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venerdì 5 agosto 2011

Editor, agenzie letterarie e scrivere



Sapete, oggi vorrei illustrarvi cosa s’intende per editing, cosa è un editor e cosa dovrebbe fare qualsiasi aspirante scrittore. Ma andiamo per ordine e cominciamo dall’editing. Spesso facciamo confusione su questo processo scambiandolo per distruzione insensata del testo, ri-costruzione (che invece è compito del Gost Writer) Editing Leggero (che nella gran parte dei casi è SOLO la correzione degli errori, altrimenti detta “correzione di bozze” e Aulificazione (NON è possibile trasformare una merda in un ottimo romanzo!). L’editing, quello vero, è un processo di revisione che ha il fine di migliorare un testo letterario. E qui sfatiamo un’altra leggenda: l’editing non produce Arte e non necessariamente migliora il testo. A volte, anzi, fa di un buon testo un libro mediocre. Dipende dalla competenza dell’editor. Vi faccio un esempio. Io sono un grande sostenitore dei romanzi realistici, specie con i libri della mia Seconda Generazione. Un editor potrebbe decidere di cambiare una fine triste con una lieta allo scopo di migliorare le vendite. Se poi il mio testo dovesse finire etichettato come For youngs adults only, l’editor potrebbe levare le scene di sesso (se ne descrivo) e quelle di violenza (se ci sono) anche se dannatamente necessarie per la trama. Molti brani potrebbero inoltre essere eliminati perché considerati prolissi o, al contrario, modificarli senza rispettare, per esempio, la consecutio temporum (e, credetemi, gli editor ignoranti come capre esistono!). Ma poniamo invece che il nostro editor sia bravo. cosa farebbe, quindi, per migliorare un testo? Essenzialmente il suo compito è verificare che la storia funzioni senza falle o pecche di alcun tipo. Per esempio: se nel libro è descritta una sparatoria all’angolo tra la 136esima strada e la Olympic l’editor verificherà che quelle strade esistono e che sono effettivamente collegate. Se il romanzo descrive luoghi storici l'editor controllerà che la descrizione di questi sia verosimile. Esaminerà inoltre la coerenza dei personaggi (tizio non può avere 20 anni a pag 6 e 39 a pag 40 se come narrazione tra l’una e l’altra sono trascorsi tre giorni). Controllerà la loro psicologia e, se dovesse trovare errori, suggerirà la correzione e le modifiche del caso. Non è finita qui... Altro compito dell'editor è eliminare scene inutili, aggettivi e avverbi usati in modo sbagliato, verificare punti & virgole, affinare lo stile. Ultima fase di questo bel lavoro è la correzione delle bozze, ovvero l’eliminazione dei refusi. Quanto tempo serve per farlo? Bella domanda! Lasciando da parte l’ovvia constatazione che nessun manoscritto può definirsi editing free esistono casi di romanzi che non hanno bisogno di troppi interventi e altri che invece ne richiedono diversi, pur essendo buoni dal punto di vista delle idee. Una valutazione arbitraria potrebbe attestarsi sui due/tre mesi per un romanzo composto da circa 100.000 parole. Ricordate che l’editor non è un nigra e pertanto non scrive lui le modifiche eventualmente utili. Inoltre rende conto all’autore di ogni fase del lavoro. Ma anche questa valutazione è da vedere con le molle perchè nel caso il nostro eroe dovesse controllare un libro da 800 e più pagine… povero editor! Il suo è quindi un lavoro coi fiocchi che necessita di erudizione, esperienza, competenza e precisione. Un lavoro che non dovrebbe mai essere svolto da principianti o da semplici laureati in Lettere o Scienza della Comunicazione. E non sarebbe una cattiva idea quella di un editor che sia anche Scrittore. Adesso pensiamo alle piccole Case Editrici. Pensate che potrebbero avere tempo e soldi per pagare un professionista del genere? Quasi mai. 1.000 euro al mese, minimo minimo, li volete dare a sto’ poveraccio che lavora, per ogni manoscritto, almeno otto ore al giorno, domeniche escluse? Ciò significa che è una figura costosa e non tutte le piccole/medie realtà editoriali possono annoverarla tra i propri dipendenti. Quindi che si fa? In quelle piccoline ci si arrangia, magari con tanta passione (ed esperienza) in tantissime altre semplicemente si ricorre a una mera correzione di bozze. Se la C.E. è seria, e quindi lavora al meglio, anche se passano alcuni errorucci sul libro non è poi una tragedia. Il paradosso è invece delle major cui i quattrini per gli editor non dovrebbero mancare, dettaglio che le rende tra le "fonti papabili" di buoni libri. Curioso che invece non sia così. I romanzi della Troisi, Strazzulla, del Ghirardi e tanti altri difettano di un editing approfondito e questo francamente mi fa incazzare parecchio perché parliamo di C.E. importanti. Ricordate che fare editing non è solo volgere un testo in perfetto italiano. E' anche, e specialmente, volgere un testo leggibile in un ottimo testo affidabile e degno di fede dal punto di vista dell'accuratezza storica, tecnica e stilistica. Curioso davvero, perché ciò non si evince sfogliando tantissimi fantasy italici. Mistero...


