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venerdì 23 marzo 2012

"La setta degli assassini", recensione



“La Setta degli Assassini” di Licia Troisi è il primo romanzo della seconda trilogia nota ai più per “Le Guerre del mondo emerso”. Come ricorderete a suo tempo recensii “Nihal della terra del vento” recensione che però fu ampiamente negativa.  Da allora non ho più letto libri di questa Autrice. Ringrazio la signora Furbacchiona Margherita e il suo scatenato team di ragazze che hanno provveduto a spedirmi una copia del libro in questione. Come potevo dir loro “Grazie, ma il fantasy all’italiana di questo tipo proprio non fa per me. Fosse Zuddas, però…?”  Ok, la botta è stata data e passiamo alla recensione:


Recensione:

Dirò subito che il romanzo non è proprio quel che si dice un capolavoro e se devo essere sincero con voi, e lo sarò, non è neanche decente. Scusate la brutalità ma non posso essere politicamente corretto: il politicamente corretto è pericoloso per la sanità mentale, fa rima con ipocrisia, e io non voglio esserlo per una questione di rispetto verso di voi. D’accordo, se compariamo questo libro a certi titoli che si pubblicano oggi non è comunque un prodotto da quattro soldi perché lo stile della Troisi è scorrevole e semplice ed è praticamente impossibile che il lettore non capisca le sue storie. Però i suoi pregi non possono essere così pochi, non se si pretende un romanzo scritto in modo decente. Tanto per cominciare la stessa protagonista, Dubhe, dovrebbe essere una prode guerriera, un’assassina. Se lo stereotipo di Ivan Drago alla “Io ti spiezzo in due” è appunto uno stereotipo la ragazzina adolescente che è ANCHE una guerriera che è ANCHE un’assassina è altrettanto ridicolo. A meno che non si tratti di un videogioco, non è concepibile una guerriera/assassina il cui carattere dovrebbe essere deciso, e invece lei piange dalla mattina alla sera. Ho contato le volte: sono 33 contro le 22 di Nihal. 33 volte che vedono una guerriera, un’assassina, ripeto, che piange per ogni cosa. Non mi aspettavo Rambo, né Balboa e neanche Terminator come protagonista di un Fantasy della Troisi ma cavoli, non mi aspetto neanche Candy Candy con un vestito dark e il ciuffo emo!


Dubhe e i suoi amici. Fanno paura, eh?

E se adesso direte: “Eh però è una ragazzina, un’adolescente!” Vero e infatti Dubhe è descritta con un range di età che va dagli 8 ai 17 anni, ma se anche esistesse una motivazione per cui i-capoccia-Maestri-di-Dubhe hanno deciso che doveva essere un’assassina sono evidentemente a corto di materiale umano oppure sono incredibilmente scemi. Risultato? Il romanzo fa lacrime acqua da tutte le parti. Al contrario, essendo un Fantasy del tipo eroico, questo libro  dovrebbe essere logicamente caratterizzato da guerre e sangue, ma non ne ho visto neanche l’ombra perché a quanto pare l’Autrice sembra allergica alla descrizione delle battaglie. Le sue protagoniste svengono spesso, di solito nei momenti topici, e si risvegliano come se niente fosse quando qualcuno gentilmente dice loro che hanno vinto la battaglia! L’ambientazione è superficiale e neanche l’editing brilla, cosa che noto sempre più spesso nei romanzi editi da tanti nomi noti dell’editoria di “prestigio”. Per esempio, la parola piuttosto è ripetuta 86 volte. Non solo: le frasi sono ontologicamente scritte in modo dilettantesco. Vediamo...


“In fondo alla stanza c’era una porta piuttosto anonima. Dubhe si avvicinò. Era di legno consunto e aveva una serratura piuttosto semplice. Non perse tempo; lavorò per qualche secondo col grimaldello, la porta si aprì docile innanzi a lei. L’ambiente era ancora buio, ma piuttosto piccolo, e la candela riuscì a rischiararlo senza problemi.”


Il romanzo è anche la fiera dell’inforigurgito anche se la prima frase che leggete qui va bene. Sono poche informazioni, quelle che ci si aspetterebbe da un dialogo realistico perché i due personaggi conoscono esattamente le stesse cose:


“È un uomo di fiducia di Dohor.”
“Tutti sono uomini di fiducia di Dohor. Ti ricordo che buona parte del Mondo Emerso è suo.”


