Credo di dover spiegare cosa intendo per regole e cosa per creatività artistica, dal momento che le vostre discussioni sull'argomento sono state ampie e variegate. Le regole letterarie, proprio come quelle relative a qualsiasi altra branca del sapere umano, non uccidono la creatività né sono fatte per essere infrante, come recita invece un adagio comune. Vuoi descrivere astronavi marziane che arrivano sulla Terra e distruggono tutto? Del belloccio che sposa la ragazza di umili origini? Del vampiro assetato di sangue che vampirizza una vergine per farne la propria sposa? Di uno squalo che uccide ragazze che fanno il bagno al crepuscolo? Di qualsiasi cosa tu voglia parlare devi conoscere le regole per creare i personaggi, storie e scene in modo decente. Le regole non azzerano la panoplia di argomenti e anzi ci aiutano a descriverli al meglio delle nostre possibilità. Il fatto che esistano Autori di fama con produzioni poco portate alle regole non inficia la validità di quanto detto: ciascuno di essi è un caso a sé e come tale va esaminato. Attenzione perché seguire le regole non vuol dire produrre romanzi tutti uguali! Quelli si possono scrivere anche ignorandole a bella posta. Giova ricordare che proprio i più grandi seguivano le regole e, in qualche caso, ne hanno scritte di nuove. Anche perché se dovessimo fare i puristi la creatività, almeno quella che lascerebbero vedere posizioni del genere, è morta e sepolta da decenni. Qualsiasi libro, scadente o di valore, è il risultato di regole. Della Fisica, cioè relative alla composizione della carta e dell’inchiostro, della Tecnica, relative al modo di costruire un libro, dell’Ortografia perché se scrivo: “ehi raga vi lovvo tntxxm xk st trpp mtc!!!!!!” può andar bene per un linguaggio da sms (sarò vecchio io, ma non ho mai scritto così da quando uso il telefono…) ma non certo se vogliamo scrivere anche solo una frase affidabile. La Sintassi non andrebbe dimenticata, anche se oggi pare che il congiuntivo sia demodé. Se è allora opinabile pensare che le regole uccidano la creatività è molto più semplice dimostrare come esse la aiutino. Sfatiamo un altro mito e ora mi riferisco all’ottima osservazione di Roberto che ringrazio di aver espresso il proprio parere su “Quattro Ombre Azzurre” e “Gabbiani delle Stelle”. Le regole per i racconti e quelle per i romanzi sono effettivamente diverse. La mia Prima Generazione, ovvero tutto ciò che finora ho pubblicato, si basava sulla fruizione dei migliori Autori del Fantastico che cominciai a leggere ai tempi della mia infanzia e della mia adolescenza. Sono sempre stato una persona abbastanza riservata, più votato a leggere gli Urania che a seguire le mode dei miei coetanei. I classici di Twain, London, Melville, Lovecraft, Moore e altri sono stati per me compagni migliori dei videogiochi. Sulla base delle osservazioni relative a quelle opere cominciai a scrivere brevi racconti, subito gettati via, per approdare in seguito alle prime storie abbastanza valide da essere considerate vendibili in qualità di Nigra. A seguire una bella stasi di oltre dieci anni con molti racconti conservati, ma solo di rado fatti leggere; il primo di essi, "Il Cigno", sarebbe poi diventato la prima storia di "Alfa e Omega", il mio primo libro. Gli altri sarebbero stati pubblicati con il titolo di "Quattro Ombre Azzurre", omaggio di chi scrive verso Simak. Come vedete potremmo considerare questo come un percorso classico, forse preferito dai paladini alla “Niente Regole, siamo Artisti!”. Ma, adesso che scrivere è diventato una vera e propria necessità, mi sono reso conto che non è sufficiente leggere ed esaminare i romanzi di migliore qualità se vuoi conoscerne davvero i segreti, invece di scopiazzarli come son soliti fare molti. Chi scrive non è mai stato portato a seguire le convenzioni, fossero anche positive, ma ha sempre preferito fare di testa propria. Ecco perché non ho voluto in alcun modo leggere il solito Tolkien e l’ho fatto solo di recente, per amore di coerenza con me stesso. Sono già nauseato da elfi, vampiri, demoni, draghi e mostri di mezza tacca che vanno di moda i cui Autori, che spesso NON seguono criteri affidabili, per me sono tutti uguali.
