Ecco una nuova recensione sul tema “angelico”, ovvero la moda del momento in fatto di romanzi urban fantasy. Ringrazio Chiara del fan club per avermi inviato il testo al fine di farne una recensione e conoscere il mio parere. Penso che tale argomento sarà anche una gradita sorpresa per Ivan e per molti di voi che si sono mostrati curiosi nei riguardi di questo romanzo che per quanto riguarda l'Italia è stato pubblicato dall’Editrice Nord. Ma eccovi la storia:
Trama:
"Evangeline ha soltanto sette anni il giorno in cui il padre la affida alle suore del Convento di Saint Rose, vicino a New York, lasciandole come unico ricordo u ciondolo a forma di lira. Da allora il convento è stato la sua casa, il luogo dove è cresciuta, dove ha preso i voti, e dove ha fato una scoperta sconvolgente: una lettera del 1944, spedita dall’ereditiera Abigail Rockefeller alla Madre Superiora, in cui viene citata una misteriosa spedizione nella Gola del Diavolo, in Bulgaria, e il ritrovamento di un cadavere perfettamente conservato. Il cadavere di un Angelo. Per Evangeline, quella lettera è il primo tassello di una storia che affonda le sue radici nella notte dei tempi: la storia degli Angeli che hanno tradito Dio e del Male che è sceso sulla Terra con un battito d’ali; la storia dei Nefilim, e creature generate dall’unione tra gli Angeli ribelli e i mortali; la storia degli Angelologi, un gruppo di studiosi e religiosi che, da generazione, si tramandano il segreto dell’esistenza dei Nefilim e combattono contro di loro una guerra secolare. E, soprattutto, la storia di quattro strumenti di origine divina e dai poteri straordinari, quattro strumenti andati perduti c eh, adesso, Evangeline ha i compito di recuperare, prima che lo facciano i Nefilim. Perché la storia degli Angelologi è anche la sua storia, e la loro missione è la sua missione. Una missione che riscriverà il destino di Evangeline e, forse, dell’umanità intera."
Recensione:
Come già a suo tempo per “Il codice da Vinci” di Daniele il Marrone, questo romanzo è stato fin da subito osannato un po’ da tutti, testate, riviste, lettori. Non soltanto: prima ancora che fosse pubblicato, la Casa Cinematografica di Will “Il Principe di Bel Air” Smith, ne ha acquistato i diritti per farne un film. Sulla carta, quindi, sembrerebbe un romanzo di quelli seri, senza frizzi & lazzi, per intenderci. Ma è davvero così? Se devo essere sincero non è che mi abbia fatto gridare al capolavoro, sebbene soddisfi una delle regole che considero basilari per chiunque voglia scrivere un romanzo di qualità letteraria: documentarsi. E in effetti tutto si potrebbe dire di “Angelology” tranne che l’autrice abbia dimenticato di leggere libri e pensare invece alle fatine, come ha fatto Allibis con il suo orrendo “Unika”. Anche lo stile è pulito, almeno tecnicamente. Il tema degli angeli è ancora vergine dal punto di vista del marketing: esistono già diversi titoli sulla stessa falsariga ma siamo a un livello indegno sia come stile, sia come storie nude e crude. Qui invece possiamo godere di una storia degna di questo nome, complessa, intrigante, caratterizzata da uno stile fluido e una buona capacità di mostrare bene le varie scene. A mio modo di vedere, però, l’autrice o gli editor hanno fatto un passo falso su diversi aspetti dell’opera: la protagonista, la caratterizzazione degli angeli cattivelli e l’eccesso di inforigurgito. Per chi è pigro e non vuole andare alla pagina inglese di Wikipedia dov'è spiegato nel dettaglio, sappiate che l'inforigurgito è un modo colloquiale per indicare lo sfondo di una trama letteraria, il suo background, cioè le informazioni usate dall'Autore per scrivere il romanzo. Queste informazioni dovrebbero essere elegantemente intrecciate nella storia in modo tale da renderla verosimile e fluida, e quindi leggibile senza mai annoiare
