Un’esperienza nuova per me che finora avevo svolto il
lavoro del divulgatore in modo diverso. Un modo più libero, senza padroni, un
cane sciolto che va in giro e osserva, prova, sogna e scrive. Beh, che ci
volete fare, sono uno scrittore, mica Fabio Volo. Scrivere per Voyager è divertente, anche se le responsabilità sono tante, ma fa parte del gioco. Certo, a conti fatti, scrivo per un bel po’
di gente. Varie riviste, rispondo alle lettere, scrivo libri... Ricordo ancora quando
cominciai a scrivere le prime volte. Ero al liceo, anzi, no: in Inghilterra per un viaggio studio, ma con
qualche compagno della mia classe. Ovviamente lo studio era l’ultima delle
preoccupazioni dei miei baldi amici. Erano andati per “le inglesi”, loro. In
effetti, non se ne sono fatta nessuna (decisero di ripiegare sulle nostre compagne
italiane). Io, invece, che ero fidanzato (a volte anch'io sono un bravo ragazzo) proprio non me ne fregava nulla né delle inglesi né delle nostre
compagne. Rispetto a me, solitario per nascita e
compagnone per diletto, loro erano scatenati. Bevevano, fumavano, facevano
casino... Le loro stanze al college sembravano quadri naif o, se volete, l’ultima
delle fogne. Io, invece, scrivevo. I miei compagni erano impegnati a studiare l’inglese (30 minuti ogni 24 ore, più o meno)
fotografarsi le facce a vicenda, studiare le gambe delle ragazze (inglesi) che
venivano ogni venerdì a pulire quella fogna di appartamento, cercare di
farsele, fotografare loro il Lato B (ho detto Lato B? Scusate: volevo dire le
chiappe) e gettare acqua sul gatto delle studentesse (italiane) del piano
inferiore per attrarre l’attenzione delle suddette. Italiane che ovviamente erano andate
li per gli inglesi e che invece anche loro se la facevano con gli italiani. Quando si dice che tutto il mondo è paese... Poi, un bel
giorno, una delle studentesse italiche cominciò a fare
flap flap con le ciglia verso di me. Ricordo quel che mi disse un certo
Salvatore:
Lui: “Max, secondo noi dovresti darti una mossa.” E intanto si raspava il grugno con un rasoio. Peccato che la barba erano un ciuffo di peli qua e là.
Io: “E perché? Ho già la fidanzata.”
Lui: rasp, rasp “Vabbé però la tua ragazza è lontana e adesso sei solo. Mica puoi scrivere tutto il giorno. C’è quella che ti guarda: che aspetti?”
Io: “Tu hai la ragazza in italia? Non lo sapevo."
Lui: "Eeeeh, vabbé no, ma qui..."
Io: "Ma qui fai lo zerbino di quella cofana della terza F..."
Lui: rasp rasp “Sei uno sfigato!”
Io: “Sarà, ma io non mi ammazzo di seghe come fate voi.”
Lui: “Solo perché la tua ragazza è gnocca…”
Io: “Buone raspate, Salvatò!”
Ecco, più o
meno queste erano le giornate ragion per cui feci i bagagli e tornai in italia. Una vacanza di merda,
ma che è servita a farmi capire una cosa: che nella vita di ciascuno di noi ciò
che siamo è sempre lì ad attenderci. Salvatore so che è diventato medico, è
benestante e ha rilevato lo studio del Papi, pure lui medico. Io, invece,
scrivo i miei libri e me ne frego di leccare a destra e a manca
per far comprare qualche copia in più agli amici degli amici degli amici degli amici. Certo, anche il mio c.v. è invidiabile: sono stato
qua, sono stato là, Antartide, Nuova Zelanda, Australia, A-stan e Bosnia.
Scrivo, leggo, poi scrivo e ri-leggo. E, quando ero libero, non mi sono mai
mancate le compagnie femminili. Forse, per gran parte delle persone, io sarei
quel che disse Salvatore: uno sfigato. Forse. Certo, non navigo nell’oro, però
me ne sbatto di tutto, tranne che della voglia di scrivere.
A volte qualche rifiuto devi prevederlo... |
Oh, non importa
cosa, basta che scriva. Perché solo così mi sento vivo, anche quando vorrei
bruciare gli appunti di quei cazzo di libri per i quali getto sangue e follia, e
diventare un norm come quel Salvatore lì. Che dirvi? Anche a me piacerebbero
una villa, soldi e qualche mese trascorso senza fare una cippa
in vacanza. Io invece sono spesso in bolletta, ma non mi raspo la barba e credo nel potere della penna e della libertà. Quella di fare
come mi pare, quando mi pare e con chi mi pare, quella di vivere sempre sul filo
del rasoio, sempre incontro al vento, anche se magari fuori
piove. No, grazie, signori Salvatori delle mie ghette: non
so che farmene delle vostre seconde scelte, delle vostre ville lasciate dal
Papi e delle donne che ora avete, ma che forse un giorno conobbero me prima di
voi. Se vado in giro, lo faccio per conoscere gente nuova, che magari possa
insegnarmi qualcosa. Perché non esiste nulla al mondo che sia meglio della
libertà di pensiero. Io sono nato per questo: libertà di pensiero, di scrivere,
di essere. Anche se a volte neanch'io so il perché.
Massimo Valentini