Qui invece fa pietà perché tali informazioni potevano essere presentate in altro modo:


“Era vero. Partito come semplice Cavaliere di Drago, col matrimonio con Sulana era diventato re, quindi, lentamente, s’era dato alla conquista di tutto il Mondo Emerso. Sei delle Otto Terre erano più o meno direttamente sotto il suo controllo, e con le ultime tre terre completamente indipendenti, la Terra del Mare e le Marche delle Paludi e dei Boschi, un tempo unite nella Terra dell’Acqua, era ormai quasi guerra aperta.”


Non è finita. La storia è caratterizzata da molte ingenuità che sembrano fatte ad hoc per scatenare i pianti della protagonista e tanto per cambiare, molta della trama vede il cuore di Dubhe palpitare per il suo bel Maestro, ovvero il più trito degli stereotipi dell'allieva cotta dell'uomo più grande & valoroso & gnokko & buono ebbasta! No, non me ne frega nulla che Dubhe sia un'adolescente: questa sarebbe un'assassina, anche se non per sua volontà, e io le assassine dall'animo di melassa  le posso tranquillamente leggere sulle pagine di un Harmony non su quelle di un romanzo Heroic Fantasy che DEVE essere fatto da emozioni violente. Rozze. Crude. Spietate. La cotta della bella Dubhe per il suo maestro, invece, sembra uscita dritta da uno qualsiasi dei libri di Moccia. E non è un complimento. Leggete queste sezioni:


“...Dubhe ha avuto un’educazione del tutto differente da quella delle altre ragazzine della sua età, e i suoi interessi non hanno mai contemplato bambole, giochi o cose come l’amore. Però anche lei ha letto qualche ballata, di sera, di nascosto dal Maestro, e ha fantasticato su quei racconti. Il sentimento per Mathon è morto insieme alla sua vecchia vita, ma spesso, prima di addormentarsi, ha sognato di trovare qualcuno di cui innamorarsi, un omicida come lei, magari. Ora, all’improvviso, ha capito che quell’uomo è il Maestro. A volte prova la voglia di baciarlo ancora, e ancora, e dirgli tutto, chiedergli se anche lui la vuole, se la ama anche lui. Ma poi ci ripensa sempre. Un po’ perché lui da quel giorno non si è più concesso alcun gesto di tenerezza nei suoi confronti, un po’ perché ha paura. Finché non gli dice nulla, tutto è sospeso, e può continuare a guardarlo con occhi adoranti, e sognare un giorno di diventare sua moglie. Se glielo dicesse, invece, lui risponderebbe qualcosa, forse un no, e tutto finirebbe in un istante. E lei non vuole. Vuole continuare così, ad amarlo senza chiedere nulla in cambio, per sempre..."


"....Quel periodo è completamente offuscato dall’amore per il Maestro. Non c’è posto per altro nella sua vita. Tutto gira attorno a quell’unico argomento, tutti i sentimenti sono inghiottiti da quella passione senza confini che la fa sentire come se fosse sempre intontita, che toglie contorno e nitidezza a tutto ciò che la circonda. Lui è come sempre, forse più freddo del solito, anche se Dubhe non vuole ammetterlo. I suoi occhi sono sfuggenti, e il suo sguardo sempre più spesso triste..."

“...Dubhe si alza di scatto. Si sente irata, tradita, e spaventata. Corre verso il mare. Sulla sabbia, resta un scritta. Amo Sarnek..."

"Amo Sarnek, gneeeeeeeee!"

Dubhe scrive “Amo Sarnek” sulla spiaggia come una qualsiasi adolescente dei giorni nostri! Molte sezioni della trama campate per aria, almeno per quanto riguarda certe ambientazioni. E' il caso della vita di ogni giorno della setta degli assassini, tizi spietati che però, ma guarda!, vivono in un residence cinque stelle con tanto di stanze singole, sauna e camerieri. E poichè sono brutti & kattivi ecco che sono anche silenziosi e serviti da camerieri altrettanto meccanici e senza emozioni. La fiera del precotto!  Mancano soavi ninfe a petto nudo che distribuiscono leccornie su piatti d’argento e poi possiamo tranquillamente trasferire l’ambientazione a Miami Beach:


“La cena finì in poco più di un’ora. Furono ancora una volta i servi a prendere i piatti sporchi. Avevano occhi vuoti, e si muovevano con gesti meccanici.”