Il caccia per Air Dominance F-22 Raptor |
Vi faccio un esempio: immaginate di essere un progettista aeronautico e di voler scoprire i segreti del più avanzato caccia disponibile oggi. Per la cronaca parlo dell'F-22, supercaccia stealth dell’USAF. Noterete che le forme sono simili a quelle di una navetta da battaglia alla Star Wars e che la vernice è grigia. Fatto? Solo un idiota penserebbe di replicarne la tecnologia dipingendo un catorcio di grigio chiaro e pensare di aver realizzato il capolavoro del decennio solo per un po' di vernice e una velata scopiaz ispirazione all'aereo reale. Il risultato di questo è davanti agli occhi di tutti: centinaia di romanzi identici gli uni agli altri, le stesse trame, le stesse storie, ma scritte con cipiglio e qualità ben diverse da quelle alle quali si ispirano. diverse in senso negatibùvo, è ovvio! Tornando all'esempio dell'aereo, capire come vola e perché un F-22 ha quelle forme e non altre esige la conoscenza della tecnica dei materiali, dell'aerodinamica (la cosiddetta Regola delle Aree) e anche un po' di Storia Aeronautica per sapere perché e per come gli aerei precedenti a volte volavano bene e altre volte no. Ergo, lo studio di un'opera letteraria di qualità non implica che chi la legga soltanto poi possa replicarla o perfino migliorarla. L’esame di un romanzo ha senso solo se conosci le regole e sai cosa imparare e cosa gettare via. Questo è quanto ho fatto di preciso molti anni fa quando, folgorato sulla via di Damasco, cominciai a fare i miei primi passi con storie mie a tutti gli effetti. Gli echi dovuti a diversi Maestri della SF e del Fantastico si ravvisano infatti a scalare, già a partire da "Alfa e Omega". Già con "Sulle ali di Althaira" feci i primi tentativi di sperimentazione mentre "Gabbiani delle Stelle" è servito come canto del cigno di tutto ciò che avevo imparato. Ma con la Seconda Generazione le cose sono molto cambiate. Parlando di Talento nudo e crudo, se lo possiedi e studi per bene (studiare bene richiede anni, mica giorni…) è probabile che il tuo stile diventi competitivo. Se continuerai a studiare allora potrà essere, forse, che infrangerai quelle dannate regole e potrai scriverne di nuove, forse! Parlando di Grandi Scrittori non è vero né falso che non abbiano mai studiato, se per grandi intendiamo quelli davvero bravi, non quelli che vendono di più. Per costoro, cioè per chi legge libri da poco, vuoi per la giovane età o per una certa affezione alle mode, un capolavoro potrebbe essere anche “Amore 14” o una storiella a base di vampirelli adolescenti. Rispetto tutte le opinioni ma per quanto mi riguarda non è questo che cerco. Al contrario, i Grandi Scrittori hanno tutti letto e scritto manuali. Qualche nome? Stevenson, King, Zelazny… Cretini del genere, insomma. Quanto all’accostamento tra Narrativa e Matematica da me fatto nel precedente post, credo proprio di non essere stato chiaro. A leggere il miglior manuale del mondo non troverete mai le regole per costruire e assemblare una buona storia. I manuali offrono consigli, dicono quali effetti sono raggiungibili con questo o quell’accorgimento. Esattamente come spiegano i testi di Musica per i quali l’abc della composizione è basilare sia per gli scemi che per i geni. Il fine di un manuale è aiutare a scrivere meglio, non a diventare un Genio della Narrativa Mondiale. Per quello il Talento è fondamentale. Un appunto sullo Show don’t tell, come hanno giustamente osservato Ivan e Margherita. Il "mostrare" non è una tecnica nuova e neanche equiparabile alle altre. Qui dobbiamo capire bene cosa s’intenda con il termine ARTE se applicato alla Narrativa. L’arte non comincia fino a quando il romanziere o aspirante tale non pensa alla storia da mostrare in modo che si racconti da sola. La faccenda deve sembrare vera e questo è tutto. Non va solo raccontata altrimenti la sospensione dell’incredulità va a farsi fottere. Ora considerate questi due esempi:
“Verso mezzogiorno il sole era alto e Nathan era stanco. Aveva voglia di rinfrescarsi, fare un bel bagno e levarsi di dosso la stanchezza che lo rendeva fiacco e stanco. Poi guardò la sua compagna, Sharitza, che invece era fresca come una rosa. Era una ragazza bellissima dai capelli corvini che le arrivavano a coprire le spalle, folti e lucenti. Il viso era un delizioso ovale con occhi luminosi come stelle e azzurri come il mare. La giovane fissava l’orizzonte con un’espressione corrucciata sulle belle e morbide labbra, toniche come l’incavo tra i seni perfetti. Quando lei lo guardò scoppiò a ridere e lui avvampò di vergogna…”
Adesso considerate questo:
“Il sole era alto. Nathan ne avvertiva il calore che picchiava come un maglio sugli occhi, il sudore che rendeva la pelle un tutt’uno coi vestiti. La gola gli si era fatta secca e sulle labbra riarse passò la lingua con un movimento istintivo. Non aveva più saliva e le forze cominciavano ad abbandonarlo. Mentre così pensava, gli capitò di lanciare un’occhiata alla sua compagna che avanzava spedita, in apparenza invulnerabile ai morsi della fame e della sete. Piccole perle le correvano sulla fronte ampia, indugiavano sugli occhi chiari per scivolare poi rapide sul collo esile. Le sue falcate regolari evidenziavano l’addome piatto e le gambe sottili. Quando si volse a guardarlo, lui ne incrociò gli occhi grandi che spiccavano come topazi sulla pelle, candida e lucida per il sudore. Senza volerlo, l’occhio gli cadde là dove la camicia era lacera, proprio all’altezza dei seni, il cui aspetto risvegliò istinti mai sopiti. Accortasi del suo sguardo, la donna si scosse con una mano i capelli neri e setosi e poi scoppiò a ridere. Nathan si sentì un idiota…”
Se la mostri si nota che è carina |
Il primo è chiaramente raccontato ed è una merda. Sì, ho detto una merda! Il secondo va un po’ meglio, anche se si può fare di meglio, ma spero mi perdonerete se vi dico che li ho scritti al momento. Ma che la ragazza sia una gnocca il lettore lo capisce da sé grazie al secondo. Nel primo lo racconta solo lo scrittore. Raccontare che qualcosa, una donna, un cane, un paesaggio è bello lo può fare chiunque. Inoltre, la mano dell’Autore non dovrebbe essere troppo presente ma è necessario che lasci campo libero al lettore. Mi piacciono le ragazze magre con le tette grosse? Magari al lettore piaceranno quelle di colore, con i seni appena accennati. Chi ama davvero scrivere tende a mostrare una scena e fare in modo che il lettore giudichi da sé cosa è bello e cosa non lo è altrimenti sono tutti gnokki come Edward e Carine come Bella. E, a proposito, lo Show don’t tell non è una moda cinematografica ma una regola basilare da quando fu inventato il concetto di ARTE. Qualche esempio? George Campbell, abate e scrittore, nel 1750. E dato che gli scribacchini che seguono il cuore sono anche ignoranti come capre preciso che nel 1750 il cinema non esisteva. 1852: il filosofo Spencer (Herbert) con il suo “The Philosophy of Style” ne parlò con precisione. E già: anche nel 1852 il cinema era ancora nel limbo dei sogni. Non dico che per scrivere bene un neofita debba vedersi il teatro Giapponese del 1200 o studiare abati e filosofi, ma almeno che quando si parla di un argomento lo si faccia con cognizione di causa. La sola passione da sola non basta. Se vuoi navigare per mare la passione devi viverla insieme alla tecnica perché una nave non è fatta di sogni e amore! Oggi molti lanciano strali come questo: “Io me ne fotto delle regole. Stà roba che uccide la creatività! E poi il mostrare è la moda di Ollivud. Mica può competere col mio Fantasy da millemila pagine x quattrocento libri/saga/telenovela che parla di Vampiri gnokki e di Elfi Yaoi. Ehi, guardate che ho scritto seguendo il cuore, il sole e l’ammore!” Beh, io non voglio perdere tempo con le stronzate. Non è l’argomento che fa l’Arte ma occorre anche l’umiltà di voler migliorare, di imparare.
