. Mi pare che padroneggi molto bene l'arte della short story di matrice fantastica.

    c) La narrativa moderna, deprecabili esempi di settore a parte, non deve/dovrebbe disdegnare il "mostrare" né le regole basilari della Retorica, tutte cosucce perfezionate ben prima che esistesse la parola "novel". Chi ha mai letto Robida, autore di Fantascienza dell'800, sa cosa intendo dire.


    Aggiungo che il mio ragionamento è di parte essendo io del mestiere, ma non vuole far propendere alcuno sulle mie decisioni. Ho però notato alcune caratteristiche che credo sia carino evidenziare qui giacché voi siete lettori di vecchia data mentre io ho letto solo queste due opere. Ho notato che dette storie sono quasi studi d'atmosfera coinvolgenti e calde, anche se raccontate. Uno stile che si può incontrare molto sui lidi della Fantascienza Sociologica Classica e del Fantastico Gotico. Curiosando tra i vecchi post mi è sembrato di capire il perchè: per stessa esternazione del vostro Autore preferito, quella che lui chiama "prima generazione" deriverebbe dal suo bagaglio d'esperienze iniziale. Credo quindi più che legittimo il voler migliorarsi e questo sembrerebbe essere l'atteggiamento giusto. Quando e se pubblicherà dell'altro vedrò di leggere il nuovo materiale, giusto per curiosità.

    Un saluto al forum,

    Roberto, F.

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    1. Roberto, il tuo commento è molto interessante, soprattutto per il tuo parere professionale. Sono lieto che condividi con noi l’apprezzamento per le opere di Massimo Valentini. Se ti va di rispondere, mi permetteresti una domanda “nevralgica”? Come editor, saresti intervenuto su ciò che hai letto di Val o avresti “concesso” lo stile raccontato, o meglio perlopiù raccontato?

      Ivan

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    2. A domanda rispondo.

      Intanto, ripeto che faccio parte di una piccola realtà che non si occupa di Weird e Science Fiction ma di altri generi per cui parlo secondo quella che è la mia esperienza. Chiarito questo, parlerò di "Quattro Ombre Azzurre" e "Gabbiani delle Stelle". Nel primo ho riscontrato un eccesso di punti esclamativi, alcune ripetizioni, qualche noia con la caratterizzazione di talune scene. Le storie sono comunque scorrevoli e profonde quanto basta, di buona qualità. Storie così brevi si reggono su gambe particolari e non è possibile applicare i parametri utili per un romanzo. Nel secondo, una miglior cura generale ma anche uno stile diverso, cosa poi ovvia, visto il genere. Sempre nell'ultimo libro, nel racconto intitolato "Il mare della memoria" assistiamo a diversi salti temporali, peraltro utili allo svolgimento degli eventi. Scorrevolezza, riflessività, sapienti tocchi dello sfondo - i personaggi dei racconti fantastici sono praticamente abbozzati e i veri protagonisti sono gli sfondi narrativi, per intenderci - e una certa poetica di fondo mai invadente rendono un buon servizio alla fruizione delle storie. Diciamo di no, non li avrei corretti più di tanto, a eccezione di una correzione di bozze più efficace e qualche piccolo miglioramento dal punto di vista geografico. Ripeto: parliamo di storie brevi. Nel romanzo ideale il raccontato serve da collegamento al mostrato quando possiamo fare a meno di descrivere scene ripetitive o ininfluenti sull'armonia generale della trama ma occorre occhio e un'attenzione maniacale al dettaglio. Il racconto esige invece una sensibilità diversa, più istintiva e adeguata a evidenziare il dettaglio senza che sia obbligatorio un excursus temporale notevole. So che molti snobbano i racconti in favore di romanzi ma è a mio avviso un errore: i racconti seguono regole del tutto diverse ma non per questo inferiori. Ma questo è dovuto al mercato. Tornando ai due libri che ho letto direi che vanno bene con punte rimarchevoli su taluni aspetti delle vicende narrate. Indubbiamente Valentini dimostra un buon uso dei meccanismi narrativi, raccontati o meno. Ora la domanda verte sui romanzi. Saluti.

      Roberto, F.

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    3. Molto gentile da parte sua, Roberto. Grazie della testimonianza.

      Massimo Valentini

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