L’economicità della trama, ossia il principio che recita come qualsiasi romanzo, per essere giudicato anche SOLO decente, dovrebbe usare solo e soltanto i fattori/personaggi/descrizioni che servono al lettore per capire la storia, è gettata fuori dalla finestra. Infatti scopriamo come il Tiranno disponga di un braccio destro fedelissimo, tale Yeshol, così importante per i suoi piani che ne Le Cronache non è citato neanche una volta! Evidentemente né la nostra Licia né gli Editor hanno mai scritto una scaletta tecnica per capire cosa descrivere e cosa tagliare. Passi per l’Autrice, ma anche no!, ma per gli editor? E, dico io, passi per una piccola Casa Editrice animata da tanta passione e che per far quadrare i conti potrebbe anche fare tutto in casa, ma qui parliamo della Regina delle Case Editrici italiane! Non si salva neanche la linearità della storia. Frequenti flashback sono usati per descrivere la vita della protagonista da bambina. Licia inizia il romanzo con Dubhe diciassettenne ed è scritto al passato quando le pagine dedicate alla storia di Dubhe bambina sono al presente. Anche un altro personaggio, Lonerin, ha flashback del suo passato e sempre al presente e in corsivo. Perché gli eventi più lontani sono narrati con il tempo presente? La trama di Dubhe bambina, inoltre, non serve a una cippa perché non sembra essere stata progettata e così i sentimenti narrati sono artificiosi, infantili. E gli strafalcioni non sono finiti, guardate questi:


“Lì dove l’ago dell’assassino della Gilda l’aveva colpita c’era ora un simbolo assai chiaramente visibile.”


Era proprio visibile stò puntino, eh! Anzi: assai chiaramente visibile! Vorrei provare a leggere “Il sogno di Talitha” che è una delle ultime fatiche della Troisi ma al di là del nome di stelle che la stessa è solita usare, scelta carina che non deriva solo da “Eragon” (Talitha è una stella, infatti) provo la sensazione che il trend di certe scelte editoriali sia quello di non migliorare il prodotto dal punto di vista delle caratteristiche tecniche. Ergo, non è che muoia dalla voglia di leggere gli altri romanzi e d’altronde le fidelizzazione del lettore si fa anche proponendo da subito libri il più possibile validi ed efficaci. Cos'altro dire? "La Setta degli Assassini" è scorrevole quanto basta per non annoiare ma non fa gridare al capolavoro perchè se realmente Dubhe fosse il prototipo di un'assassina per sconfiggerla sarebbe sufficiente mostrarle una qualsiasi soap opera e il combattimento più che all'ultimo sangue sarebbe all'ultima lacrima...



Massimo Valentini

venerdì 2 marzo 2012

Scrivere con la testa, sognare con la passione







Sono molto lieto per l’affetto, l’intelligenza e la curiosità dimostrata da voi lettori per “Gabbiani delle Stelle”. Un nome, un programma, verrebbe da dire, che nonostante non brilli per dimensioni come i siti megagalattici di certe realtà è riuscito a ritagliarsi uno spazio, per quanto esiguo, che gode di florida salute. Come vi avevo anticipato, vi porto in dote piccole sorprese che spero potranno essere di vostro gradimento. Cominciamo con il settore divulgativo. Il numero 481 del Giornale dei Misteri vede l'avvio de “Il Detective della Scienza”, una nuova rubrica da me curata destinata a segnalare novità e curiosità del mondo scientifico. Non ha limiti di argomento per cui parlerò di qualsiasi cosa, di qualsiasi campo possa essere una novità da condividere con i lettori. Eccovi l’anteprima offerta dal sito della Rivista, diretta dalla sempre ottima Francesca Vajro:

Il n. 481 che ospita il primo numero della rubrica: "Il Detective della Scienza"


“Tra il 25 luglio e il 23 settembre del 2001 si verificò una curiosa pioggia nello stato indiano del Kerala. Le gocce di liquido erano prevalentemente di colore rosso ma i media locali riportarono la notizia di altre piogge verdi e nerastre, anche se la colorazione più comune era proprio quella scarlatta. Una pioggia ben strana, dal momento che si rivelò composta in realtà da particelle il cui diametro variava dai 4 ai 10 micrometri, dalla forma vagamente sferica e un centro schiacciato. Composte da carbonio, azoto, ossigeno, idrogeno, silicio e tracce di elementi metallici, si sono dimostrate in grado di non essere danneggiate se esposte a raggi ultravioletti e a raggi gamma, ad elevate temperature e a diverse sostanze chimiche. I ricercatori hanno scoperto, in pratica, che si comportavano proprio come le spore terrestri, cioè gli organismi organici più robusti esistenti sulla Terra. Ogni millilitro di quella che la stampa locale battezzò Pioggia di Kerala presentava 9 milioni di quelle particelle rosse e secondo i calcoli svolti dagli esperti, in totale sarebbero caduti 500.000 kg di materiale. Dopo un’iniziale fase di scetticismo, la comunità scientifica parlò di sangue di mucca (?), licheni, contaminazione di piante e spore provenienti da alghe terrestri note come Trentepohlia…”.