Partiamo dalla protagonista. Evangeline è solo una “parziale” protagonista: in realtà sembra più un personaggio fantasma che appare o scompare a seconda che l’autrice focalizzi il suo pensiero sulla documentazione, su di lei o sugli angeli (buoni o cattivi che siano). Se da un lato appare caratterizzata da una certa delineazione psicologica, dall’altro sembra più simile a un ruolo da comprimario nonostante le varie prodezze che dovrà affrontare. I Nefilim, ovvero gli esseri che discendono dall’accoppiamento tra angeli ed esseri umani, sono davvero ben descritti, ma hanno i tratti più da demoni che non da angeli decaduti. Si potrà osservare che anche Lucifero era uno degli angeli più belli prima che fosse scaraventato da Dio all’Inferno, ma il punto è che ho trovato questi esseri poco caratterizzati rispetto alla classica demonologia letteraria. A questo punto la trama “angelica” perde in qualche modo coerenza. L’unione tra angeli ed esseri umani, inoltre, aiuta certamente la trama stessa ma al contempo rende un cattivo servizio al concetto di società angelica. Primo perché esseri come gli angeli, in teoria, non dovrebbero avere sesso e quindi nessuna possibilità di procreare con esseri umani, secondo perché gli angeli appaiono molto umani e poco angeli, a partire dal loro comportamento. Vero è che siamo anni luce dal già citato “Unika” dove praticamente si descrivono gli angeli come una sorta di mio-mini-pony-con-le-ali, ma è anche vero che la caratterizzazione di personaggi così affascinanti dal punto di vista narrativo avrebbe dovuto essere più attenta. Per carità: se i difetti fossero solo questi avrei comunque decretato un bel 9 al romanzo, ma avete dimenticato la questione di inforigurgito che è davvero eccessivo. Adesso, io non so se la Trussoni abbia trascorso un casino di tempo in compagnia di suore ed ecclesiastici come si dice in giro, potrebbe tranquillamente essere un espediente di marketing come avvenne ai tempi de "Il Diario di Ellen Rimbauer, la mia vita a Rose Red", (leggi qui se non conosci il libro) uno pseudobiblia pubblicato ad hoc per attrarre il pubblico verso il mini sceneggiato di Stefano Re , “Rose Red”, peraltro molto valido
Conoscendo le stronzate del marketing non sono mai attratto dalla biografia di un Autore, di un Regista o un Cantante perchè ogni cosa fa brodo, pur di vendere. Io preferisco focalizzare la mia attenzione sull’anima di un libro: la storia, lo stile, la caratterizzazione delle scene e alla via così. Alla fin fine, non è importante cosa faccia uno scrittore per vivere; se ha talento e tecnica scriverà un buon romanzo a prescindere da vezzi autobiografici o ambienti familiari, salvo poi trarre spunto dalla propria esistenza per dare gli ultimi tocchi a una trama. Riferimenti storici, biblici, teologia a non finire vanno bene, ma senza esagerare. Le prime 100 pagine del romanzo appaiono drasticamente noiose a causa dei tanti, eccessivi riferimenti a questo o quel tema religioso, questa o quella credenza. Inoltre il tema del puzzle letterario che fa tanto “Angeli e Demoni” non mi sa di trovata innovativa, dal punto di vista del meccanismo narrativo. Ciò rende le prime due sezioni del libro (sono quattro) noiose e avvezze a continui flashback che rischiano di disorientare il lettore, considerata la complessità della trama. Noiosa anche la sezione relativa al viaggio alla “Gola del Diavolo” nella Bulgaria del 1940: forse tagliare molti di quei passaggi avrebbe giovato a un testo che comunque conta circa 500 pagine. E un’ultima osservazione che mi ha lasciato perplesso una volta arrivato all’ultima pagina… com’è possibile che di Nefilim solo a Manhattan ne esistano migliaia senza che nessuno si sia mai accorto di nulla? Non stiamo parlando di un oscuro paese nei Carpazi orientali, ma di una città con una popolazione vasta e attiva. E gli angelologi, la setta super-segreta che appare molto simile a una sorta di Loggia P 2 religiosa è davvero non-credibile, se consideriamo che nella realtà gli stessi esorcisti, i sacerdoti che hanno a che fare con uno dei comparti più delicati della professione, non vivono esattamente una vita da monaci tibetani. Gli angelologi ricercano uno strumento, la Lira dell’Arcangelo, per distruggerlo e rendere così più divertente la vita ai loro acerrimi nemici. Peccato però che nessuno sappia dove si trovi in circa 390 pagine su 480, e che quindi non abbia alcun senso per la storia. Anche le ultimissime pagine sono poco credibili. Non siamo ai livelli scadenti del già citato Dan Brown che per quanto riguarda la sua produzione ha davvero esagerato (per esempio il caso della Sirenetta di Disney, che "Il Codice Da Vinci" descrive come rossa di capelli perchè chi di dovere avrebbe deciso di dare un indizio sui Templari: affermazione degna di Giacobbo!) ma poco ci manca
