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martedì 22 settembre 2009

Il vero Heroic Fantasy







Miei cari lettori buongiorno a tutti! Non immaginavo certo di scatenare un tale polverone sulla querelle Fantasy si/fantasy no, ma ne sono felice perché significa che siete tutti molto attenti e sensibili agli argomenti trattati. Do il mio benvenuto anche ai nuovi lettori, o comunque, ai nuovi commentatori di questo blog e li invito a seguire i vostri interessantissimi commenti. E adesso basta con le sviolinate e andiamo a rispondere ai vostri interrogativi… “Sulle ali di Althaira” non sarà fantasy ma fantastico. In effetti, è ancora in valutazione e prima di avere l’ok dalla Casa Editrice passerà non meno di un mese e mezzo e questo è un tempo ridotto solo perché sono già un loro Autore. Infatti, per chi si accosta la prima volta alla 0111 Edizioni di norma l’attesa è sui tre mesi. Il mio post precedente, quindi, aveva lo scopo di informarvi sui miei progetti più vicini, non di fissare date. E proprio per venire incontro ad alcuni di voi che me lo hanno chiesto, di “Sulle ali di Althaira” potrebbe far parte anche il racconto breve “Leyla”. Di solito la mia Casa Editrice non pubblica testi già editi, ma nel caso di questo racconto, si potrebbe fare e mi sono pertanto adoperato presso la sede opportuna ottenendo risposta positiva. Scendendo in dettaglio, direi che sia “Leyla” sia “Il canto della solitudine” hanno sapore fantasy in quanto sono entrambi prose poems con relativa atmosfera. Quanto al genere Fantasy lo condivido ma, esattamente come tutti gli altri generi, solo nelle sue forme letterarie e meno commerciali. Condivido alcuni di voi quando affermano che il mercato è fin troppo inflazionato di trame e romanzi, non solo fantasy, che hanno il sapore di cose già viste e sentite. Del resto è la legge del mercato richiedere le ricette “vincenti” che vanno per la maggiore. Vi farò un esempio cambiando argomento. Pensate all’affermazione di molte Case Automobilistiche quando dicono che il nuovo modello di un’auto è tot volte più rigida e sicura del modello precedente. Questa frase è invariata da vent’anni ormai, ma cosa vuol dire, esattamente? Letteralmente, implica che i vecchi modelli erano assolutamente poco sicuri dal punto di vista dinamico e altre caratteristiche. Ma il mistero sta nel fatto che TUTTI i nuovi modelli sono presentati come sicuri e innovativi rispetto a quelli che li precedono. Certamente, le specifiche per le nuove auto obbligano i costruttori a migliorare questo o quell’aspetto ma siamo poi certi che la macchina che acquisteremo sarà migliore, sotto tutti i punti di vista, della precedente? Naturalmente no. Non basta un nuovo design e qualche airbag in più a fare di un’auto un’ALTRA auto. Ma il mercato vuole nuovi modelli e poiché non si può reinventare la ruota aggiungiamo nuovi orpelli alle cose già viste. Applicato questo concetto al mondo del libro otteniamo che: idee quali vampiri, alieni invasori, fate, elfi, draghi ecc sono tutti ingredienti tipici della letteratura fantastica, nel senso più ampio del termine. Autori come Tolkien, Ende, Howard hanno tracciato la strada da un pezzo ed è logico che molti potenziali scrittori e moltissimi autori di best sellers, spinti dall’interesse verso questi temi, siano attratti al massimo grado da essi. Non è mio il compito di giudicare i lavori o i gusti altrui. Io mi limito a presentare i miei. Personalmente, faccio lo scrittore ma non seguo il mercato. Se dovessi mettermi davanti alla tastiera e cercare di elaborare una trama seguendo i dettami della moda – che siano fantasy o fantastici non importa – scriverei probabilmente robaccia. Credo che la massima aspirazione, in arte, sia quella di scrivere ciò che ci spinge non quel che presumiamo possa farci diventare ricchi e famosi. Per questo, se la mia vena creativa è orientata al fantasy cercherò di tracciare una storia poco nota e originale, altrimenti lascio perdere. Quanto ai miei gusti fantasy, seguo un filone diverso da quello che va per la maggiore oggi. Una persona, la prof.ssa Margherita (mi scusi, ma non conosco il Suo cognome) ha citato Howard. Beh, è proprio di lui che volevo parlare per far capire a voi tutti i miei gusti in fatto di fantasy. Robert Erwin Howard, a mio modo di vedere, appartiene a quella schiera, assai poco nutrita in verità, di scrittori di primissimo livello. Come lui, solo pochi altri nomi hanno letteralmente inventato il genere ed è ad essi che, in un modo o nell’altro, devono molto tantissimi autori contemporanei. Così come Bram S. è il padre di Dracula (e tutti i filoni ad esso legati) molte figure fantasy (e pseudostoriche in generale) devono a scrittori come Howard praticamente tutto. Per darvene un’idea parlerò della sua vita e, soprattutto, della sua nutritissima produzione letteraria. Howard era autore di racconti fantasy di una vividezza incomparabile. Era nato in Texas nel 1906 e morì solo trent’anno dopo. Il suo primo racconto, "Spear and Fang", lo scrisse all’età di 16 anni che pubblicò sulle pagine della rivista Weird Tales. L’anno dopo pubblicò il suo primo romanzo, "Wolfshead", sempre sulle pagine della stessa rivista. Riviste come Weird Tales, Astounding Stories, The Vagrant e molte altre, erano la cornice più sicura per chi volesse cimentarsi con la SF, il Fantasy e il Fantastico, negli Stati Uniti. Davano la possibilità agli autori di acquisire una sicura notorietà e diedero, cosa importante, i natali ad alcuni grandissimi autori. Nel 1928 Howard compose una serie di racconti aventi come protagonista lo spadaccino puritano Solomon Kane, un antieroe impegnato a vivere epiche avventure in terre abitate da mostri, lamie, arpie, demoni e spettrali rovine primordiali nel cuore dell’Africa nera. Altri racconti furono ambientati in epoche lontanissime che vedevano i fulgidi templi di Atlantide, Lemuria e Mu svettare orgogliosi verso il cielo. In questo ciclo il protagonista era il re Kull di Valusia. E adesso tenetevi forte, almeno chi di voi è un fanatico di Conan il barbaro. "The Phoenix and the Sword", datato 1932, fu il primo racconto sulle gesta di Conan il Cimmero. Caratteristica di Howard e lasciatemelo dire, di ogni vero scrittore, era l’accuratezza infinita delle descrizioni, la precisione nei dettagli unite a una fertilità immaginativa di sicuro impatto. Se leggerete uno dei suoi racconti troverete una qualità assolutamente superiore a quella di tantissimi libri odierni, di emergenti o affermati non importa. La sua passione per gli sport lo indusse a delineare il marinaio Steve Costigan che visse avventure in regioni esotiche e inesplorate. Scrisse anche parecchie poesie che furono utilizzate, perlopiù, come intestazione dei capitoli per i suoi romanzi. Ovviamente erano poesie incentrate sulle gesta dei guerrieri che andava immaginando! La sua cultura era fenomenale, per un uomo della sua età, e il suo carattere poco gli permetteva di sottoporsi alle richieste del mercato, per quanti sforzi facessero editori e simili. E in effetti, raramente dava vita a personaggi piatti e stereotipati. Vi invito a badare che l’epoca di cui stiamo parlando, il 1930, non era “vergine” dal punto di vista delle idee. Tanti autori si lamentavano già di vampiri, mostri, alieni, fate e uomini lupo a spasso per le terre di tantissimi racconti e romanzi e Howard non era da meno. Odiava con tutte le sue forze i puerili tentativi delle riviste di scalfire la purezza dei suoi personaggi inserendovi improbabili storie d’amore o delicate ancelle sovrannaturali perché ogni cosa nella sua produzione era imperniata nella verosimiglianza estrema. Un qualcosa che i lettori di Valerio Massimo Manfredi sapranno, immagino. Quando morì il mondo dell’Arte Letteraria, quella vera, quella scritta in maiuscolo, ha subito una durissima perdita. E chi, tra i Grandi coevi, scrisse qualcosa su di lui fece come H. P. Lovecraft che in una lettera a un suo corrispondente scrisse:

 

“Che un artista così autentico (R. E. Howard, n.d.r.) debba morire mentre centinaia di ipocriti scribacchini continuano a inventare falsi fantasmi, vampiri, astronavi e investigatori occulti, è davvero una triste ironia cosmica!”.

 

I suoi gusti letterari spaziavano dal vero al reale e un odio inesorabile verso tutto ciò che sapeva di artificioso. I suoi amici erano tantissimi ma non fece mai parte di cerchie letterarie e aborriva dal più profondo del cuore i circoli animati da emozioni pretestuosamente artistiche che poi tali non erano. Con gli scrittori fantasy come lui intrecciò moltissime lettere senza mai avere contatti personali, tranne E. Hoffman Price, anch’egli scrittore “emergente”, la cui vastissima erudizione lo impressionò oltre ogni dire. Howard era alto un metro e ottanta e aveva un fisico da lottatore. Nessuna meraviglia che Conan il Cimmero fosse un suo alter ego. E nessuna sorpresa se, nonostante anche lui mettesse molto di sé nei propri racconti e romanzi, non lo facesse come si fa oggi, con personaggi stereotipati che abitano alle porte della propria città, ma instillasse la propria stessa essenza in personaggi assolutamente lontani ma assolutamente realistici, immersi in città e ambientazioni che aveva studiato su libri e carteggi. Scriveva soprattutto di notte e, come spesso accade, il suo carattere non era dei più facili, anche se aveva un ottimo senso dell’umorismo. Viveva periodi in cui era capace, in una notte, di scrivere pagine e pagine sui suoi beniamini ed altri in cui non scriveva nulla. Detestava chi si vantava di scrivere, poniamo, 20 pagine a settimana, perché secondo il suo modo di vedere la qualità non andava d’accordo con la quantità. Opinione che condivideva con Poe, Lovecraft, Bradbury e il primissimo Asimov. Quando è morto, una parte del fantasy è morto con lui. So di attirarmi le critiche di molti autori contemporanei ma dico ugualmente che nessuno, e lo dico con assoluta convinzione, è in grado oggi di stargli al passo. L’Arte vera non risente dello scorrere del tempo e quindi nessuno dei suoi racconti suonerebbe oggi come datato o superato. Al contrario, l’Arte è come il vino di pregio. E’ fatta per ammonire i discendenti di non alzare troppo la cresta quando bevono alla fonte del vinello imbottigliato nel bric di cartone. In fondo, il vero nettare è allo stesso tempo molto più antico e moderno del loro!






Massimo Valentini