“La Setta degli Assassini” di Licia Troisi è il primo romanzo della seconda trilogia nota ai più per “Le Guerre del mondo emerso”. Come ricorderete a suo tempo recensii “Nihal della terra del vento” recensione che però fu ampiamente negativa. Da allora non ho più letto libri di questa Autrice. Ringrazio la signora
Recensione:
Dirò subito che il romanzo non è proprio quel che si dice un capolavoro e se devo essere sincero con voi, e lo sarò, non è neanche decente. Scusate la brutalità ma non posso essere politicamente corretto: il politicamente corretto è pericoloso per la sanità mentale, fa rima con ipocrisia, e io non voglio esserlo per una questione di rispetto verso di voi. D’accordo, se compariamo questo libro a certi titoli che si pubblicano oggi non è comunque un prodotto da quattro soldi perché lo stile della Troisi è scorrevole e semplice ed è praticamente impossibile che il lettore non capisca le sue storie. Però i suoi pregi non possono essere così pochi, non se si pretende un romanzo scritto in modo decente. Tanto per cominciare la stessa protagonista, Dubhe, dovrebbe essere una prode guerriera, un’assassina. Se lo stereotipo di Ivan Drago alla “Io ti spiezzo in due” è appunto uno stereotipo la ragazzina adolescente che è ANCHE una guerriera che è ANCHE un’assassina è altrettanto ridicolo. A meno che non si tratti di un videogioco, non è concepibile una guerriera/assassina il cui carattere dovrebbe essere deciso, e invece lei piange dalla mattina alla sera. Ho contato le volte: sono 33 contro le 22 di Nihal. 33 volte che vedono una guerriera, un’assassina, ripeto, che piange per ogni cosa. Non mi aspettavo Rambo, né Balboa e neanche Terminator come protagonista di un Fantasy della Troisi ma cavoli, non mi aspetto neanche Candy Candy con un vestito dark e il ciuffo emo!
E se adesso direte: “Eh però è una ragazzina, un’adolescente!” Vero e infatti Dubhe è descritta con un range di età che va dagli 8 ai 17 anni, ma se anche esistesse una motivazione per cui i-capoccia-Maestri-di-Dubhe hanno deciso che doveva essere un’assassina sono evidentemente a corto di materiale umano oppure sono incredibilmente scemi. Risultato? Il romanzo fa lacrime acqua da tutte le parti. Al contrario, essendo un Fantasy del tipo eroico, questo libro dovrebbe essere logicamente caratterizzato da guerre e sangue, ma non ne ho visto neanche l’ombra perché a quanto pare l’Autrice sembra allergica alla descrizione delle battaglie. Le sue protagoniste svengono spesso, di solito nei momenti topici, e si risvegliano come se niente fosse quando qualcuno gentilmente dice loro che hanno vinto la battaglia! L’ambientazione è superficiale e neanche l’editing brilla, cosa che noto sempre più spesso nei romanzi editi da tanti nomi noti dell’editoria di “prestigio”. Per esempio, la parola piuttosto è ripetuta 86 volte. Non solo: le frasi sono ontologicamente scritte in modo dilettantesco. Vediamo...
Dubhe e i suoi amici. Fanno paura, eh? |
E se adesso direte: “Eh però è una ragazzina, un’adolescente!” Vero e infatti Dubhe è descritta con un range di età che va dagli 8 ai 17 anni, ma se anche esistesse una motivazione per cui i-capoccia-Maestri-di-Dubhe hanno deciso che doveva essere un’assassina sono evidentemente a corto di materiale umano oppure sono incredibilmente scemi. Risultato? Il romanzo fa
“In fondo alla stanza c’era una porta piuttosto anonima. Dubhe si avvicinò. Era di legno consunto e aveva una serratura piuttosto semplice. Non perse tempo; lavorò per qualche secondo col grimaldello, la porta si aprì docile innanzi a lei. L’ambiente era ancora buio, ma piuttosto piccolo, e la candela riuscì a rischiararlo senza problemi.”
Il romanzo è anche la fiera dell’inforigurgito anche se la prima frase che leggete qui va bene. Sono poche informazioni, quelle che ci si aspetterebbe da un dialogo realistico perché i due personaggi conoscono esattamente le stesse cose:
“È un uomo di fiducia di Dohor.”
“Tutti sono uomini di fiducia di Dohor. Ti ricordo che buona parte del Mondo Emerso è suo.”
Qui invece fa pietà perché tali informazioni potevano essere presentate in altro modo:
“Era vero. Partito come semplice Cavaliere di Drago, col matrimonio con Sulana era diventato re, quindi, lentamente, s’era dato alla conquista di tutto il Mondo Emerso. Sei delle Otto Terre erano più o meno direttamente sotto il suo controllo, e con le ultime tre terre completamente indipendenti, la Terra del Mare e le Marche delle Paludi e dei Boschi, un tempo unite nella Terra dell’Acqua, era ormai quasi guerra aperta.”