(Da: “Il detective della Scienza” rubrica a cura di Massimo Valentini, a pagina 40)

 
Il settore letterario vede invece la mia presenza sul sito Alieni Metropolitani, luogo cosmopolita composto da scrittori di SF, revisori, lettori, appassionati e tutte le persone attratte dal Post Moderno. Potrete leggervi ottimi racconti, buone recensioni e curiosità letterarie. Eccovi il Manifesto:

Logo di Alieni Metropolitani
"Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo."


Ad Alieni Metropolitani inviai tempo fa "Il Predatore Perfetto" e “logica di Mercato” per farli esaminare dal gruppo, la Corrente, composto da acerrimi nemici della bassa qualità narrativa. Per chiunque scriva e abbia questa passione al posto del sangue è possibile inviare i propri racconti brevi o le recensioni dei libri qui “La Corrente, ovvero il gruppo dei curatori del sito, esaminerà il vostro racconto o la vostra recensione che, se risulterà coerente al proprio manifesto, sarà ospitato su queste pagine. Non si guadagnano soldi ma qualche migliaio di lettori, che poi è un buon trampolino di lancio per chi desidera che la propria firma sia conosciuta.” Del sito trovate il collegamento nella slide dei blog che seguo. Pare che il mio racconto “Logica di Mercato”, forse la più cosmopolita delle mie short stories di Fantascienza Sociologica, abbia riscosso il consenso unanime della Corrente vincendo la “concorrenza” di una decina di altri racconti. Il risultato è stato tale che mi è stato proposto (non dico il nome della persona perché non ho ancora ricevuto il consenso a pubblicarlo ma presto lo farò aggiornando questa sezione) di far parte del sito con una sezione tutta mia. Era anche richiesta la composizione e la pubblicazione di un breve racconto al mese. L’occasione è ghiotta, non lo nego, perché questo è un sito di qualità, ma i miei molteplici impegni tra libri, riviste, ricerche e viaggi di lavoro non mi consentono un’assidua presenza. Ad ogni modo mi riservo la possibilità di collaborare a vario titolo con gli Alieni. Tutto sommato anch’io mi considero un po’ alieno a questo mondo… 

Logo del sito TrueFantasy Italia



Un’altra novità riguarda il portale TrueFantasy Italia che, come sapete, ospita una sezione a me dedicata con alcune poesie, due racconti brevi e una recensione di “Gabbiani delle Stelle”. Alessandro Iascy, il curatore nonchè ormai mio ottimo amico, mi ha di recente invitato a scrivere una frase sul Fantasy da pubblicare come post-it, in compagnia di similari pensieri di altri Autori del Fantastico italiano, alcuni dei quali parecchio conosciuti dagli amanti di questo genere di narrativa. Non potevo dirgli di no, anche perché l’occasione era buona per sintetizzare ciò che io penso di questo Genere Letterario. Potrete trovare l’elenco qui La mia frase sarà presto pubblicata e quando lo sarà troverete il collegamento alla slide Dicono di me. Motivo di più per capitare da quelle parti, se ancora non l’aveste fatto, perché il sito merita davvero. E passiamo alle vostre osservazioni. Vedo che la curiosità relativa alla mia SG è ancora al top, ma vi avviso che la prossima volta pubblicherò una nuova recensione perché è ora di parlare anche di altro. Prima però vi ricordo che sono disponibile a recensire romanzi e racconti di Autori esordienti o emergenti per dare occasione a chiunque di essere recensiti da "Gabbiani delle Stelle". Il mondo è fatto di arpie e quello editoriale ha quelle più feroci.
La bellissima Arpia-doll creata da Ivan, sì, quell'Ivan!