Esempio di romanzo raccontato... |
Se non lo si fa allora, per esempio, Elfi dai capelli biondi che fanno sesso nella vasca da bagno tra bolle di sapone (Chiara, fai ciao ciao con la manina!) sono il frutto da allucinazione da Vodka. Un’ultima cosa. Le regole e l’ARTE, come diceva il buon Wilde, sono cose perfettamente inutili. Si vive tranquillamente anche senza! A conti fatti il mercato mondiale dei libri è potenzialmente così vasto che davvero lo spazio è generoso con tutti, dall'Artista Eccellente all'ultimo degli scribacchini come chi scrive. Il fatto che mi piacciano libri di un certo tipo non significa che il mio punto di vista sia il solo e gli altri facciano schifo, ci mancherebbe. Vero è, comunque, che le regole che definiscono un'opera d'arte, di qualsiasi tipo essa sia, sono definite con precisione, e io a esse mi appello, relativamente al mio campo. Perchè? Beh, riguarda solo IL MIO MODO DI SCRIVERE: desidero che migliori e prosegua senza badare al commerciale sia per soddisfazione mia sia per chi mi segue, e quindi voi, che così potrete leggere qualcosa di più valido del libro precedente, più emotivo, più scorrevole, più efficace! Se invece scriviamo libri solo per il gusto della pubblicazione allora è una faccenda diversa che non sempre guarda alla qualità. Lovecraft aveva il Talento, ma il fatto che abbondasse con aggettivi e ripetizioni roboanti non può essere negato. I suoi racconti, tutti, sono raccontati, non mostrati. Certo, i migliori sono molto suggestivi e hanno condizionato le nuove generazioni di scrittori del Fantastico, a partire dai suoi amici e colleghi. Però non dobbiamo dimenticare che il Solitario di Providence era uno che studiava e leggeva moltissimo. L'ironia della sorte è che proprio i suoi racconti meno evocativi furono accettati dalle scadenti riviste che per tutta la vita furono il suo solo sbocco creativo. Quando invece migliorò il proprio stile e produsse capolavori fu puntualmente rifiutato. Lo stesso accadde a Poe, per alcuni aspetti anche a Dick, e a molti altri. Passione, Competenza, Sudore e Follia Creativa non sono da relegare in soffitta ma servono a esplicare l’idea che nasce dall’ispirazione con la tecnica che serve a tradurre l’emozione in un linguaggio migliore. La passione ti fa immaginare un mondo dove realtà e follia sono ordinate da regole che soggiacciono al caos. Ma per un tale guazzabuglio serve la tecnica per essere scritto e così altre storie, altri mondi, altri romanzi. Quanto ai miei nuovi romanzi, solo "ISDN" può essere considerato un'evoluzione della Prima Generazione ma è sempre qualcosa che lancia un ponte verso la Seconda. "Primus" è il primo libro che mi ha visto, in modo più o meno consapevole, sperimentare uno stile del tutto differente. "Nexius" è un mondo ancora diverso, Science Fantasy, che non avrà nulla a che vedere con il Med Fantasy. "Sensum", poi, sarà il lancio verso una Terza Generazione. Tutti questi libri sono stati finiti e/o conoscono al momento la fase della composizione. Sono, o saranno, creati con regole e passione, non con freddi calcoli matematici. Lo capirete da soli quando leggerete “Primus”. Sempre se verrà pubblicato…
Massimo Valentini