Le ultime pagine sono tirate per i capelli. Evangeline si dimostra fin troppo scaltra a capire elementi complessi, il che mi fa pensare a uno scioglimento della storia raffazzonato in fretta e furia per andare in stampa nei tempi previsti. Da questo e altri dettagli penso allora che anche questo libro sembra solo una bella operazione commerciale costruita ad hoc dal marketing e poco dalla passione. Perchè? Primo: marketing virale a go-go come se fosse un successo planetario: ricordatevi che i diritti sono stati già venduti in oltre 32 Paesi! Secondo: il fatto che il film sia già previsto per il 2013, cosa che mi fa capire come gli investimenti finanziari fatti prevedano un business plan dove la versione cinematografica è stata programmata a tavolino. Terzo: il più volte citato caso del romanzo di Dan Brown. Se ricordate, prima de "Il Codice..." Brown aveva già pubblicato "Crypto": un polpettone abbastanza scialbo. Curioso il fatto che "Il Codice Da Vinci" e quasi in contemporanea il relativo film furono ampiamente discussi, con la Chiesa che lanciava strali per non far vedere il film o leggere il romanzo. Coincidenze? Sarà, ma io comincio a pensare che questo sia un romanzo al 50% buono e per il resto operazione commerciale. E in verità me ne dispiace, perché per vari aspetti la trama è buona e lo stile dell’autrice sembra efficace. Vale quindi il caso di spendere 18 euro per questo libro? Spendeteli pure, ma solo se cercate una storia carina con un’ottima documentazione sul tema degli angeli. Se invece desiderate un romanzo equilibrato passate oltre se non volete ritrovarvi con un ottimo libro in fase di acquisto ma con un frullato letterario che cavalca l’onda della moda angelica sullo scaffale della vostra libreria.
Massimo Valentini
l'autrice di "Angelology", Danielle Trussoni |
Partiamo dalla protagonista. Evangeline è solo una “parziale” protagonista: in realtà sembra più un personaggio fantasma che appare o scompare a seconda che l’autrice focalizzi il suo pensiero sulla documentazione, su di lei o sugli angeli (buoni o cattivi che siano). Se da un lato appare caratterizzata da una certa delineazione psicologica, dall’altro sembra più simile a un ruolo da comprimario nonostante le varie prodezze che dovrà affrontare. I Nefilim, ovvero gli esseri che discendono dall’accoppiamento tra angeli ed esseri umani, sono davvero ben descritti, ma hanno i tratti più da demoni che non da angeli decaduti. Si potrà osservare che anche Lucifero era uno degli angeli più belli prima che fosse scaraventato da Dio all’Inferno, ma il punto è che ho trovato questi esseri poco caratterizzati rispetto alla classica demonologia letteraria. A questo punto la trama “angelica” perde in qualche modo coerenza. L’unione tra angeli ed esseri umani, inoltre, aiuta certamente la trama stessa ma al contempo rende un cattivo servizio al concetto di società angelica. Primo perché esseri come gli angeli, in teoria, non dovrebbero avere sesso e quindi nessuna possibilità di procreare con esseri umani, secondo perché gli angeli appaiono molto umani e poco angeli, a partire dal loro comportamento. Vero è che siamo anni luce dal già citato “Unika” dove praticamente si descrivono gli angeli come una sorta di mio-mini-pony-con-le-ali, ma è anche vero che la caratterizzazione di personaggi così affascinanti dal punto di vista narrativo avrebbe dovuto essere più attenta. Per carità: se i difetti fossero solo questi avrei comunque decretato un bel 9 al romanzo, ma avete dimenticato la questione di inforigurgito che è davvero eccessivo. Adesso, io non so se la Trussoni abbia trascorso un casino di tempo in compagnia di suore ed ecclesiastici come si dice in giro, potrebbe tranquillamente essere un espediente di marketing come avvenne ai tempi de "Il Diario di Ellen Rimbauer, la mia vita a Rose Red", (leggi qui se non conosci il libro) uno pseudobiblia pubblicato ad hoc per attrarre il pubblico verso il mini sceneggiato di Stefano Re , “Rose Red”, peraltro molto valido
copertina de: "Il Diario di Ellen Rimbauer", di Ridley Pearson |