Agenti e agenzie letterarie

Altro paradosso italico è quello dell’agente letterario. In America nessun aspirante scrittore si rivolge alle Case Editrici, non è previsto dalla Convenzione di Ginevra. Scherzi a parte, l'iter da quelle parti prevede che chiunque pensi di aver scritto un buon libro si rivolga alle agenzie letterarie. Saranno queste a selezionare i manoscritti e quindi a decidere se è il caso di piazzare il romanzo presso le case editrici. L'aspetto carino di questo processo è che se l'agente valuta bene il tuo manoscritto tu non dovrai pagarlo in moneta sonante ma sarà lui, grazie al suo ingegno, ai suoi agganci e alla sua capacità lavorativa a spuntare un buon contratto per te e a percepire una percentuale per ogni copia del tuo libro venduta. Attenzione: solo per le copie davvero vendute (di solito la loro percentuale si aggira sul 10%). Ciò significa che se non vendi copie il tuo agente non guadagna. Il che significa che il tuo agente ha tutto l'interesse di trovarti un ottimo contratto. Che succede invece da noi? Se invio il mio manoscritto a una qualsiasi agenzia letteraria italiana (tranne pochissime eccezioni che non si fanno pagare ma si contano REALMENTE sulle dita di una mano) questa mi dirà:

"Egregio signor Valentini, abbiamo letto il Suo manoscritto. Le ricordiamo che i nostri servizi contemplano l'esame del testo e la valutazione di ogni suo aspetto in modo da fornirle una scheda esauriente dei punti deboli e di quelli efficaci dell'opera. Nel caso dovesse rendersi necessario l'editing, affidato ai nostri valenti professionisti del settore, il costo varia da... bla, bla, bla e ancora bla."

Alcune agenzie dichiarano di leggere GRATUITAMENTE il testo, ma questo nasconde il solito giochino perché spesso l'editing è ALTAMENTE consigliato al fine di offrire, dicono loro, un testo scevro da errori e quindi più valido per gli editori. La cosa deliziosa, per le agenzie italiche, è che NON SONO OBBLIGATE a scegliere il testo per proporlo ai loro contatti. In molti casi svolgono solo l'editing e basta. L'ingenuo aspirante scrittore, abbagliato anche dai nomi famosi che spesso compaiono sui loro siti (scrittori rappresentati presso le varie Mondadori, Piemme, Einaudi, Baldini & Castoldi, ecc) nonché carezzato dai sogni di contratti milionari, accetta. Attenzione: non sto dicendo che questo sia un comportamento illegale, assolutamente non lo è. Ma non è così che gli agenti si comportano all'estero. Adesso chiedetevi sinceramente perchè mai un qualsiasi agente dovrebbe fare di tutto per scegliere buoni testi da proporre alle case editrici quando ha già il suo tornaconto assicurato grazie a editing e affini. Soprattutto se parliamo di perfetti sconosciuti che si rivolgono a lui, perché la questione con i soliti noti è ben diversa.