Non è finita. La storia è caratterizzata da molte ingenuità che sembrano fatte ad hoc per scatenare i pianti della protagonista e tanto per cambiare, molta della trama vede il cuore di Dubhe palpitare per il suo bel Maestro, ovvero il più trito degli stereotipi dell'allieva cotta dell'uomo più grande & valoroso & gnokko & buono ebbasta! No, non me ne frega nulla che Dubhe sia un'adolescente: questa sarebbe un'assassina, anche se non per sua volontà, e io le assassine dall'animo di melassa le posso tranquillamente leggere sulle pagine di un Harmony non su quelle di un romanzo Heroic Fantasy che DEVE essere fatto da emozioni violente. Rozze. Crude. Spietate. La cotta della bella Dubhe per il suo maestro, invece, sembra uscita dritta da uno qualsiasi dei libri di Moccia. E non è un complimento. Leggete queste sezioni:
“...Dubhe ha avuto un’educazione del tutto differente da quella delle altre ragazzine della sua età, e i suoi interessi non hanno mai contemplato bambole, giochi o cose come l’amore. Però anche lei ha letto qualche ballata, di sera, di nascosto dal Maestro, e ha fantasticato su quei racconti. Il sentimento per Mathon è morto insieme alla sua vecchia vita, ma spesso, prima di addormentarsi, ha sognato di trovare qualcuno di cui innamorarsi, un omicida come lei, magari. Ora, all’improvviso, ha capito che quell’uomo è il Maestro. A volte prova la voglia di baciarlo ancora, e ancora, e dirgli tutto, chiedergli se anche lui la vuole, se la ama anche lui. Ma poi ci ripensa sempre. Un po’ perché lui da quel giorno non si è più concesso alcun gesto di tenerezza nei suoi confronti, un po’ perché ha paura. Finché non gli dice nulla, tutto è sospeso, e può continuare a guardarlo con occhi adoranti, e sognare un giorno di diventare sua moglie. Se glielo dicesse, invece, lui risponderebbe qualcosa, forse un no, e tutto finirebbe in un istante. E lei non vuole. Vuole continuare così, ad amarlo senza chiedere nulla in cambio, per sempre..."
"....Quel periodo è completamente offuscato dall’amore per il Maestro. Non c’è posto per altro nella sua vita. Tutto gira attorno a quell’unico argomento, tutti i sentimenti sono inghiottiti da quella passione senza confini che la fa sentire come se fosse sempre intontita, che toglie contorno e nitidezza a tutto ciò che la circonda. Lui è come sempre, forse più freddo del solito, anche se Dubhe non vuole ammetterlo. I suoi occhi sono sfuggenti, e il suo sguardo sempre più spesso triste..."
“...Dubhe si alza di scatto. Si sente irata, tradita, e spaventata. Corre verso il mare. Sulla sabbia, resta un scritta. Amo Sarnek..."
"Amo Sarnek, gneeeeeeeee!" |
Dubhe scrive “Amo Sarnek” sulla spiaggia come una qualsiasi adolescente dei giorni nostri! Molte sezioni della trama campate per aria, almeno per quanto riguarda certe ambientazioni. E' il caso della vita di ogni giorno della setta degli assassini, tizi spietati che però, ma guarda!, vivono in un residence cinque stelle con tanto di stanze singole, sauna e camerieri. E poichè sono brutti & kattivi ecco che sono anche silenziosi e serviti da camerieri altrettanto meccanici e senza emozioni. La fiera del precotto! Mancano soavi ninfe a petto nudo che distribuiscono leccornie su piatti d’argento e poi possiamo tranquillamente trasferire l’ambientazione a Miami Beach:
“La cena finì in poco più di un’ora. Furono ancora una volta i servi a prendere i piatti sporchi. Avevano occhi vuoti, e si muovevano con gesti meccanici.”
L’economicità della trama, ossia il principio che recita come qualsiasi romanzo, per essere giudicato anche SOLO decente, dovrebbe usare solo e soltanto i fattori/personaggi/descrizioni che servono al lettore per capire la storia, è gettata fuori dalla finestra. Infatti scopriamo come il Tiranno disponga di un braccio destro fedelissimo, tale Yeshol, così importante per i suoi piani che ne Le Cronache non è citato neanche una volta! Evidentemente né la nostra Licia né gli Editor hanno mai scritto una scaletta tecnica per capire cosa descrivere e cosa tagliare. Passi per l’Autrice, ma anche no!, ma per gli editor? E, dico io, passi per una piccola Casa Editrice animata da tanta passione e che per far quadrare i conti potrebbe anche fare tutto in casa, ma qui parliamo della Regina delle Case Editrici italiane! Non si salva neanche la linearità della storia. Frequenti flashback sono usati per descrivere la vita della protagonista da bambina. Licia inizia il romanzo con Dubhe diciassettenne ed è scritto al passato quando le pagine dedicate alla storia di Dubhe bambina sono al presente. Anche un altro personaggio, Lonerin, ha flashback del suo passato e sempre al presente e in corsivo. Perché gli eventi più lontani sono narrati con il tempo presente? La trama di Dubhe bambina, inoltre, non serve a una cippa perché non sembra essere stata progettata e così i sentimenti narrati sono artificiosi, infantili. E gli strafalcioni non sono finiti, guardate questi:
“Lì dove l’ago dell’assassino della Gilda l’aveva colpita c’era ora un simbolo assai chiaramente visibile.”
Era proprio visibile stò puntino, eh! Anzi: assai chiaramente visibile! Vorrei provare a leggere “Il sogno di Talitha” che è una delle ultime fatiche della Troisi ma al di là del nome di stelle che la stessa è solita usare, scelta carina che non deriva solo da “Eragon” (Talitha è una stella, infatti) provo la sensazione che il trend di certe scelte editoriali sia quello di non migliorare il prodotto dal punto di vista delle caratteristiche tecniche. Ergo, non è che muoia dalla voglia di leggere gli altri romanzi e d’altronde le fidelizzazione del lettore si fa anche proponendo da subito libri il più possibile validi ed efficaci. Cos'altro dire? "La Setta degli Assassini" è scorrevole quanto basta per non annoiare ma non fa gridare al capolavoro perchè se realmente Dubhe fosse il prototipo di un'assassina per sconfiggerla sarebbe sufficiente mostrarle una qualsiasi soap opera e il combattimento più che all'ultimo sangue sarebbe all'ultima lacrima...
Massimo Valentini