Conoscendo le stronzate del marketing non sono mai attratto dalla biografia di un Autore, di un Regista o un Cantante perchè ogni cosa fa brodo, pur di vendere. Io preferisco focalizzare la mia attenzione sull’anima di un libro: la storia, lo stile, la caratterizzazione delle scene e alla via così. Alla fin fine, non è importante cosa faccia uno scrittore per vivere; se ha talento e tecnica scriverà un buon romanzo a prescindere da vezzi autobiografici o ambienti familiari, salvo poi trarre spunto dalla propria esistenza per dare gli ultimi tocchi a una trama. Riferimenti storici, biblici, teologia a non finire vanno bene, ma senza esagerare. Le prime 100 pagine del romanzo appaiono drasticamente noiose a causa dei tanti, eccessivi riferimenti a questo o quel tema religioso, questa o quella credenza. Inoltre il tema del puzzle letterario che fa tanto “Angeli e Demoni” non mi sa di trovata innovativa, dal punto di vista del meccanismo narrativo. Ciò rende le prime due sezioni del libro (sono quattro) noiose e avvezze a continui flashback che rischiano di disorientare il lettore, considerata la complessità della trama. Noiosa anche la sezione relativa al viaggio alla “Gola del Diavolo” nella Bulgaria del 1940: forse tagliare molti di quei passaggi avrebbe giovato a un testo che comunque conta circa 500 pagine. E un’ultima osservazione che mi ha lasciato perplesso una volta arrivato all’ultima pagina… com’è possibile che di Nefilim solo a Manhattan ne esistano migliaia senza che nessuno si sia mai accorto di nulla? Non stiamo parlando di un oscuro paese nei Carpazi orientali, ma di una città con una popolazione vasta e attiva. E gli angelologi, la setta super-segreta che appare molto simile a una sorta di Loggia P 2 religiosa è davvero non-credibile, se consideriamo che nella realtà gli stessi esorcisti, i sacerdoti che hanno a che fare con uno dei comparti più delicati della professione, non vivono esattamente una vita da monaci tibetani. Gli angelologi ricercano uno strumento, la Lira dell’Arcangelo, per distruggerlo e rendere così più divertente la vita ai loro acerrimi nemici. Peccato però che nessuno sappia dove si trovi in circa 390 pagine su 480, e che quindi non abbia alcun senso per la storia. Anche le ultimissime pagine sono poco credibili. Non siamo ai livelli scadenti del già citato Dan Brown che per quanto riguarda la sua produzione ha davvero esagerato (per esempio il caso della Sirenetta di Disney, che "Il Codice Da Vinci" descrive come rossa di capelli perchè chi di dovere avrebbe deciso di dare un indizio sui Templari: affermazione degna di Giacobbo!) ma poco ci manca
copertina de: "Il Codice Da Vinci", di Dan Brown |
Le ultime pagine sono tirate per i capelli. Evangeline si dimostra fin troppo scaltra a capire elementi complessi, il che mi fa pensare a uno scioglimento della storia raffazzonato in fretta e furia per andare in stampa nei tempi previsti. Da questo e altri dettagli penso allora che anche questo libro sembra solo una bella operazione commerciale costruita ad hoc dal marketing e poco dalla passione. Perchè? Primo: marketing virale a go-go come se fosse un successo planetario: ricordatevi che i diritti sono stati già venduti in oltre 32 Paesi! Secondo: il fatto che il film sia già previsto per il 2013, cosa che mi fa capire come gli investimenti finanziari fatti prevedano un business plan dove la versione cinematografica è stata programmata a tavolino. Terzo: il più volte citato caso del romanzo di Dan Brown. Se ricordate, prima de "Il Codice..." Brown aveva già pubblicato "Crypto": un polpettone abbastanza scialbo. Curioso il fatto che "Il Codice Da Vinci" e quasi in contemporanea il relativo film furono ampiamente discussi, con la Chiesa che lanciava strali per non far vedere il film o leggere il romanzo. Coincidenze? Sarà, ma io comincio a pensare che questo sia un romanzo al 50% buono e per il resto operazione commerciale. E in verità me ne dispiace, perché per vari aspetti la trama è buona e lo stile dell’autrice sembra efficace. Vale quindi il caso di spendere 18 euro per questo libro? Spendeteli pure, ma solo se cercate una storia carina con un’ottima documentazione sul tema degli angeli. Se invece desiderate un romanzo equilibrato passate oltre se non volete ritrovarvi con un ottimo libro in fase di acquisto ma con un frullato letterario che cavalca l’onda della moda angelica sullo scaffale della vostra libreria.
Massimo Valentini