Una brava editor al lavoro

E dovete considerare anche a un altro dettaglio. Che, a parte le agenzie letterarie ormai storiche o comunque di un certo prestigio, esistono moltissimi "agenti indipendenti" che si gettano in questo business con competenze alquanto risibili. La situazione italiana è curiosa perché, come abbiamo già detto, conta su una richiesta impressionante, costituita dalle centinaia di migliaia di aspiranti scrittori persuasi di essere geni non capiti del nostro panorama editoriale. Che poi sono gli stessi che si rivolgono agli editori a pagamento, ma quello è un altro discorso. Tornando alla figura dell'editor, non è detto che egli sia l'oracolo del sapere. Non ci credete? Allora guardate cosa è successo a “Storie di ordinaria follia” di Bukowski. Perché anche un Editor bravo è sempre una persona e potrebbe giudicare "Moby Dick" un libro scritto coi piedi. O “Flatland” un libro insulso. Dico sul serio. Stabilire se un libro è “arte”, se è commerciale ma buono, o se semplicemente è carino non è di competenza dell’editor ma del Critico e anche costui non deve essere un idiota.


Come dovrebbe essere

Se volete davvero scrivere e quindi pubblicare al meglio, cominciate a studiare. Sì, studiare. E per studiare narrativa occorre una sola cosa: leggere tanto. Se volete scrivere un racconto di Fantascienza leggete i grandi nomi, poi i classici, poi i moderni. Leggete anche altri generi. Il vostro fine dovrebbe essere scrivere bene, non pubblicare, specialmente se non scrivete da tanto tempo. Ma dovrete leggere narrativa, e anche della migliore qualità possibile. Gli articoli per il blog, i compiti, il diario della vostra ragazza non contano. Per imparare a scrivere narrativa DOVETE leggere narrativa. Non lamentatevi come tante bambine senza il lecca-lecca se non siete pubblicati subito. Gli scrittori italici frignano spesso e battono i piedini perché "siccome che ho scritto un libro lo voglio pubblicare, raga! Gnè, gnè, gnè!" Una delle lagne più frequenti riguarda l'osservazione che gli italiani leggono poco. "Ah, se abitassi in America sono certo che mi pubblicherebbero subito!" Non è così. L'Observer di New York ha stilato nel 1996 una ricerca per capire a quanti anni avevano pubblicato per la prima volta diversi scrittori appartenenti al Fantasy, Weird e alla Fantascienza; 249 nomi, per la precisione. La ricercà mostrò che l'età media della prima pubblicazione era di 38 anni e dopo una pratica di circa 14 anni. E per pratica s'intende leggere, studiare manuali, osservare il mondo letterario, leggere, leggere, leggere e…. scrivere e poi leggere e poi scrivere e poi leggere… Credo che il senso del mio discorso a sia chiaro, no?Quanto alla mia miserabile esperienza… Io scrivo da quando avevo 16 anni (e scrivevo come Nigra). Leggo da sempre, circa 20 titoli al mese (e leggo poco) e solo da sei anni pubblico a nome mio, articoli di quotidiani o divulgativi esclusi. Adesso lasciamo da parte il dato dell’età che non vuol dire un cavolo. L’informazione importante è quella sulla pratica, siete d’accordo? Hemingway diceva che qui da noi esistono molti più scrittori che lettori. Verissimo. Oggi anche di più: chiunque ha scritto il romanzetto fantasy copiato ispirato da Tolkien PRETENDE di essere pubblicato. E le Case Editrici, come abbiamo detto qui lanciano anche la moda dei “minorenni dalla penna facile.” Ma se vogliamo scrivere davvero qualcosa di nuovo, di ben fatto, di artistico o anche soltanto buono, servono poche ma autorevoli capacità. Talento (ci nasci) Esperienza (te la fai) Sudore (tanto). Ed ecco perché non credo a questi sedicenti “nuovi volti del Fantasy/Narrativa/Poeti e bla, bla, bla" sciorinati dai media italioti. A sei anni avevo finito da un pezzo di credere a BAbbo Natale e le favole mi annoiavano. E sinceramente non vedo perché mai a 38 anni suonati dovrei credere alla favola che il Fantasy italico non sia, appunto, una favola!



 
Massimo Valentini