Mi sembra giusto favorire il talento reale di chi arranca a farsi notare anche per una semplice recensione, non potendo magari contare sullo spazio di altri portali. Se avete richieste potrete scrivere a valentini.nde@libero.it. Ricordo che i tempi non sono brevissimi. Passando a voi risponderò ora alla più frequente delle vostre domande: perché una Seconda Generazione? La risposta è una sola, libertà! Con “La donna che sussurra nel vento” mi sono accorto che ormai scrivevo storie che tendevano a essere tra loro simili e così i paesaggi, le ambientazioni e le idee. Se la Prima Generazione è importante in quanto mi ha consentito di collaudare sul campo la mia forma mentis letteraria dovevo comunque fuggire da uno schema che rischiava di essere prevedibile. Ed ecco perché cominciai a studiare libri, manuali e saggi. “I Segugi di Newton”  nacque da un racconto che intitolai “L’amore perfetto”, di base SF, con droidi, ginoidi e bambine prive di gambe alle quali erano innestate protesi sperimentali. Di quel racconto usai l’idea centrale e gettai il resto. Quando nacque, ISDN era completamente diverso non solo dal racconto in questione, ma da qualsiasi cosa avessi scritto prima: era nata la Seconda Generazione. Con questo romanzo sperimentai nuovi dialoghi, nuove descrizioni, nuove storie. L’epilogo mostra uno spiccato sapore Fantasy e vi assicuro che, se vi conosco un po’, non potrà non piacervi. “Primus” nacque quasi contemporaneamente, ma il suo stile era già diversissimo e mi consentì di sperimentare il New Weird e un tocco di quella che in seguito sarebbe stata nota come Bizarro Fiction. Quest'ultima è ben evidente grazie a diverse scene e personaggi come il coniglietto Ciuffolo, forma simbolica degli Istanti di Tempo (no, non ve lo dico cosa sono gnè, gnè, gnè!)


Il coniglietto Charlie, foto inviata da Chiara L, sa chi è Ciuffolo!

Se sarà pubblicato noterete molte cose diverse dal mio modo usuale di scrivere. Troverete scene più sporche, più voglia di rischiare, più sudore, personaggi più coinvolgenti, una fantasia più sfrenata e libera. Dal punto di vista tecnico “Primus” è sia raccontato che mostrato e presenta una progressione temporale molto veloce. Con “Nexius”, ossia il romanzo che sto scrivendo adesso, sperimento il Fantasy che adoro, lontano sia da convenzioni o influssi alla Med Fantasy sia da quei personaggi ormai tipici di tale genere e quindi stereotipati. Non ci sono buoni o cattivi, non ci sono gnokke e gnokki, sfigati e super eroi sedicenni con il destino del mondo tra le dita. Troverete invece sangue, follia, morte, combattimenti, filosofia, pseudobiblia inventati ad hoc e un mondo alieno che sarà anche molto… nostro. Contrariamente a quelli tra voi che temono un mio addio al vezzo della poetica, troverete una poesia nuova e più adulta e pertanto meno mostrata ma, ed è questa l'innovazione, quasi sussurrata. "Nexius" non è figlio di fredde e meccaniche regole, ma di tutto ciò che anima il cuore di un uomo quando scrive: la passione nuda e cruda che le regole le usa, ma non ne abusa. “Sensum”, e qui il mio plauso va alla professoressa Margherita e a Ivan che hanno capito le mie intenzioni letterarie, sarà davvero un ponte verso la nuova generazione: la Terza. Questo romanzo, una prima stesura di 126 pagine, sarà quello più vicino a uno stile in grado di svolazzare tra generi diversi con scioltezza e facilità. E se ancora vi starete chiedendo il perché di quattro nuovi romanzi, cataste di manuali, notti insonni trascorse a battere sulla dannata tastiera quando avevo già chi apprezzava la mia P.G. vi risponderò che la voglia di scrivere è una curiosa maestra. Tua o di tutti, di nessuno e di molti, è perfetta quanto la pelle di una donna bellissima, morbida come una piuma in balia delle onde. Può essere la sensazione di un momento, il tocco leggero di una farfalla che danza nel vento e che poi non torna più. Se torna, allora faresti bene a seguirla, a non far svanire quello che ti frulla per la testa e assapori col pensiero. Se invece và via hai perso un’occasione che forse era buona. O forse no. Scrivere è come suonare di notte, in riva al lago o su una spiaggia, quando il vento ti fa tremare le ossa e il grande mare ti risponde con voce carezzevole, narrandoti di quando il mondo era giovane e la terra non ricordava ancora la voce di Dio. Ma diversamente da una chitarra, la penna non è fatta per suonare con gli amici. Non canta per la bella ragazza della serata, non racconta una storia fatta di cori e sguardi sensuali. Canta per te e per te solamente e la sua è una melodia che non puoi dividere, ma solo ricordare. Il massimo della passione, il meglio dell’animo di chi la sperimenta. Ed è proprio il mio meglio che quando e se sarà pubblicato desidero dividere con voi.


Massimo Valentini